Cagliari, Luciano Congiu presidente della Commissione Trasporti, mobilità e infrastrutturazione urbana

“Il nostro compito sarà quello di lavorare con determinazione e collaborazione per trovare soluzioni che possano migliorare la qualità della vita delle cittadine e dei cittadini”
Durante la prima riunione della Commissione consiliare permanente Trasporti, mobilità e infrastrutturazione urbana del Comune di Cagliari, convocata dal presidente del Consiglio comunale Marco Benucci, si è svolta la votazione per la nomina del presidente della Commissione. All’unanimità, i membri della Ccp hanno eletto Luciano Congiu alla guida di questo importante organo consiliare.
Luciano Congiu assume dunque la presidenza con il pieno sostegno di tutti i membri della Commissione. “La nostra città affronta sfide importanti nel settore della mobilità e delle infrastrutture urbane – ha dichiarato il neo presidente – e il nostro compito sarà quello di lavorare con determinazione e collaborazione per trovare soluzioni che possano migliorare la qualità della vita delle cittadine e dei cittadini”.
Grato della fiducia che i membri della Commissione gli hanno accordato, l’impregno è di “garantire che la Commissione sia uno spazio di dialogo costruttivo e di decisioni condivise, con l’obiettivo di rendere Cagliari una città sempre più moderna, sostenibile e accessibile a tutti”.
Con questa nomina, Luciano Congiu si prepara a guidare i lavori della Commissione in un momento decisivo per lo sviluppo urbano e la mobilità della città.

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Quando non c’era il grano, si mangiava Su Pan’Ispeli: conoscete il pane antico della Sardegna?

Citato da Plinio il Vecchio, scrittore dell’antica Roma, nella sua “Naturalis Historia”, viene descritto come “un pane impastato con argilla del quale si nutrono i Sardi”.
In Sardegna, il pane non è mai stato solo cibo. È sempre stato simbolo, rito, ingegno. Tra i tanti pani che affollano la straordinaria tradizione sarda – dal carasau al civraxiu, dal frattau al pistoccu – ce n’è uno che affonda le radici in un tempo così lontano da sembrare mitico: Su Pan’Ispeli, il pane di ghianda. Citato persino da Plinio il Vecchio, scrittore dell’antica Roma, nella sua enciclopedia “Naturalis Historia”, viene descritto come “un pane impastato con argilla del quale si nutrono i Sardi”.
Questo alimento antico risale al Neolitico e nasce in un contesto di fame e sopravvivenza. Quando il grano scarseggiava, le donne sarde guardavano alle querce, generose di ghiande mature. La raccolta era attenta: si sceglievano solo quelle ben sviluppate, simbolo di forza e nutrimento. Ma non bastava raccoglierle: le ghiande andavano sbucciate, lessate e poi depurate con un rituale tanto antico quanto affascinante.
L’acqua della bollitura veniva filtrata attraverso uno strato composto da argilla, erbe aromatiche e cenere. Questo non solo serviva a eliminare le sostanze amare e tossiche, ma aveva anche un significato profondamente spirituale. In epoca primitiva, in Sardegna era fortissimo il culto della Dea Madre, divinità della terra e della vita. L’argilla, considerata il suo sangue, aveva un valore sacro: cibarsi di quel pane significava ricevere protezione ultraterrena e conquistarsi un posto nell’aldilà.
Una volta cotte e purificate, le ghiande venivano ridotte in una sorta di “polenta” densa, modellata in pezzi, poi asciugata lentamente al sole o nel forno. Il risultato era un pane dal colore scuro, quasi nero cenere, con un sapore intenso e inaspettatamente gradevole. Nonostante la sua origine umile, Su Pan’Ispeli era tanto apprezzato che continuò a essere preparato e consumato in Ogliastra fino agli anni ’50 del Novecento.
Oggi, il pane di ghianda è quasi scomparso, ma resta uno dei simboli più potenti dell’ingegno e della spiritualità antica della Sardegna: un cibo che nutriva il corpo e, secondo chi lo preparava, anche l’anima.

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