Helen Doron: la scuola di inglese che da oltre trentacinque anni insegna a bambini e ragazzi di tutto il mondo un nuovo metodo di apprendimento è ormai diffusa anche in Sardegna. Ascolto ripetuto, rinforzo positivo, apprendimento in piccoli gruppi e tanto divertimento: sono questi i quattro pilastri che rendono il metodo Helen Doron unico nel suo genere. Ma di cosa si tratta esattamente? Per rispondere meglio a questa domanda, Daniela –  la Master Franchisor che ha portato sette Learning Centres in Sardegna – ha dato il via alle lezioni di prova gratuite nelle sedi Helen Doron sparse per l’Isola. Manca poco ormai all’inizio dei corsi nella sede di Oristano ed è questo il momento perfetto per partecipare, insieme ai nostri piccoli, alla lezione di prova e vivere una piccola anteprima per scoprire da vicino cosa succede all’interno delle classi di Helen Doron.

“More than English. Values for life”, è la frase che all’ingresso colpisce la nostra attenzione. Daniela ci racconta che tutti i contenuti dei corsi non solo hanno lo scopo di insegnare la lingua, ma anche di far comprendere a bambini e ragazzi importanti valori, come il rispetto per gli animali e l’importanza di seguire uno stile di vita salutista.

Daniela, Master Franchisor Helen Doron Sardegna

Non è un caso, infatti, che la filosofia alla base del metodo vede l’inglese non come una semplice materia scolastica ma come un mezzo di comunicazione alternativo, un modo diverso per esprimere ciò che viviamo e pensiamo. Alla Helen Doron non esistono banchi o voti, ma una lezione dinamica e interattiva in classi composte da pochi partecipanti in cui i protagonisti sono il gioco, l’ascolto e il dialogo.

Fin dalla lezione di prova, i bambini vengono accolti in un ambiente divertente e su misura per loro. A seconda della loro età le attività cambiano, ma in tutte le lezioni è possibile notare la facilità attraverso cui i bambini riescono ad entrare in contatto con una nuova lingua. Anche chi non ha mai studiato inglese partecipa ai giochi senza alcuna difficoltà e, al termine della lezione, lascerà l’aula portando con sé il suo primo bagaglio di conoscenza di una nuova lingua.

Le ore trascorse in aula sono una full immersion in cui bambini e ragazzi, dai tre mesi ai diciannove anni, vengono esposti alla lingua e stimolati al dialogo dalle “teachers”. Commettere degli errori quando si impara una nuova lingua è del tutto normale, ecco perché gli studenti non vengono richiamati per questo. Al contrario, ricevono molti rinforzi positivi, che li incoraggiano e motivano durante tutto il processo di apprendimento. L’ascolto ripetuto e la libertà di esprimersi senza essere giudicati permettono di imparare implicitamente le regole grammaticali della lingua.

A fare da sfondo a tutto questo troviamo il divertimento: cantare, ballare e imparare nuovi giochi in lingua straniera permette di massimizzare l’amore naturale dei bambini per l’apprendimento. E si sa, quando ci si diverte tutto sembra più facile, anche imparare una lingua straniera. Il materiale didattico – esclusivamente brandizzato Helen Doron – spazia tra il digitale e il fisico: canzoni, giochi e letture sono solo una parte del materiale presente nell’applicazione per smartphone e tablet di cui gli studenti possono usufruire, anche e soprattutto al di fuori delle lezioni. Inoltre, tra i corsi trovano spazio anche il teatro, le scienze, il dibattito pensati per incentivare il dialogo in diversi contesti.

Molto spesso, ci chiediamo quale sia l’età giusta per iscrivere i nostri figli ad una scuola di inglese extrascolastica e, soprattutto, quali sono i benefici di questa scelta? Davanti a una decisione così importante è importante ricordare che l’apprendimento e la padronanza della lingua inglese sarà una grande opportunità per il futuro dei nostri piccoli che potrà arricchire le loro vite sia a livello personale che professionale, aprendo le porte per viaggiare in tutto il mondo e comunicare con culture diverse. Inoltre, ciò che non tutti sanno è che i nostri bambini, fin dai primi mesi di vita, sono in grado di apprendere attraverso i suoni e l’ascolto, ecco Helen Doron propone anche dei corsi per neonati.

Ovviamente, ogni corso è strutturato appositamente tenendo conto dell’età degli alunni: le attività proposte in aula, così come quelle presenti nel materiale didattico, variano proprio in base a questo, così che i bambini e ragazzi possano immedesimarsi al meglio nelle avventure e ritrovarsi nei momenti di quotidianità. A questo proposito, è fondamentale anche la preparazione che ogni teacher deve possedere, sempre diversa secondo la tipologia di corso di cui si occuperà. Ma per trasmettere la passione per una lingua non è sufficiente avere solo una formazione di tipo accademico: creatività, empatia e neurodidattica sono elementi chiave per tutti i teachers di Helen Doron.

Ma come è nato questo metodo e chi è Helen Doron? Molto spesso ci capita di riconoscere la provenienza di una lingua semplicemente ascoltando la sua musicalità: l’eleganza del francese, la rigidità delle lingue nordiche, la melodiosa lingua spagnola, il ritmo amabile e dolce dell’italiano che nel corso della storia ha incantato poeti e letterati di tutto il mondo. Insomma, ogni Paese del mondo ha i suoi tratti distintivi. Ma allora, esiste davvero una musica del linguaggio? È proprio su questa domanda che la linguista britannica Helen Doron ha concentrato i suoi studi, affermando che non solo ogni lingua ha la sua musica ma anche che questa può rappresentare un grande strumento per quanto riguarda l’apprendimento di una lingua straniera. Dopo aver testato l’efficacia del suo nuovo metodo di apprendimento e averlo sperimentato con la lingua inglese, Helen Doron ha deciso di condividerlo con il resto del mondo. Oggi, a distanza di trent’anni, nel mondo sono presenti oltre mille centri di apprendimento, sparsi in tutto il mondo, che utilizzano il metodo di Helen per insegnare l’inglese.

Non dimentichiamo che imparare una lingua significa anche andare alla scoperta della sua cultura, ecco perché ciò che sicuramente non può mai mancare agli alunni di Helen Doron sono i viaggi studio, che portano gli studenti alla scoperta dell’Inghilterra, così da vivere un’esperienza britannica a trecentosessanta gradi. L’estate, invece, studenti e non, possono partecipare al Summer Camp di due settimane, totalmente in lingua inglese, che si tiene al Perdepera Resort di Cardedu.

Viaggio studio a Londra

Cagliari, Oristano, Capoterra, Quartu, San Sperate, Olbia e Senorbì: gli English Centres di Helen Doron stanno facendo il giro della Sardegna per dare a tutti i bambini e ragazzi la possibilità di comunicare, pensare e studiare in lingua inglese e, soprattutto, intraprendere un percorso formativo divertente e stimolante. Dopo una formazione completa, gli studenti possono decidere di mettersi alla prova: a partire dagli otto anni possono accedere ai test Cambridge English e ottenere la loro prima certificazione linguistica.

Come si dice caminetto in sardo campidanese?

Caminetti sardi: tradizioni e calore al centro dell’inverno. Questo elemento, simbolo di convivialità e calore domestico, rappresenta un’istituzione ben radicata nella cultura isolana. Ma come si dice caminetto in sardo campidanese?

Con l’arrivo dell’inverno, nelle serrate serate fredde che caratterizzano la stagione, il caminetto torna a ricoprire un ruolo fondamentale nei paesi della Sardegna. La risposta a questa curiosità è tanto affascinante quanto variegata: i termini più utilizzati per descrivere questo indispensabile fonte di calore sono tziminera, ziminera, giminera, ma anche forredda, foxili e fogu.

La lingua sarda, con le sue sfumature dialettali, riflette una tradizione agropastorale che ha sempre caratterizzato la vita nell’isola. In particolare, nei comuni dell’entroterra, dove gli inverni possono essere piuttosto rigidi, il caminetto ha storicamente assunto un’importanza cruciale, non solo per il riscaldamento, ma anche come centro di socializzazione, dove le famiglie si riuniscono attorno alle fiamme danzanti per raccontare storie e condividere momenti di intimità.

Il termine tziminera deriva dallo spagnolo chiminera, evidenziando le influenze culturali che hanno attraversato la storia sarda. Ma qualsiasi sia il nome con cui lo si chiama, il caminetto resta un simbolo di calore e accoglienza. Quindi, mentre ci prepariamo ad affrontare il freddo, non dimentichiamo di accendere queste tradizioni che riscaldano non solo gli ambienti ma anche i cuori. E voi, come chiamate questo pezzo di storia e cultura?