Lo sapevate? Nel 2004 un aereo che trasportava un cuore si schiantò nei monti di Sinnai: morirono 5 persone

Trasportava un cuore prelevato da una donatrice al San Camillo di Roma e destinato per un trapianto ad un paziente del Brotzu, il Cessna 500 precipitato nel 2004 sui monti di Sinnai. Morirono tre medici dell'equipe del Brotzu, guidata da Alessandro Ricchi, e i due piloti.
Lo sapevate? Nel 2004 un aereo che trasportava un cuore si schiantò nei monti di Sinnai: morirono 5 persone.
Nel 2004, un Cessna 500 partito da Roma con una missione di estrema delicatezza precipitò tragicamente sui monti di Sinnai, in Sardegna. L’aereo trasportava un cuore appena prelevato all’ospedale San Camillo di Roma, destinato a un paziente in attesa di trapianto all’ospedale Brotzu di Cagliari. A bordo c’era l’équipe medica incaricata dell’intervento, composta da tre professionisti altamente specializzati: il dottor Alessandro Ricchi, responsabile del Centro trapianti del Brotzu, e due suoi colleghi. Con loro volavano anche i due piloti. Nessuno sopravvisse all’impatto. La missione, nata per salvare una vita, si trasformò in una tragedia che spezzò cinque esistenze e segnò profondamente la sanità sarda e italiana. Un evento che ancora oggi rimane impresso nella memoria collettiva per l’enorme carico di umanità, sacrificio e destino che lo accompagna.
Sono trascorsi oltre vent’anni da quel tragico 24 febbraio 2004, quando un piccolo aereo Cessna 500, partito da Roma e diretto a Cagliari, si schiantò tragicamente sulle pendici di Punta Baccu Malu, nel massiccio del monte Cresia, nella catena montuosa dei Sette Fratelli, all’interno del territorio comunale di Sinnai.
L’incidente suscitò una profonda commozione in tutta la Sardegna, lasciando un segno indelebile nella memoria collettiva, soprattutto a Cagliari, dove i membri dell’equipe a bordo erano figure molto conosciute e apprezzate. Si trattava di una missione cruciale: il velivolo trasportava un cuore appena prelevato da una donatrice presso l’ospedale San Camillo di Roma, destinato a salvare la vita di un paziente in attesa di trapianto ricoverato all’ospedale Brotzu di Cagliari.
Quella che doveva essere una corsa contro il tempo per offrire una nuova speranza di vita si trasformò in una tragedia che sconvolse non solo i familiari delle vittime, ma anche la comunità medica e l’intera regione. La drammaticità dell’evento, che intrecciava la speranza di un gesto salvifico con l’angoscia di una fine improvvisa, rimane ancora oggi un ricordo doloroso e carico di significato, un monito sulla fragilità delle imprese umane anche nelle situazioni di massimo altruismo.
Nella tragica sciagura accaduta all’équipe cardiochirurgica composta da Alessandro Ricchi, Antonio Carta e Gianmarco Pinna persero la vita, oltre all’équipe del Brotzu anche i due piloti austriaci Helmut Zurner e Thomas Giacomuzzi con il tirocinante Daniele Giacobbe.
Il pilota aveva manifestato al Controllo aereo l’intenzione di effettuare un avvicinamento “a vista” rispetto all’aeroporto, dove avrebbe dovuto utilizzare la pista 32. Ciò sarebbe stato motivato dalla volontà di arrivare velocemente all’ospedale, evitando il tragitto più lungo che aggira, dal mare, i rilievi che circondano Cagliari. Al momento di scomparire dagli schermi radar per l’impatto con la parete della punta Baccu Malu, l’aereo si trovava, secondo gli accertamenti effettuati, a circa 3.300 piedi di altezza e volava a una velocità di 226 nodi (equivalenti a 419 Km/h), a una distanza di circa 17 miglia dalla pista.
I soccorritori accorsi sul luogo del disastro trovarono i resti dell’aereo pressoché disintegrati nell’impatto con la montagna e poterono recuperare in giornata i corpi delle vittime. Fu ritrovato anche il contenitore con il cuore che veniva trasportato ai fini del trapianto, ma esso era ormai inservibile.
Cinquantuno anni prima, nel 1953, la stessa zona era stata il teatro di un altro incidente aereo. Cadde un DC 3 della LAI, una Compagnia aerea antesignana dell’Alitalia, e morirono 19 persone. Anche in quel caso tra le vittime vi era un cardiochirurgo.

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