Monte Sirai e il Parco Storico Archeologico di Sant’Antioco: tesori nascosti della Sardegna
Il Sulcis, cuore sacro della Sardegna, è un posto ricco di ambienti mozzafiato, di angoli di natura selvaggi ma anche di testimonianze archeologiche capaci di rimandare indietro nel tempo: vi portiamo in un viaggio tra templi preistorici, necropoli, tofet, acropoli e antichi villaggi.
Il Sulcis: cuore sacro della Sardegna – come lo chiamano alcuni – e posto ricco di paesaggi selvaggi, bellissimi, di ambienti mozzafiato, di natura che sembra perfetta per un quadro ma anche di archeologia.
Prende il nome, appunto, dall’antica città di Sulky (o Sulci), oggi Sant’Antioco, e proprio da qui e da Carbonia, principale centro abitato della zona nonché città a vocazione mineraria, partirà un viaggio nel tempo che fu dell’Isola, tra templi preistorici, necropoli, tofet, acropoli, nuraghi, forti e antichi villaggi.
Il Parco Archeologico di Monte Sirai, che immortala il periodo fenicio e punico tra suggestione e fascino
Perla del Sulcis appartenente al Sistema Museale della città di Carbonia, città del carbone – ricordiamo che tra gli anni ’30 e gli anni ’50 fu il fulcro dell’attività mineraria dell’Isola –, è il Parco Archeologico di Monte Sirai: domina dal suo altopiano lo straordinario paesaggio del Sulcis e del suo arcipelago ed è un comprensorio archeologico che conta quaranta siti, dal Neolitico fino alla fine dell’età punica. Insomma, una testimonianza completa di un passato assai lontano. Intorno al pianoro, ci sono altri siti d’interesse eccezionale, come il Nuraghe Sirai.
La fondazione da parte dei fenici (verso la metà dell’VIII secolo a.C.) e ristrutturazione da parte dei cartaginesi, con un’impronta storica ancor più forte, è spiegata dalla sua posizione strategica, dominante sull’asse viario e vicino ai giacimenti minerari. L’insediamento fenicio si fece sempre più grande e imponente e per tutta l’età punica fu un centro non certo in decadenza, ma in continua espansione. L’ultima pianificazione? Ecco, si pensa sia stata fatta in un momento antecedente alla prima guerra punica (264-241 a.C.). Nel periodo romano nell’Isola, Monte Sirai rimaneva punico: si possono trovare i centri romani a valle, intorno al pianoro o nell’area di Carbonia.
Ma cosa si può visitare, rimanendone estasiati, al Parco Archeologico di Monte Sirai? Il centro abitato, certamente. Si parte dall’abitato alto, chiuso sul lato settentrionale da fortificazioni che risalgono al III secolo a.C., la tarda fase punica. Dalla porta Nord, si entra nella piccola piazza che era il cuore pulsante dell’abitato: qui si trova il tempio di Astarte. Le abitazioni, come la casa “del lucernario di talco”, sono per la stragrande maggioranza costruite con planimetria a vani affiancati. Vi sono però articolate case a corte, come quella che è stata chiamata la “casa Fantar”, che erano probabilmente di persone appartenenti a famiglie dominanti.
Altra tappa obbligatoria è da fare alle necropoli. All’esterno dell’abitato sono state individuate diverse aree funerarie. La prima che si incontra, verso nord, è la necropoli fenicia. Si tratta di un’area abbastanza ampia di tombe a incinerazione che, scavate nella roccia o nella terra, risultano coperte da lastrine di pietra. Le aree funerarie dell’età punica sono differenti: la necropoli ipogeica è in tal senso incredibilmente suggestiva. È composta da 13 tombe familiari sotterranee, con gli spazi interni scanditi da sarcofagi, pilastri e nicchie. È stata scoperta anche un’altra area con tombe singole in fossa.
Da non perdere la visita al “tofet” – risalente al periodo punico –, situata a nord-ovest della necropoli. Ma di che si tratta? Nientepopodimeno che di un santuario cimiteriale, dedicato ai bimbi nati morti o ai bambini venuti a mancare in tenerissima età… insomma, prima di essere entrati a far parte della comunità. Le urne con le ceneri dei piccoli morti erano deposte in un’area a cielo aperto, proprio di fronte a un tempietto.
Del Parco Archeologico di Monte Sirai fa parte anche il Nuraghe Sirai, che si erge su una piana che guarda alla città di Carbonia, proprio ai piedi del Monte Sirai. Circondato da un vasto villaggio nuragico, il nuraghe è complesso e di tipo polilobato. Nel villaggio, pare esserci la particolarità di stili che si fondono, che potrebbero indicare il segno di una convivenza tra nuragici e fenici. Proprio qui è stata individuata la più antica officina per la produzione del vetro dell’intera Isola.
Sant’Antioco, la città di Sulky e il Parco Storico Archeologico di Sant’Antioco: un viaggio meraviglioso nel passato
La città fenicia di Sulky – che, risalente al VIII secolo a.C., sorge sull’odierna Sant’Antioco – è posta su un territorio ricco di testimonianze archeologiche d’età nuragica.
L’insediamento arcaico comprende ambienti costruiti con pietre legate con malta e fango e mattoni in terra cruda, com’era in uso all’epoca, un silos per derrate alimentari, una cisterna – dove sono state ritrovate tantissime ceramiche – e la necropoli. Intorno al 500 a.C. l’abitato passò sotto le mani dei Cartaginesi. Di questo periodo sono la cinta muraria, il tofet e la necropoli punica. Anche i romani colonizzarono l’area: la necropoli punica venne riutilizzata e l’assetto cambiò solo nel periodo imperiale quando Sulci acquisì il rango di “municipium”. Dell’età cristiana, sono le catacombe.
Una delle cose più interessanti del Parco Storico Archeologico di Sant’Antioco è la possibilità di scoprire l’area archeologica in modalità “experience”. Due sono quelle più interessanti.
“Is Gruttas: Viaggio nel passato” permette una visita alla scoperta delle grotte (is gruttas), dimore sotterranee ricavate in antiche tombe puniche, con degustazione di prelibatezze locali e pane aromatizzato con l’olio di lentischio; “Il profumo dell’antica Sulky” dà modo di entrare nel mondo del rapporto antico, tra necessità e sapere arcaico, che l’uomo aveva con la natura e per la precisione con le erbe spontanee della macchia mediterranea. Varie anche le visite prenotabili dal sito.
Dedicato alla dea Tanit e al dio Baal Hammon, il “tofet” – così come nel caso del Monte Sirai – era il luogo sacro della città fenicia e punica di Sulky in cui venivano sepolti i bimbi nati morti o deceduti in tenerissima età. La grande necropoli fenicio-punica di Sulky era specchio della florida vita dell’epoca: è possibile vedere anche la sua evoluzione nel corso del tempo.
L’acropoli sorge sulla cima della collina de is Pirixeddus: il tempio mostra l’importanza che il centro raggiunse anche in epoca romana.
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