“Meglio la morte che aderire a questo governo”: il no al fascismo che al professore sardo Salvatore Canalis costò la vita
Arrestato dagli agenti fascisti e portato alla "Pensione Oltremare", Canalis fu torturato e accusato di connivenza con i partigiani. Nonostante le torture subite, non rivelò mai i nomi dei suoi compagni di lotta.
La figura di Salvatore Canalis, noto come Rino tra gli amici, rappresenta un esempio di coraggio e integrità durante uno dei periodi più bui della storia italiana. Nato a Tula nel 1908, Canalis era un insegnante di Lettere al Collegio militare di Roma quando fu richiesto di aderire al governo repubblichino fascista per poter continuare a insegnare. La sua risposta decisa, preferendo la morte piuttosto che associarsi a quel regime, dimostra la sua forte adesione ai valori della libertà e della giustizia.
“Meglio la morte che aderire a questo governo” disse il 13 marzo del 1944 a coloro che gli avevano chiesto di aderire alla Repubblica di Salò per continuare a svolgere il suo lavoro. Canalis già da tempo frequentava persone e ambienti legati al Partito d’Azione.
Arrestato dagli agenti fascisti e portato alla “Pensione Oltremare”, Canalis fu torturato e accusato di connivenza con i partigiani. Nonostante le torture subite, non rivelò mai i nomi dei suoi compagni di lotta, dimostrando un coraggio e una lealtà straordinari. Anche il questore fascista Caruso, pur sapendo del destino imminente di Canalis, non rivelò nulla alla moglie del professore, Regine.
Infine, Salvatore Canalis fu trucidato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. La sua memoria e quella degli altri tredici sardi caduti in quel tragico evento sono state onorate con un convegno a Tula nel giugno 2004, a sessant’anni dall’eccidio. Questo evento testimonia il rispetto e la riconoscenza verso coloro che, come Canalis, hanno sacrificato la propria vita per difendere i valori della libertà e della dignità umana.
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