Il cagliaritano Federich Romby in Commissione Europea a Bruxelles come legale: la sua storia
«Ai giovani? Direi di non avere paura»: parla Federich Romby, cagliaritano 39enne a Bruxelles. Romby lavora alla Commissione Europea come legale specializzato in diritto della concorrenza e si occupa di diritto antitrust, vigilando comportamenti e possibili violazioni delle imprese europee nel settore digitale
«Ai giovani? Direi di non avere paura. La paura, del resto, è solo quell’emozione che non ci fa del tutto scoprire la bellezza e le opportunità che ci sono oltre il cancello della vita. La curiosità e l’amore per la conoscenza devono – devono! – prendere il sopravvento, in qualche modo. Ed è anche normale un po’ di sana paura, tutti hanno paura di quel che non conoscono: l’incertezza è preziosa perché ti spinge verso i tuoi obiettivi, motivandoti. L’ignoto incute sempre un po’ di timore, ma crea curiosità. E allora il mio consiglio ai ragazzi che vogliono fare la valigia, come a quelli che vogliono fare altre scelte “meno convenzionali”, è proprio questo: lasciatevi andare verso incertezza e ignoto, perché le più belle cose della vita capitano spesso grazie a questo.»
Insomma, la fortuna aiuta gli audaci ma nessuno è senza paura: normalizzarla è il primo passo per “combatterla”, per vincere le catene che talvolta ci mettiamo da soli e vivere bene, volando verso i lidi che sogniamo, quelli che desideriamo, quelli che tanto ardentemente bramiamo e a insegnarcelo è Federich Romby, cagliaritano di nascita ma cittadino del mondo per vocazione.
Ora lavora a Bruxelles, è un legale specializzato in diritto della concorrenza (il settore del diritto che si occupa di garantire che le imprese operanti a livello europeo possano competere in condizioni eque) e si occupa di diritto antitrust – prima si occupava di aiuti di Stato verso le imprese, ovvero i vantaggi economici diretti alle imprese che possono alterare la concorrenza tra le stesse –, vigilando comportamenti e possibili violazioni delle imprese europee nel settore digitale.
«Si tratta di qualcosa di grande importanza anche per tutti noi consumatori» dichiara Romby «perché garantire che il diritto della concorrenza sia tutelato incide sulla vita di tutti, ad esempio sulla qualità e i prezzi di beni e servizi.»
Insomma, il 39enne investiga, interagisce con gli Stati membri, studia caso per caso proprio per far sì che le norme dell’UE siano appieno rispettate.
Ma è sempre stato il suo obiettivo? Era questo che voleva nella vita?
Be’, mettendo l’accento sul fatto che siamo esseri umani e che i sogni cambiano anche a seconda del percorso di vita, degli avvenimenti, degli sconvolgimenti emotivi e quant’altro – non siamo macchine, anche se talvolta sembra che la società ci voglia così, sempre uguali, mai fuori dalle righe e sai che pizza – si direbbe che sì, in realtà questo fosse il suo obiettivo. Ma andiamo per gradi.
Per il giovane Federich, che viene da una famiglia di giuristi – padre avvocato e nonno magistrato – la strada della Giurisprudenza era una strada piuttosto sicura, ma non per questo vista come una prigione.
Sin dal liceo si appassiona a vari temi, dalla musica alle diversità culturali e linguistiche, però anche a qualcosa che sarà determinante, il fulcro di ogni sua scelta futura: è curioso, Federich, è sempre attento a tutte le sfumature che fanno parte del mondo.
«Volevo esplorare la diversità in tutte le sue forme» dice, «culturale perché era viva in me la curiosità verso tutto quello che era “diverso” da ciò che già vivevo nel mio contesto sociale, e linguistica perché già da adolescente volevo assolutamente imparare le lingue come mezzo per poter meglio comprendere il mondo.»
Il Federich ragazzo, prima dell’università, trascorre un mese in Inghilterra per numerose estati: in questo modo appaga la sua brama di conoscenza e la sua voglia di immergersi mente e corpo in quello che è un mondo differente rispetto al suo. E non solo: lo affascinano le altre persone: cosa le ha condotte verso determinate scelte? Cosa le ha portate al percorso che hanno scelto? Quali desideri, sogni, ambizioni le hanno fatte diventare ciò che sono? Nel suo cuore c’è anche la musica, e sebbene per vari motivi (perlopiù di studio e lavoro duro) dovrà mettere questa sua passione in un angolino per anni, prima o poi quest’ultima si riprenderà i suoi spazi – e che Dio benedica quelle passioni così forti che ci ricordano quanto sono state vive e ci ridanno il sorriso.
Una volta iscritto all’Università di Cagliari è scontato: il suo interesse è rivolto verso il diritto europeo e il diritto internazionale. «Non volevo essere limitato ai confini nazionali e regionali» spiega. «La mia tesi di laurea fu appunto su “Diritto dell’Unione Europea” con focus sul diritto ambientale. E anche nella fase specialistica ho continuato in quella direzione.»
Ottiene anche importanti certificazioni linguistiche che rendono un’eventuale partenza sempre più concreta e meno difficoltosa da affrontare. Durante il praticantato per diventare avvocato, si sposta anche in Spagna e anche lì – con qualche esame aggiunto – consegue un titolo di laurea.
Ma il vero, importante salto lo fa nel 2012, quando ottiene una borsa di studio per un anno alla London School of Economics and Political Science, prestigiosissima università inglese: «Ho completato un Master in Diritto Europeo con indirizzo specifico in Diritto della concorrenza e della proprietà intellettuale.»
Questo per Romby è uno spartiacque: ecco, lo capisce senza se e senza ma, quella è la strada che vuole percorrere. Vuole – nonostante un po’ di timore, come si diceva prima – buttarsi, camminare in questo percorso, conoscere altri contesti, tuffarsi in mondi differenti e continuare sempre ad essere curioso ed entusiasta.
«Volevo forzarmi ad uscire dalla mia comfort zone: fu uno shock lasciare tutto, la mia terra, gli amici, la famiglia, ma era quella scossa utile a “uscirne bene”, a raggiungere gli obiettivi che mi ero posto. Ero spaventato? Certo. C’erano dinamiche culturali che non conoscevo e che dovevo necessariamente farmi andare bene. Sì, perché non si parlava più di stare un paio di mesi, come successo in passato, ora mi aspettava un lungo periodo. In più Londra è una città dura e cara e ti prende a schiaffi continuamente: o ce la fai, o ce la fai. Ebbi anche qualche difficoltà con la lingua, che pure sapevo parlare fluentemente: un conto è fare una chiacchierata informale, un altro è vedersela a lezione con termini specialistici e linguaggio giuridico in un contesto di professionisti della city e studenti iper-preparati provenienti dai 4 angoli del globo. Da allora non ho più fatto ritorno in Sardegna in pianta stabile.»
Dopo il Master, Federich ottiene uno stage a Bruxelles, in Commissione Europea, e questa è per lui una nuova, bellissima sfida: «La prima settimana mi sentivo inadeguato, c’erano tante di quelle responsabilità, poi ho preso sempre più coraggio e alla fine, dopo lo stage, sono riuscito a venire assunto da uno studio legale internazionale.»
E questo è proprio l’inizio di tutto. Molti sono gli studi legali internazionali a Bruxelles dove Romby lavora, poi si sposta addirittura anche a Parigi per sei mesi e a Milano per un anno. Fino al 2018, quando arriva la proposta del suo attuale impiego nella DG Concorrenza della Commissione Europea.
«È sempre stato uno dei miei obiettivi: lavorare a livello transnazionale senza limitarmi a una dimensione locale, pur avendo sempre un occhio di riguardo verso quest’ultima, il che è essenziale nel mio lavoro. Vivere a Bruxelles significa stare in un ambiente multiculturale, aperto, che mira al progresso.»
Ed è un sogno avverato? Sì, ma con qualche considerazione aggiuntiva – abbiamo già detto di non essere robot, giusto, e di poterci riservare la possibilità di avere nel cuore tante stanze?
«Ho 39 anni, dopo aver lavorato tantissimo, ormai considero la vita in maniera diversa rispetto a prima. Il mio ideale di felicità è cambiato, più legato a interessi genuini e intimi. Amavo la musica e, dopo averla lasciata da parte per molto tempo, ho recentemente ripreso: abbiamo costituito da circa un anno una band e ho affrontato con soddisfazione il mio primo concerto. Ho anche intenzione di coltivare la mia creatività: mi sto occupando di progetti di montaggio video, di fotografia e sto sviluppando un canale YouTube per continuare a dare piena espressione alla mia creatività e passioni. Musica, viaggi, esplorazioni, creazione: ecco, queste sono le cose che mi fanno stare bene. Ho una figlia di sei anni e se mi dicesse: “Voglio fare questa cosa nella vita” io la appoggerei, dandole tutto il supporto necessario. Bisognerebbe che ognuno vivesse la propria vita liberamente e senza condizionamenti esterni, che si facesse sempre ciò che ognuno di noi ama fare nel modo più spontaneo, perché solo così si può essere pienamente appagati, realmente soddisfatti, e forse trovare la strada per la vera felicità.»
Il rapporto con la Sardegna? Fortissimo, ma caratterizzato da alti e bassi.
«Torno spesso, ogni paio di mesi, sono profondamente orgoglioso di essere sardo e cagliaritano e promuovo giornalmente i valori e principi che la mia terra mi ha dato. Avendo viaggiato molto, tendo però ad essere anche molto critico: vedo troppo poco interesse verso iniziative sociali che dovrebbero coinvolgere tutti. E vedo talvolta da chi vi abita poco spirito di comunità, quando amministrare la nostra terra in maniera coordinata e partecipata potrebbe fare la differenza. È uno dei posti più belli del mondo!»
E per quanto riguarda tornare? Romby ha il cuore diviso a metà.
«Io mi sento in Sardegna comunque tutti i giorni. Leggo i giornali sardi, mi interesso di ciò che accade e spesso sono più informato di chi ci vive. La amo, ci sono la mia famiglia, i miei amici: una parte di me vorrebbe tornare. Ma gli stimoli e le opportunità che una città come Bruxelles mi dà, uniti al tipo di lavoro molto specialistico, mi tengono al momento ancora lontano da questa scelta. Inoltre, per mia figlia voglio apertura mentale, possibilità di confronto, e vorrei che crescesse in un contesto che possa darle gli strumenti per diventare ciò che vuole nel modo più libero possibile.»
Insomma… tornare è qualcosa che gli frulla nella testa e forse è proprio il legame che l’Isola, mamma premurosa ma anche dura, instaura con i suoi figli a determinare questa mancanza. E chissà se, con un po’ di lavoro e impegno di ogni singolo individuo, anche la Sardegna potrà diventare un luogo ricco di opportunità. Perché di amore e di cuore ne ha tanto.
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