“L’animale che ci guarda stupito è un falco di palude, Circus aeruginosus. Vola lento e sicuro sopra i canneti. Si riconosce da molto lontano. Vive decine e decine di anni, alcuni li conosco da quando arrivai ad Oristano”. Così scrive Monica Pais, veterinaria della clinica Duemari di Oristano dove l’esemplare di falco di palude che vedete in foto è stato ricoverato a seguito di uno sparo.

“È in cima alla catena alimentare e, come tutti i rapaci è particolarmente protetto. E quindi non ho parole per definire chi è stato così povero di spirito e di intelligenza da abbatterlo con un colpo di fucile sparato anche male. Speriamo di recuperarlo”.

“Grazie alle donne e agli uomini del Corpo forestale che ce lo hanno consegnato. Sarà anche lecito girare la domenica a sparare ad animali che vivono liberi, comunque più passa il tempo e meno lo capiamo”, conclude amareggiata la veterinaria.

In epoca romana, la Sardegna figurava tra i principali territori di estrazione di piombo e argento, seconda solo a regioni come la Spagna e la Bretagna. Questi due minerali rivestivano un ruolo cruciale nell’economia e nell’espansione dell’antica Roma, costituendo risorse strategiche per l’organizzazione della vita civile e militare.

Il piombo veniva utilizzato in diversi settori: era indispensabile per la costruzione delle condotte idriche, per le infrastrutture pubbliche e militari e per la fabbricazione di utensili domestici. L’argento, invece, era essenziale per la monetazione e serviva alla produzione di monete come i sesterzi, largamente diffusi nei territori imperiali.

Grazie alla sua abbondanza di materie prime, la Sardegna era disseminata di giacimenti, soprattutto nelle zone dell’Iglesiente e del Sarrabus. Le stime indicano che, sotto il dominio romano, furono estratte sull’isola circa 600.000 tonnellate di piombo e 1.000 tonnellate di argento, fornendo un apporto significativo alla forza economica e alla stabilità dell’Impero.