I tre Musei imperdibili di Carbonia, tra archeologia, fossili e miniere
Un viaggio nel passato dell’Isola tra archeologia, dinosauri e altri fossili e miniere di carbone: e quale posto migliore di Carbonia? Vi portiamo nella storia della Sardegna, partendo da cinquecento milioni di anni fa.
Il Sulcis – che prende il suo nome dall’antica città di Sulki, o Sulci, oggi Sant’Antioco – , chiamato anche spesso “il cuore sacro della Sardegna”, racchiude tantissime perle, dai paesaggi incontaminati, a tratti wild (peculiarità di molte zone dell’Isola), ai templi preistorici, fino alla natura che sembra uscita da una cartolina.
Principale centro abitato di questo luogo denso di storia è Carbonia, fulcro dell’attività mineraria dell’Isola tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta. E, in effetti, il suo nome indica proprio questa sua vocazione mineraria: luogo o terra del carbone.
Ma Carbonia è anche molto più: è una città ricca di offerte museali, con luoghi d’interesse che offrono viaggi nel tempo imperdibili, tra incanto e fascino. Il sistema museale della città, il SiMuC, comprende il Museo Archeologico Villa Sulcis – considerato cuore dell’intero Sistema –, il Parco Archeologico di Monte Sirai, il Parco Urbano di Cannas di Sotto e il Museo dei PaleoAmbienti Sulcitani. Interessante è anche il Museo del Carbone e la grande Miniera di Serbariu.
In questo articolo, verranno mostrati tre siti museali imperdibili: il viaggio nella storia della nostra Isola sarà ricco e variegato.
Il Museo Archeologico Villa Sulcis, cuore del sistema museale e titolare dello scavo presso il Nuraghe Sirai
Fulcro del SiMuC e museo incredibilmente vario e affascinante è il Museo Archeologico Villa Sulcis che, rinnovato nel 2008 nella sua attuale struttura, permette di ricostruire la storia del territorio sulcitano.
Titolare, per il comune di Carbonia, dello scavo presso il Nuraghe Sirai – immerso nelle colline dominate dal Monte Sirai, nella natura impavida e incontrastata –, è anche al centro di un’intera filiera dei Beni culturali: dallo scavo alla catalogazione, dall’esposizione alla divulgazione (come spiegato nel sito).
Inutile quindi sottolinearne il prezioso valore didattico e culturale.
Tramite i reperti di Su Carroppu è stato possibile identificare e datare a 11mila anni dal presente la più antica frequentazione del distretto di Monte Sirai e del Nuraghe Sirai. Nella fattispecie, gli studi condotti hanno rivelato dettagli importantissimi sull’ultima fase della Civiltà Nuragica e sull’integrazione tra cultura nuragica e fenicia in questa zona.
Nella Sala del Territorio, testimonianze dell’intero comprensorio: da Su Carroppu di Sirri a Monte Crobu, da S. Giovanni Suergiu a Su Fussu tundu di Santadi, dal Nuraghe Sirai al tempio di Bagoi a Narcao. La fanno da padrone qui la preistoria e la protostoria, quindi abbiamo la nascita dell’agricoltura, il culto delle divinità e le città dei morti del Neolitico, i lavori dei primi metalli con i contatti con le altre culture, l’Età del Bronzo con la civiltà nuragica e l’avvento dell’Età del Ferro e anche i contatti con Greci, Etruschi e Fenici.
Nelle rampe di collegamento i siti diventano paesaggi archeologici.
Nella seconda sala si giunge al Sulcis fenicio. La sala numero 3 è dedicata al Monte Sirai di Carbonia.
Tramite tempio, divinità, architettura, vita domestica, riti funebri e usanze legate al mondo dei morti, spaccati di vita quotidiana: in questo esaustivo modo viene raccontata la vita del centro fenicio e punico.
Il Museo dei Paleoambienti Sulcitani “E. A. Martel”: un viaggio indietro nel tempo fino a cinquecento milioni di anni fa
Altra chicca del sistema museale di Carbonia è senza ombra di dubbio il Museo dei Paleoambienti Sulcitani “E. A. Martel”, che consente un viaggio di cinquecento milioni di anni tra fossili e scheletri di animali che si sono estinti.
Quello che viene considerato il piccolo regno dei dinosauri sorge nei locali del padiglione delle ex Officine meccaniche della Grande Miniera di Serbariu.
Il re della categoria, il T-Rex, ma anche altri fossili di altri dinosauri e animali estinti consentono un viaggio nella Sardegna che non c’è più, quella capace di affascinare non solo i più piccini ma anche gli adulti. Un divertimento per tutte le età, insomma.
Il Museo, fondato nel ’72, racconta il passato geologico del territorio sulcitano. Diverse sono le sale, così come diversi sono i temi trattati: si va dai bioeventi e geoeventi registrati sulle rocce di questa zona della Sardegna, alla paleodiversità e bioeventi dell’Età Mesozoica.
Obiettivo? Sicuramente il principale è quello di avvicinare le scuole. Infatti nel museo sono messe in primo piano le attività interattive e laboratoriali.
Il Museo del Carbone e la Grande Miniera di Serbariu, esperienza alla scoperta della storia del carbone e della miniera
Come abbiamo detto, tra gli anni Trenta e Cinquanta la cittadina di Carbonia fu un centro fulcro dell’attività mineraria dell’intera Isola.
Se vogliamo essere precisi, il sito minerario di Serbariu – attivo dal ’37 al ’64 – era una tra le più importanti risorse energetiche a base di carbone fossile dell’intero Stivale.
Quale posto migliore di questo per addentrarsi nella terra in un viaggio in quello che fu un mondo estremamente importante meno di un secolo fa?
Dopo un’attenta e precisa opera di ristrutturazione del complesso minerario di Serbariu per motivi turistico-culturali, è stato creato il Centro Italiano della Cultura del Carbone. Per la precisione, oggi il sito è uno spazio museale e didattico: un autentico Museo del Carbone nato negli edifici e nelle strutture minerarie per rendere le visite ancor più interessanti.
La storia del carbone e della miniera si può quindi ripercorrere attraverso i locali della lampisteria, della galleria sotterranea e della sala argani.
Nella lampisteria, un’esposizione permanente permette – con un po’ di immaginazione – di immedesimarsi nei tempi che furono del tutto: un’ampia e preziosa collezione di lampade da miniera ma non solo, attrezzi da lavoro, oggetti d’uso quotidiano, fotografie, filmati dell’epoca, documenti e persino videointerviste ai minatori, per capire appieno quello che significava lavorare all’interno della terra.
Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Sardegna, Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio
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