Lo sapevate? Nel 1990, ai Mondiali di calcio in Italia, a Cagliari tifosi sardi fronteggiarono e respinsero gli hooligans inglesi

(FOTO) Lanci di pietre, guerriglia urbana e rione Marina in preda alla furia degli Hooligans che, alla fine, vennero ricacciati indietro. Anzi, molti di loro vennero letteralmente scaraventati in mare. Non dalle forze dell'ordine ma dai numerosi volontari sardi arrivati da tutta l'Isola che decisero in questo modo di farsi rispettare. Il governo inglese apprezzò.
Lo sapevate? Nel 1990, ai Mondiali di calcio in Italia, a Cagliari tifosi sardi fronteggiarono e respinsero gli hooligans inglesi.
Nella notte tra l’8 e il 9 giugno del 1990 si scatenò la guerriglia in città tra i tifosi inglesi, le forze dell’ordine e molte persone in borghese, desiderose di ricacciare indietro questi pseudotifosi.
L’estate in cui Cagliari insegnò agli hooligans una lezione di civiltà.
Nel caldo giugno del 1990, mentre l’Italia si preparava a ospitare uno dei Mondiali di calcio più memorabili della storia, Cagliari si trovò inaspettatamente al centro di un’epica battaglia culturale che avrebbe lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva non solo dei sardi, ma di tutti gli appassionati di calcio. La decisione di assegnare al capoluogo sardo tre partite del girone F, tutte coinvolgenti l’Inghilterra, sembrava una mossa strategica per isolare i famigerati hooligans inglesi. Tuttavia, nessuno avrebbe potuto prevedere come questa scelta avrebbe trasformato le strade di Cagliari in un campo di battaglia improvvisato, dove l’orgoglio e la determinazione dei sardi si sarebbero scontrati con la furia cieca del teppismo calcistico.
L’ombra dell’Heysel aleggiava ancora pesantemente sul mondo del calcio, e la prospettiva di ospitare i tifosi inglesi generava un mix di timore e determinazione tra i cagliaritani. L’aria era carica di tensione già nei giorni precedenti l’inizio del torneo, con voci e avvertimenti che si rincorrevano per le vie della città. Il rione Marina, cuore pulsante della vita notturna cagliaritana, si preparava inconsapevolmente a diventare l’epicentro di uno scontro che avrebbe fatto storia.
La notte tra l’8 e il 9 giugno segnò l’inizio delle ostilità. Gli hooligans, forti della loro reputazione di terrore e distruzione, scesero per le strade pensando di poter seminare il caos come avevano fatto in tante altre città europee. Ma ciò che trovarono fu una resistenza inaspettata e feroce. Non solo le forze dell’ordine, mobilitate in massa, ma anche una folta schiera di “volontari” sardi, giunti da ogni angolo dell’isola, erano pronti a difendere la loro terra e il loro onore.
Le scene che si susseguirono quella notte e nei giorni seguenti sembravano tratte da un film d’azione: lanci di pietre, inseguimenti per le strette vie del centro storico, e persino la surreale immagine di hooligans letteralmente scaraventati in mare dai robusti difensori locali. Giornalisti internazionali, giunti per raccontare il calcio, si trovarono invece a documentare una sorta di guerriglia urbana, dove la furia degli inglesi si infrangeva contro la determinazione granitica dei sardi.
La battaglia si estese rapidamente ad altre zone della città. Viale Diaz e via Della Pineta divennero teatri di scontri, mentre molti negozianti, per precauzione, abbassavano le serrande, trasformando parti di Cagliari in una città fantasma in attesa della tempesta. Ma la vera sorpresa fu la reazione dei locali. Invece di chiudersi in casa terrorizzati, molti cagliaritani e sardi delle zone limitrofe scesero in strada, armati di nient’altro che il loro coraggio e un profondo senso di appartenenza alla loro terra.
La partita più temuta, Inghilterra-Olanda del 16 giugno, vide il culmine degli scontri. Le forze dell’ordine, supportate da un esercito improvvisato di cittadini, riuscirono a contenere e respingere gli attacchi degli hooligans con una determinazione che lasciò stupiti persino gli osservatori di Scotland Yard. La notizia di come una piccola città italiana avesse tenuto testa ai famigerati teppisti inglesi fece il giro del mondo, guadagnando a Cagliari e ai suoi abitanti un rispetto internazionale inaspettato.
Nonostante la tensione e gli scontri, il calcio giocato non perse il suo splendore. Lo stadio Sant’Elia, gioiello incastonato tra mare e montagne, ospitò tre partite memorabili. L’11 giugno, Inghilterra-Irlanda inaugurò il girone con un pareggio che rifletteva la tensione dentro e fuori dal campo. Il 16 giugno, la tanto temuta Inghilterra-Olanda si concluse con un altro pareggio, questa volta a reti inviolate, in un’atmosfera carica di elettricità. Infine, il 21 giugno, Inghilterra-Egitto chiuse il girone con una vittoria inglese che assicurò il passaggio del turno alla squadra dei Tre Leoni.
Ma al di là dei risultati sportivi, ciò che rimase impresso nella memoria collettiva fu il coraggio e la solidarietà dimostrati dai cagliaritani e dai sardi in generale. La loro azione non solo protesse la città da danni maggiori ma inviò un messaggio potente al mondo intero: la violenza e il teppismo non avrebbero trovato terreno fertile nella loro isola.
L’episodio di Cagliari divenne rapidamente leggendario, raccontato e tramandato come esempio di come una comunità unita possa fronteggiare anche le minacce più intimidatorie. Per molti, rappresentò un punto di svolta nella lotta contro il hooliganismo, dimostrando che la determinazione e l’orgoglio di una comunità possono essere armi più potenti di qualsiasi atto di vandalismo o intimidazione.
Oggi, a distanza di oltre trent’anni, quegli eventi rimangono vividi nella memoria di chi li ha vissuti. Le strade di Cagliari, che videro scontri e tensioni, sono tornate alla loro tranquilla bellezza mediterranea. Ma l’orgoglio per quella notte in cui i sardi insegnarono agli hooligans una lezione di civiltà rimane intatto, un capitolo glorioso nella ricca storia di un’isola che ha sempre saputo difendere la propria identità e i propri valori con fierezza e determinazione.

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