La ricetta di oggi. Orziadas fritte, delizia della cucina di mare sarda

Le orziadas, o anemoni di mare o attinie, sono un piatto saporito dal gusto molto particolare, ottime come antipasto. Servitele con un Semidano freschissimo.
La ricetta Vistanet di oggi: orziadas fritte, delizia della cucina di mare sarda.
Le orziadas, o anemoni di mare o attinie, sono un piatto saporito dal gusto molto particolare, ottime come antipasto. Servitele con un Semidano freschissimo.
Ingredienti:
600 grammi di orziadas
farina 00
semola di grano duro
olio extravergine d’oliva
limoni
sale
Preparazione
Lavate bene le attinie, preferibilmente con acqua di mare. Usate dei guanti di gomma per lavarle perché i tentacoli degli anemoni sono urticanti. Scolatele poi versate nel recipiente la semola e la farina (tre quarti di semola e un quarto di farina). Versate gli anemoni e rigirateli per coprirli in ogni parte. Versatele in una padella con l’olio bollente. Dopo pochi minuti di cottura raccoglietele con una schiumarola e sistematele in un piatto con carta assorbente da cucina per far assorbire l’olio in eccesso. Salate e servite calde con gli spicchi di limone da spremere. Servitele con una bottiglia di Semidano freschissimo.

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Il mistero del pozzo sacro di Tattinu che, nascosto tra i boschi sardi, si differenzia rispetto a tutti gli altri

Ai piedi di un rilievo in Sardegna, c’è la fonte sacra di Tattinu, nascosta tra gli alberi, che si differenzia dalle altre per alcune caratteristiche. Vediamole insieme.
Nascosto tra i boschi e le distese di asfodeli alle pendici del monte Tamara, nel territorio di Nuxis, il pozzo sacro di Tattinu continua ad affascinare studiosi e visitatori. Un monumento silenzioso e enigmatico, la cui architettura fuori dal comune solleva interrogativi ancora irrisolti: frutto di precise scelte costruttive o custode di segreti che solo future campagne di scavo potranno rivelare?
La prima e più evidente particolarità rispetto ai tradizionali pozzi sacri nuragici è l’apparente assenza di un vestibolo o di altre strutture visibili in superficie. Il percorso verso l’acqua inizia direttamente con una lunga scalinata di 28 gradini, che incide il terreno formando un vuoto rettangolare. Alla base, si apre un vano d’acqua lungo poco più di otto metri e largo appena uno, incorniciato da pareti che accompagnano lo sguardo fino alla camera sotterranea.
La struttura del pozzo è a dir poco insolita: ha una sezione “a bottiglia” e una pianta ellittica, soluzioni raramente documentate nel panorama nuragico. Alta circa cinque metri, la camera è coperta da una volta a tholos, realizzata con blocchi di calcare perfettamente lavorati, integrati da ciottoli accuratamente disposti.
A breve distanza, avvolti dal verde del bosco, si trovano i resti di un villaggio nuragico, testimone silenzioso di un passato che ancora parla attraverso la pietra.
Si ringrazia per gli scatti Nicola Castangia, Lucia Corda e Bibi Pinna e il portale Sardegna verso l’Unesco.

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