Salvatore Sardu, la storia del più grande documentarista della Sardegna

"L'avventura cinematografica di Salvatore Sardu inizia come una fiaba", così esordisce un'intervista di Rai 3 Sardegna, dei primi anni '80, sul cineasta Salvatore Sardu. E gli ingredienti per una fiaba ci sono tutti.
di Rita Coda Deiana
“L’avventura cinematografica di Salvatore Sardu inizia come una fiaba”. Così esordisce un’intervista di Rai 3 Sardegna, dei primi anni ’80, sul cineasta Salvatore Sardu. Gli ingredienti per una fiaba ci sono proprio tutti. Salvatore Sardu, figlio di un povero minatore di Arbus, dove nacque nel 1942, si trasferì a Cagliari nel 1950, dove la fortuna gli assegnò un posto importante nella società, quello del “più grande documentarista sardo”.
Ma, andiamo con ordine. Salvatore, dopo la morte del padre, 1963, conobbe un preside, che gli assegnò 4 ore di lezione settimanali, con cui, dedotte le spese della corriera, riuscì a mettere da parte, “Mille lire al mese” come in una nota canzone. Però, tra scuola e doposcuola, riuscì ad avere un punteggio sufficiente per l’assegnazione di una cattedra di 18 ore. In un villaggio sperduto, “Terraseo”, frazione di Narcao, situato tra boschi e stalle, Salvatore, novello Don Milani, insegnò ai figli dei pastori e dei contadini dei dintorni. E’ proprio qui che avverrà il miracolo in un giorno in cui, arrivò dentro una nuvola di polvere, un macchinone malandato, da cui sortirà un ambulante napoletano, che proporrà a lui e ai colleghi, la sua mercanzia. A Salvatore proporrà una scatoletta misteriosa, di cui non svelò il contenuto, dicendogli: – La prenda, le porterà fortuna! -. Poco convinto, Salvatore portò la piccola scatola a Cagliari, dove scoprirà una cinepresa 8 millimetri. Andò a provarla subito in città, arrivando infine anche alla Facoltà di Economia e Commercio dove era iscritto, ma che in quel momento era chiusa. Ma Salvatore Sardu, “l’uomo della cinepresa”, divenuto importante, venne lasciato entrare per filmare i manifesti esposti. Filmerà così, nel febbraio 1967, a sua insaputa, le prime immagini non solo sue, ma anche della prima manifestazione sessantottina cagliaritana. E’ da quel preciso istante che la cinepresa 8 millimetri, comincerà davvero a portargli fortuna…
Ho avuto il grande onore di conoscere Salvatore Sardu, in occasione dell’organizzazione di un evento culturale. Uno straordinario professionista che non si è mai posto limiti nell’espressione della sua sensibilità scegliendo la contorta via del superamento di ogni confine. Si è sempre concentrato sul sentire, portandosi avanti nel duro cammino dell’esploratore della vita, della storia del popolo e del territorio sardo. Le sue opere si sono fatte strada oltre il muro del silenzio, inviando messaggi chiari e concisi che arrivano, ancora oggi, a destinazione senza perdersi, per poi incarnarsi nel chiaroscuro della cellulosa per essere imbrigliati e trasmessi ai posteri e resi immortali e liberi dal giogo del tempo. Salvatore Sardu, laureato in Economia e Commercio, Docente di Geografia Economica, è poeta, scrittore, regista, documentarista e fondatore della Sarfilm.
Sono stata sua ospite a Quartu Sant’Elena, nella sua casa museo, dove si è trasferito nel 2000. La sua casa…100 metri quadri di spazi stipati sino all’inverosimile, con l’attrezzatura utilizzata in oltre 50 anni di lavoro, con cui ha realizzato ben 200 documentari sulla Sardegna, spesso premiati in rassegne nazionali e internazionali, che gli hanno consentito di essere menzionato come: “Il più grande documentarista sardo, per numero di lavori, riconoscimenti e fama”, come riportato in un articolo sul sito del comune di Cagliari. Ma anche uno dei più grandi in Italia, come scriverà poi Piero Angela in una sua rivista, dopo i tanti film regolarmente premiati, a livello nazionale e internazionale. Troneggiano nel suo salotto la mastodontica telecamera con annesso videoregistratore Umatic, con cui passò al professionismo nel 1984. Ma nelle vetrine fa bella mostra di sé anche la piccola cinepresa 8 millimetri, l’artefice dell’avventura cinematografica del cineasta Salvatore Sardu. Si…proprio lei, la piccola cinepresa acquistata dall’ambulante napoletano che gli fece scoprire la sua vocazione per i documentari. Nelle stesse vetrine sono ben disposte altre cineprese, in super 8, con relativi proiettori, giuntatrici e persino
una pistatrice, con cui gli fu permesso di sonorizzare le pellicole. Con quest’attrezzatura spartana Salvatore Sardu, compì dei veri e propri miracoli, realizzando filmati d’alta qualità, come i film sulla storia delle miniere del Sulcis: ”Addì 11 Maggio”, sulla strage dei minatori ad Iglesias, 1920, “Buggerru, dove nacque la speranza”, sulla nascita delle prime organizzazioni sindacali, che porterà alla lotta contro il colonialismo minerario e ad un’altra strage, e “Carbonia una città che resiste”, sulla nascita della città mineraria e sulle disperate lotte dei minatori, sostenuti da tutta la popolazione, quando si decise che il carbone Sulcis non era più utile. Il film: “Buggerru, dove nacque la speranza” , realizzato nel 1982, è il film che ha ricevuto più riconoscimenti, a livello nazionale e internazionale. Venne premiato ad Iglesias con numerosi premi e fu selezionato al “Film Festival Internazionale di Montecatini Terme”. Ma i riconoscimenti per il film di Salvatore Sardu continuarono, con il premio l’Airone d’Argento a Fano e nel 1983, poi gli fu assegnato a Roma, il “Video Scotch Trophy”, a Retequattro, nel programma di Maurizio
Costanzo, “Fascination”. Il premio gli fu consegnato dal regista, sceneggiatore e attore Giuliano Montaldo.
Ma non furono solo le pellicole sulle miniere e la situazione dei minatori, che vennero realizzate con queste piccole cineprese amatoriali. Sardu valorizzò l’iniziativa di Pinuccio Sciola, che era quella di trasformare il borgo agricolo di San Sperate in un paese museo. Realizzò così, nel 1968, “Nasce il paese Museo”, che fu il suo primo documentario, che gli valse importanti riconoscimenti: due primi premi, uno dei quali dal Ministero della PUBBLICA ISTRUZIONE, e mezza pagina sull’Unione Sarda”, che lo definì “Ad alto livello”. Seguirono poi una serie di filmati a difesa dell’ambiente, a cominciare con “Sant’Antioco, paese grigio” con cui documentò il saccheggio dell’isola sulcitana inquinata dalla “SARDA MAG”. Proseguì poi con “La legge del profitto” e “Un domani per Portoscuso” , tutti film di denuncia, per cui l’autore fu spesso attaccato e definito “nemico della classe operaia” . In una pagina del maggior quotidiano sardo, recentemente è stato definito: “Io come Greta, poeta dell’ambiente”. Realizzerà poi una decina di film sul ’68 in Sardegna. Con l’acquisto dell’attrezzatura professionale in Umatic, entrò con uno scoop a lavorare in Rai e poi collaborò con Videolina. Dove tuttavia non si adattò a seguire le “leggi vigenti”, per cui, in seguito sceglierà di continuare a lavorare in libertà, producendo quasi sempre a sue spese, filmati sempre più belli, come “Sardegna Magica” prodotto in 6 lingue, sardo compreso, di cui si vendettero ben 10.000 copie in tutto il mondo. La collaborazione con famosi scrittori come Giulio Angioni e Natalino Piras, o con Ottavio Nieddu e Maria Grazia Melis, con l’Università di Sassari, e altri
ancora lo porterà alla realizzazione di film spettacolari, come “Sartiglia Oristanese”,”Barbagia” , “Eleonora d’Arborea”, “Sardegna Prenuragica”, “Sardegna Nuragica”. Il film: “Sardegna Fenicia” fu invece realizzato col testo del prof. Bartoloni, e vincerà a Venezia numerosi premi. Premiatissimo anche “Gent’Arrubia”, primo premio al Festival del Mediterraneo. Sino al 2000 Sardu, realizzò tutti i lavori in solitaria, con sue riprese, scrivendo i testi, scegliendo le musiche, e montando il tutto. Poi con l’arrivo del digitale, le cose cominciarono a cambiare. L’avvento di piccole telecamere poco costose, portò al nascere della concorrenza. Ma con la laurea in grafica design, conseguita a Londra dal figlio Andrea, responsabile Art Direction presso “Mudregu Comunicazione”, ma non solo, è anche regista che recentemente ha realizzato il film: “Catarsi, Ascensione & Hell Raving”, che è già stato premiato con tre selezioni, tre premi e due menzioni d’onore, tutto il lavoro di post produzione, dei documentari di Salvatore Sardu,
vennero affidati ad Andrea, con ulteriore beneficio per la qualità dei documentari. Notevole quindi il successo di “Molentargius”, che ottenne il primo premio dalla Regione Lombardia, “Andare per grotte”, “Bosa, una città un fiume”, “Ogliastra da sognare”, “Riserve Marine”, “Tuvixeddu” e “C’era una volta un prato”, uno struggente documentario, forse il suo capolavoro ambientale. Per il quale, il grande giornalista Sergio Naitza, gli dedicò un ulteriore riconoscimento, quello di ”Documentarista con l’isola nel cuore”.
Salvatore Sardu, pochi giorni fa, ha ottenuto un nuovo riconoscimento a Iglesias, per il “52esimo Concorso Cinematografico Nazionale”, con il documentario “Sardegna in Festa”. Al documentario è stata assegnata la menzione speciale per la migliore valorizzazione del territorio. Sardu…il grande “Documentarista con l’isola nel cuore”, ha un grande sogno che è quello di creare un Museo del Cinema regionale, per far conoscere a tutti la ricchezza del patrimonio culturale della Sardegna, attraverso la molteplicità dei suoi documentari, film e tutta l’attrezzatura, compresa la piccola cinepresa 8 millimetri, che gli ha portato così tanta fortuna, nella vita…. come il più grande documentarista sardo.

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