Accadde Oggi. 22 aprile 1909: nasce Indro Montanelli. «Dove ho imparato ad accettare le sfide? In Sardegna»

Il 22 aprile del 1909 nasceva, a Fucecchio, Indro Montanelli, uno tra i più grandi giornalisti italiani del Novecento. Forse non tutti sanno che, all'età di 9 anni, insieme alla sua famiglia, andò a vivere a Nuoro e vi restò per 5 anni
Il 22 aprile 1909, nella cittadina toscana di Fucecchio, nasceva una delle figure più iconiche del giornalismo italiano del Novecento: Indro Montanelli. Uomo dalla penna inconfondibile, capace di lasciare un segno profondo nella storia della stampa, Montanelli è considerato ancora oggi un maestro di stile e di pensiero. La sua scrittura era un perfetto equilibrio tra rigore e chiarezza, fatta di frasi asciutte, essenziali, ma sempre cariche di significato. Pochi come lui hanno saputo attraversare così tanti generi giornalistici con naturalezza e autorevolezza: dall’editoriale al reportage, fino al corsivo pungente, ogni sua parola era pensata per colpire, spiegare, raccontare. Non era solo un narratore dei fatti, ma un osservatore implacabile della realtà, capace di restituirla al lettore con lucidità disarmante. Indro Montanelli non cercava effetti speciali: cercava la verità, e la scriveva con il coraggio e la libertà di chi ha fatto del giornalismo una missione.
Fu per circa quattro decenni l’uomo-simbolo del principale quotidiano italiano, il Corriere della Sera, e per vent’anni condusse un altro importante quotidiano fondato da lui stesso, il Giornale. Fu anche autore di una collana di libri di storia molto popolari.
Forse non tutti sanno che, bambino di nove anni, nel 1917, Indro Montanelli prese residenza, con la sua famiglia in Barbagia, a Nuoro, in corso Garibaldi, in quanto il padre era preside di liceo e insegnante. Vi restò cinque anni, il tanto da frequentare le ultime due classi delle elementari e i tre delle medie.
Tra i suoi ricordi, rivelati alla giornalista Maria Paola Masala: «Dove ho imparato che bisogna accettare le sfide? A Nuoro. Da bambino ero già lunghissimo, ossuto, e di un anno più piccolo dei miei compagni. Mi picchiavano e mi rispettavano perché non scappavo. Finivo sempre in terra, gonfio e pesto».

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