Accadde oggi: 25 settembre 1993: muore Manlio Scopigno, il “filosofo” dello Scudetto
Personaggio schivo, silenzioso, particolare, il friulano trapiantato nel Lazio era un uomo di pochissime parole che comunque sapeva farsi rispettare con i suoi metodi, altrettanto anticonformisti.
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Un anniversario che il Cagliari non dimentica: il ricordo di Manlio Scopigno.
Il 25 settembre 1993, il mondo del calcio perdeva una delle sue figure più iconiche e amate: Manlio Scopigno. L’uomo che guidò il Cagliari alla sua unica e indimenticabile vittoria in Serie A, si spegneva a Rieti. Per i tifosi rossoblù e per gli appassionati di calcio, quella data è un anniversario che riporta alla mente non solo un trionfo sportivo, ma anche la figura di un uomo unico e geniale, per sempre legato alla storia della squadra.
Il “filosofo” dello scudetto
Scopigno non era un personaggio qualunque. Conosciuto come il “filosofo” per il suo stile pacato, la sua profonda intelligenza e il suo approccio distaccato ma efficace al calcio, è stato l’artefice di un’impresa che sembrava impossibile. Alla guida di una squadra che, pur avendo talenti straordinari come Gigi Riva, non era considerata tra le favorite, riuscì a costruire un gruppo compatto, determinato e vincente.
La sua filosofia di gioco, fatta di pragmatismo e di un’intelligente lettura tattica, permise al Cagliari di affrontare e superare le grandi potenze del campionato. La vittoria del campionato 1969-1970 non fu un colpo di fortuna, ma il risultato di un lavoro meticoloso e di una profonda conoscenza dei suoi giocatori. La sua capacità di tirare fuori il meglio da ogni singolo elemento della squadra è ancora oggi un esempio per molti. A distanza di trentadue anni dalla sua scomparsa, il suo ricordo rimane vivo nel cuore di tutti coloro che hanno amato quel Cagliari leggendario, un simbolo di riscatto e di un’epoca d’oro per il calcio sardo.
Personaggio schivo, silenzioso, particolare, il friulano trapiantato nel Lazio era un uomo di pochissime parole che comunque sapeva farsi rispettare con i suoi metodi, altrettanto anticonformisti. Amato dal gruppo rossoblù, non disdegnava i libri, il bere e il tirar tardi. Una filosofia che gli fece accettare alcune “manchevolezze” di gran parte dei suoi giocatori.
Cresciuto a Rieti, qui si trasferì con la famiglia dopo che il padre, guardia forestale, venne inviato lì. Scopigno rimase sempre legato alla cittadina laziale. Modesto calciatore, arrivò a Cagliari da allenatore nel 1966 e qui ritornò dopo una brevissima parentesi nel soccer americano sulla panchina dei Chicago Mustangs. Una sera il Cagliari era in ritiro: Scopigno era arrivato da poco. Era la vigilia di una partita di Coppa Italia e i rossoblù in sette o otto, in barba alle regole, si diedero appuntamento in una camera per giocare a poker. Fumavano tutti. C’era anche qualche bottiglia che non ci doveva essere. Ad un tratto si aprì la porta: era Scopigno. Scene di panico (i giocatori erano abituati a Silvestri che era un sergente di ferro): tutti ebbero paura. Scopigno entrò, nella nube di fumo che attanagliava la stanza e nel silenzio dei giocatori che aspettavano la bufera, prese una sedia, si sedette e disse tirando fuori un pacchetto di sigarette: «Do fastidio se fumo?». In mezz’ora i giocatori erano tutti a letto e il giorno dopo il Cagliari vinse 3-0. A lui è dedicato lo stadio di Rieti e la tribuna stampa del Sant’Elia. Per tutti rimarrà sempre il “Filosofo”.
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