Come si dice zucca in sardo campidanese?
La zucca e il suo viaggio nella lingua sarda tra storia, usi antichi e significati nascosti. Come si chiama la zucca in sardo campidanese?
Nel vasto universo della lingua sarda, ricco di sfumature, varietà e tradizioni, esiste un termine che racchiude tutta la forza simbolica di un frutto umile e diffusissimo: la zucca. Eppure la domanda che molti si pongono, ovvero come si dice zucca in sardo e in particolare in campidanese, apre uno spiraglio su un patrimonio linguistico che è un vero spettacolo, un vocabolario pieno di suoni che raccontano la terra, la cultura e perfino l’ironia tagliente di un popolo. In questo intreccio di voci antiche spicca la parola crocoriga, che non è soltanto la risposta alla curiosità su come si dice zucca in campidanese, ma un vero simbolo della quotidianità rurale. Dentro questa parola sembra di ritrovare il sole e la terra, insieme a quel pizzico di follia che serve per coltivare e trasformare ciò che la natura offre.
Nell’uso tradizionale infatti la crocoriga non era una semplice zucchetta ornamentale, ma un contenitore rustico ottenuto dalla zucca essiccata, capace di diventare una borraccia popolana per il vino, ben distante dalle raffinatezze moderne e più vicina all’eleganza rurale di un tempo. Intorno alla crocoriga ruota poi un piccolo mondo di varianti linguistiche e botaniche: la crocoriga aresti, la zucca selvatica considerata dalla medicina antica un tuttofare catartico ed antielmintico quasi un Dottor House delle piante; la crocoriga burda, ovvero l’aristolochia impiegata un tempo per affrontare problemi femminili come un’antenata degli integratori naturali; la crocoriga de acua, sorprendentemente la ninfea che galleggia sugli stagni mentre le rane improvvisano un loro personale karaoke; e infine la crocorighedda, la versione mignon della famiglia, cioè la zucchina semplice.
Questo piccolo universo linguistico non si limita però alle piante, perché proprio come in italiano anche in sardo la parola crocoriga diventa un modo ironico e pungente per definire una persona ignorante, un asino metaforico che preferirebbe osservare le pecore piuttosto che studiare, una definizione che conserva quel tono affettuoso ma neanche troppo che appartiene alle espressioni popolari. E così la prossima volta che qualcuno utilizzerà questo termine, sarà chiaro che dietro una semplice zucca si nasconde un intero mondo di cultura, storia e spirito sardo.
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