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Sardegna, le parole dell'archeologo Bernardini | Cagliari - Vistanet
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Sardegna, la terra che “nessun Omero ha mai cantato”: le parole, quasi poesia, dell’archeologo Bernardini

Sardegna, la terra che “nessun Omero ha mai cantato”: le parole, quasi poesia, dell’archeologo Bernardini

paolo bernardini

Le bellissime parole che l'archeologo Paolo Bernardini dedicò alla sua terra, la Sardegna. Leggete il brano completo e ve ne innamorerete.

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5 Agosto 2023 11:26 La Redazione

“Tra le terre che volgono verso il tramonto vi è un’isola conosciuta con molti nomi, ripetutamente visitata da dei e da eroi […] Essa è costellata da torri imponenti e abitata da guerrieri famosi che nessun Omero ha mai cantato”, Paolo Bernardini.

Foto da un post dell’archeologo Giovannino Meloni

Queste le soavi parole che l’archeologo cagliaritano ha dedicato alla sua terra che conosceva, nel suo passato, meglio di chiunque altro. Sono state ricordate qualche giorno fa durante un convegno ad Ollastra. L’archeologo cagliaritano Paolo Bernardini ha dedicato la sua vita a studiare le culture fenicia e punica, e le interrelazioni fra queste e le altre culture del Mediterraneo.

Dapprima archeologo della Soprintendenza Archeologica per le province di Cagliari e Oristano, era docente dell’Università degli Studi di Sassari. Studioso del mondo fenicio e punico, i suoi lavori specialistici, molto apprezzati in campo internazionale, hanno interessato anche le civiltà nuragica e romana. Autore altresì di opere divulgative, di progettazione ed allestimento di mostre e musei, era in grado di rivolgersi con successo al più ampio pubblico.

​Molti sono i suoi significativi contributi sull’espansione fenicia nel Mediterraneo Occidentale e sui rapporti tra i mondi indigeni e i popoli dell’Oriente; a partire dalla Sardegna il suo sguardo spaziava sull’intero mondo antico, senza confini geografici o cronologici. ​Persona di poliedrici interessi e curiosità naturali ben aldilà dell’archeologia, era sempre felice di confrontare con gli amici le sue idee sui più svariati argomenti. La sua opera di studioso è stata fondamentale per la ricostruzione storica e per la conoscenza del patrimonio storico e archeologico del territorio sulcitano e della stessa Sant’Antioco. Molti dei reperti esposti nelle sale museali del territorio del Sulcis, provengono dalle sue attività di indagine nel territorio, svolte nei trent’anni di lavoro presso la Soprintendenza archeologica per le Province di Cagliari e Oristano.

 

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Tutti i Festival culturali dei prossimi mesi: ne parliamo con uno degli organizzatori più esperti, Davide Madeddu



Da Monumenti aperti a Creuza de Ma, da Tutte Storie al Figari International Short Film Fest: quanto lavoro c'è dietro? Ne parliamo con uno degli organizzatori più richiesti nell'Isola e non solo

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7 Maggio 2025 9:43 Michela Girardi

La Sardegna è una fucina di grandi eventi culturali. Ma spesso partecipiamo senza capire il grande lavoro che c’è dietro, la fatica e i talenti che vengono impegnati per realizzare questi enormi progetti che muovono idee, persone ma anche denaro. Per questo abbiamo chiacchierato con un esperto.

Davide Madeddu, classe 86, laureato in lettere moderne. Borsista Erasmus, sia per il programma di studio presso l’Università di Montpellier, sia in qualità di stagista presso la Biblioteca Dipartimentale di Italianistica della stessa facoltà. Ha lavorato nei campi profughi di Leros e Lesbo in Grecia nel 2016 assieme a diverse compagnie teatrali. Ha vissuto un anno in Slovacchia (2016-2017), in un piccolo paese vicino al confine con l’Ungheria (Jelsava), all’interno di un progetto di volontariato europeo in assistenza ai bambini di strada, di estrazione Rom, e come insegnante di inglese e teatro nelle scuole di ogni ordine e grado.

Si occupa della segreteria organizzativa e del coordinamento di diversi festival letterari e musicali, ha collaborato con l’ente ricerche regionale in qualità di mediatore culturale, lavora nella segreteria regionale sarda di Monumenti Aperti ed è project manager per Riverrun ETS, hub culturale e sociale con sede a Cagliari e Roma. A giugno 2024 è uscito il suo primo libro per le edizioni Montag: “Animali di passaggio”. Ha scritto numerosissimi podcast per l’azienda milanese Podcastory e ha una qualifica come green manager per l’audiovisivo.

Quali sono i Festival a cui stai lavorando attualmente?

Attualmente sto lavorando su Monumenti Aperti, non un festival in senso stretto, ma una delle manifestazioni di promozione dei beni culturali più importanti d’Italia e sicuramente la più importante della Sardegna; lavoro fondamentalmente tutto l’anno su Tuttestorie, primo festival in Italia dedicato alla letteratura per ragazzi; Giardino delle Esperidi, festival di teatro che si svolge in Brianza tra giugno e luglio per il quale ricopro il ruolo di direttore di produzione; Saturnia Film Festival, festival di cinema che si svolge in Toscana a inizio agosto per il quale ricopro il ruolo di direttore organizzativo; La Ridda Selvaggia, festival di letteratura per l’infanzia promosso dal comune di Lanusei e organizzato sempre da noi di Tuttestorie, il primo anno mi sono occupato di coordinamento, quest’anno lavorerò all’infopoint e accoglienza. A breve dovrei riprendere inoltre la collaborazione con altre due realtà del nostro territorio: Creuza de Ma, festival di musica per cinema che si svolge a luglio a Carloforte e a novembre a Cagliari; Figari International Short Film Fest, festival del cortometraggio con sezione di industry e market che si svolge a Golfo Aranci a giugno, per il quale sono responsabile dell’hospitality.

Parlaci di quelli a cui stai lavorando che si svolgeranno in Sardegna?

Monumenti Aperti non ha bisogno di presentazioni, mentre ti rispondo la manifestazione è già partita in diversi comuni dell’isola e nei prossimi weekend toccherà quasi tutte le regioni d’Italia e tantissimi comuni sardi – per Monumenti Aperti lavoro nella segreteria organizzativa e mi occupo del raccordo tra reparto grafico e amministrazioni comunali, si tratta di una macchina organizzativa molto complessa e, ci tengo a precisarlo e questo vale per tutti gli altri eventi: io sono solo un ingranaggio del motore, se mi inceppo io rischiano d’incepparsi interi reparti e viceversa, ma conta davvero il lavoro di ognuno e la sinergia tra colleghi. Non lo dico per finta modestia, ma perché non vorrei che passasse il messaggio che io sia più “importante” di altri per la riuscita di un evento perché in questo momento godo di un’intervista: lo siamo tutte e tutti, indistintamente.
E i festival che riescono meglio sono quelli che non hanno bisogno di esercitare autorità per rimarcare i ruoli, ma quelli che sanno dare a chiunque consegne precise da svolgere e tutto fila liscio come l’olio o anche se si dovesse verificare un imprevisto, tutti sanno dove mettere le mani. Ed è una delle cose più belle dei festival: ci insegnano a risolvere problemi alla velocità della luce, senza perdere il controllo e la calma… non vale per tutti, anzi, chi lavora nel mondo degli eventi sa molto bene quanto siano frequenti le situazioni di litigio e follia collettiva, soprattutto negli eventi estivi che si svolgono con 800 gradi all’ombra a ritmi sostenuti per tante ore di lavoro (e pochissime ore di sonno), ma fortunatamente a me capita di lavorare solo in ambienti pacifici!

Tuttestorie: il festival più bello del mondo, perché animato dai bambini e da un gruppo di capisquadra e volontari (le nostre “magliette colorate”) che lo rendono uno dei luoghi più felici del pianeta, dove davvero si crea comunità e le famiglie possono incontrarsi e rilassarsi, passare del tempo di qualità con le figlie e i figli, conoscere di persona artisti e scrittori di livello e respiro internazionale. È il festival che mi ha insegnato il mestiere, quello al quale sono più affezionato, se non fosse stato per loro la mia vita avrebbe preso una piega del tutto diversa e che ignoro onestamente. Felice di averli incontrati! Per Tuttestorie mi occupo di reperire finanziamenti dall’estero e di accogliere gli ospiti internazionali, oltre alle incombenze di segreteria organizzativa, logistica ecc. Anche in questo caso, si tratta di un gruppo di lavoro molto vasto e competente, animato da una
direzione artistica fenomenale, e da rapporti umani molto affettuosi e sensibili, e che lavora 12 mesi l’anno per mettere su ogni nuova edizione – quest’anno celebriamo 20 anni dall’1 al 5 ottobre… e non sarebbe male risparmiare tempo sui bandi, così da poterlo dedicare alla fase esecutiva.
Ridda Selvaggia: festival giovane, quest’anno alla seconda edizione, organizzato di concerto dal comune di Lanusei, promotore, e da una costola di Tuttestorie: si svolge nel Bosco Seleni dal 13 al 15 giugno.

Non ho ancora cominciato a lavorare a Creuza de Ma, altro festival storico della nostra isola, che si svolge nella cornice meravigliosa dell’isola di San Pietro e a Carloforte, ma dovrebbe sbloccarsi a breve. Anche in questo caso si tratta di un gruppo di lavoro molto collaudato, col quale è estremamente divertente e piacevole lavorare.

Figari International Short Film Fest si svolgerà a giugno a Golfo Aranci, le proiezioni si svolgono in posti spettacolari come il lungomare del paese, cala Sassari e cala Moresca… e ho paura che le date si sovrappongano con altri impegni… e questo è un gran peccato, ma è davvero difficile calendarizzare e sincronizzarsi tra eventi, ma magari riusciamo a fare comunque qualcosa assieme e ci terrei, perché è un festival molto divertente e molto interessante da un punto di vista lavorativo, molto intenso.

Il mondo della cultura e dello spettacolo in Sardegna quanta ricchezza porta e secondo te, potrebbe fruttare di più con una politica regionale più mirata?

Il meccanismo culturale dei festival in Italia è chiaro e ha bisogno di finanziamenti pubblici per potersi svolgere, diversamente è impossibile o quasi mettere su un evento con solo sponsor privati o vendita di servizi (es. sbigliettamento), a meno che non si tratti di grandi eventi con alle spalle imprese di spettacolo o di eventi piccoli ripetuti nel tempo (es. la serata in discoteca che si regge su ingressi e bar). Al di là delle politiche regionali, quello che non succede spesso in Italia è la possibilità di godere di finanziamenti automatici, che nel caso di realtà che si sono ampiamente storicizzate nel territorio, dovrebbe avvenire, appunto, automaticamente! Senza passare per i bandi ogni anno, dove a volte basta un vizio di forma per comprometterne l’esito.

Così come è devastante la procedura a sportello, per cui le risorse vengono distribuite sulla rapidità del click con cui vengono presentate le domande e non rispetto alla qualità dei progetti. Occorre credo ripensare queste procedure, pur comprendendo che spesso le risorse sono limitate a fronte di un numero di richieste elevatissimo e si preferisce procedere sul principio del chi prima arriva meglio alloggia, piuttosto che entrare nel merito della qualità dei progetti.

Tra l’altro a volte è pure un bene che non entrino nel merito dei progetti le commissioni di valutazione: è capitato qualche anno fa che al punto “rapporti con le scuole” ci dessero il punteggio minimo, a noi di Tuttestorie, che portiamo 12.000 studenti al festival e attiviamo circa 300 appuntamenti con le scuole di mezza Sardegna… va beh… Comunque è banale da dire, ma la politica dovrebbe investire di più sulla cultura: i festival sono luoghi meravigliosi, d’incontro e scambio, di professionalità e offerte artistiche che imparano dal confronto reciproco, e spesso hanno una ricaduta economica sul territorio che basta da sola a giustificare l’impegno di risorse umane e finanziarie… penso a festival importanti come Time in Jazz col quale ho avuto la fortuna di collaborare nel 2020, che per ogni euro investito ne fa ricadere 4 su Berchidda e dintorni… segno evidente che conviene investire in cultura se dietro la macchina organizzativa ci sono professionisti competenti e appassionati. E i professionisti si formano se ci sono le risorse per farlo. Per chiudere con un’altra banalità: viviamo in un mondo dove ci si improvvisa spesso e volentieri in ogni campo possibile immaginabile e il settore culturale non fa eccezione, anzi: di frequente diventa il piano b di tanti che non trovano sbocco altrove e allora nascono eventi improponibili, inguardabili, ingestibili e pure “pericolosi” da un punto di vista della sicurezza per il pubblico (ho visto cose che voi umani…) e in qualche modo quest’approssimazione getta discredito anche sulle realtà virtuose o forse queste ultime ne guadagnano lustro… non so, ma mi sembra che in Italia, tendenzialmente, non venga preso seriamente il mestiere degli operatori culturali, né tantomeno (o meno ancora se possibile) quello degli artisti.

Il tuo libro “Animali di passaggio” ci parla di umanità e sentimenti, pilastri imprescindibili di ogni creatura vivente. Come è nata l’dea?

È nato a Carloforte durante il Covid, perché ha creato l’unica condizione possibile affinché si possa scrivere: quella che Virginia Woolf chiamava “una stanza tutta per sé”, tralasciando le questioni femministe, che chiaramente non si applicano a me.
Ma quello che si è applicato a me è lo spazio fisico e mentale in cui poter scrivere, pensare, ragionare, respirare quiete tra una pagina e l’altra.
E quale miglior luogo di Carloforte e di una finestra sul mare per farlo? Gli animali mi piacciono da sempre e da sempre piacciono alla mia famiglia che ha insegnato a me e mio fratello ad amarli e rispettarli e prendercene cura. Inizialmente avevo in mente una storia di animali livorosi che si incontrano in Paradiso e si lamentano dei trattamenti ricevuti in Terra da parte dell’uomo, attraverso dei ritratti brevi alla maniera dell’Antologia di Spoon River. E poi grazie a Dio ho cambiato focus ed il libro è diventato una serie di racconti (leggi favole senza la morale) incorniciati in cui gli animali davvero vivono in Paradiso, ma affrontano i propri traumi della vita precedente con altro piglio e soprattutto con altri interlocutori, oltre a se stessi, Dio, che è un grande elefante buono che ricorda Freud. La particolarità di questi animali è che sono tutti animali realmente esistiti e che io ho avuto il privilegio di conoscere e in tanti casi amare e consegnarli a un posto di pace e amore mi sembrava e mi sembra ancora il giusto tributo verso quelle creature irripetibili e meraviglioso quali sono (o meglio, erano).

Progetti per il futuro?

Artisticamente ho un libro in mente, ma avrei bisogno di una stanza tutta per me per scriverlo, senza augurare al mondo un secondo Covid per riuscirci ovviamente! Chissà! Intanto l’idea c’è, mi sembra pure buona, forse un tantino ambiziosa e non sono troppo sicuro che sia alla mia portata, quindi si vedrà, intanto raccolgo appunti! Sogno per il futuro un luogo dove realizzare tutte le mie passioni mettendole al servizio degli altri e
per altri intendo tutto, tutte, tutti: animali, persone, piante. Un luogo dove ci sia tanta musica, che credo sia la massima espressione del genio umano, assieme a tanta arte, cultura, cinema… insomma quello che mi porto dietro dalla mia professione e dalle mie passioni. Non l’ho messo minimamente a fuoco, ci sto riflettendo e lo sto incrociando con delle belle proposte di amici per un’idea di business (se sapessero quanto son bucate le mie mani si tirerebbero subito indietro all’impresa!), comunque mi manca tanto il lavoro socialmente utile e so di provare molto amore per molto del reale che mi circonda e sento di ricevere spesso molto più amore di quanto riesca a gestire: e quindi è il caso di riversarlo sul mondo, che male non fa e se si riesce persino a ricavarne un sostentamento, wow! Ci proviamo.

Davide Madeddu_foto di Laura Farneti

Davide Madeddu_foto di Laura Farneti

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