Sfuma il sogno dell’Oscar per il sardo Simone Coco, re degli effetti speciali

La statuetta è andata a un altro film ma per questo grande talento sardo Coco resta la soddisfazione di essere arrivato alla nomination con due filmoni come Napoleon e Mission Impossible
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Un sardo di grandissimo talento era in corsa per aggiudicarsi ben due Oscar per i migliori effetti speciali creati per Napoleon e Mission Impossible – Dead Reckoning Part One, entrambi in lizza per la statuetta (in gara con Godzilla: Minus One, The Creator e Guardian of the Galaxy Vol. 3).
Simone Coco, nella sua ricerca per entrare nel settore, scopre gli Escape Studios di Londra e, data la sua passione per disegno e pittura, decide di iscriversi al loro corso di compositing. Dopo aver completato il corso, Escape Studios lo inserisce per un breve periodo ai Rushes Post-production a Soho, Londra, che inaspettatamente si estende a una gratificante posizione di tre anni.
Qui stringe contatti e, alla fine, con un gruppo di colleghi fondano il dipartimento TV DNEG. Dopo sette anni passa, nel 2019, all’attuale ruolo di supervisore VFX (effetti visivi, Visual Effects) con ILM, Industrial Light & Magic una delle più famose ed importanti aziende nel campo degli effetti speciali digitali, oggi parte della più ampia Lucasfilm, sussidiaria di The Walt Disney Company.
La statuetta – nella cerimonia tenutasi ieri – è però andata al film del regista Yamazaki Godzilla Minus One.

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Cagliari, il Consiglio di Stato conferma il divieto di legare le bici fuori dagli stalli

Una decisione che farà discutere e che segna un punto a favore del decoro urbano in città. Il Consiglio di Stato ha "promosso" il giro di vite voluto dall'amministrazione dell'ex sindaco Paolo Truzzu, confermando la piena legittimità del divieto di incatenare le biciclette fuori dagli stalli dedicati.
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Cagliari, il Consiglio di Stato conferma il divieto di legare le bici fuori dagli stalli.
Una decisione che farà discutere e che segna un punto a favore del decoro urbano in città. Il Consiglio di Stato ha “promosso” il giro di vite voluto dall’amministrazione dell’ex sindaco Paolo Truzzu, confermando la piena legittimità del divieto di incatenare le biciclette fuori dagli stalli dedicati.
Con una sentenza che rigetta il ricorso presentato dalla Fiab di Cagliari, i giudici di Palazzo Spada hanno messo la parola fine a una lunga battaglia legale.
Il provvedimento, incluso nel regolamento di Polizia e Sicurezza Urbana approvato dalla precedente amministrazione comunale, stabilisce in modo chiaro e inequivocabile che è vietato legare le biciclette a “infrastrutture pubbliche non destinate allo scopo”. La violazione di questa norma comporta l’applicazione di sanzioni pecuniarie che vanno da un minimo di 100 a un massimo di 300 euro.
I giudici hanno spiegato che la decisione mira a tutelare, in un’ottica di miglioramento della vivibilità e del decoro della città, quelle infrastrutture che spesso si trovano sui marciapiedi, nelle piazze, nei parchi, o vicino a monumenti. Si tratta di elementi di arredo urbano come ringhiere, recinzioni o pali, per i quali è già generalmente vietata la sosta di qualsiasi veicolo. Pertanto, secondo il Consiglio di Stato, la disposizione non viola in alcun modo le norme del codice della strada.
Ma la sentenza va oltre, affrontando un punto cruciale sollevato dai ricorrenti. La Fiab aveva denunciato una presunta disparità di trattamento tra gli “utenti deboli”, ovvero i ciclisti, e gli “utenti forti”, come gli automobilisti, sostenendo che la norma penalizzasse i primi a vantaggio dei secondi. Il Consiglio di Stato ha respinto categoricamente questa tesi, evidenziando che una disparità di trattamento può essere configurabile solo in presenza di situazioni perfettamente identiche, e che tale condizione non sussiste in questo caso. I giudici hanno inoltre ritenuto infondata la disparità invocata in appello anche rispetto ai monopattini.
Infine, sono state giudicate infondate anche le censure che contestavano la presunta contraddittorietà del regolamento con gli obiettivi fissati dal Piano Urbano della mobilità sostenibile. A questo proposito, il Consiglio di Stato ha ribadito che si tratta di una valutazione discrezionale, per la quale “il giudice non può sostituirsi all’amministrazione”. La decisione ha quindi confermato la legittimità dell’azione comunale, stabilendo che la tutela del decoro urbano è un obiettivo prioritario che può essere perseguito attraverso normative specifiche.

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