Lo sapevate? Perché la Grotta della vipera si chiama così?

La Grotta è ora un importante patrimonio culturale della Sardegna che tutti conoscono: ma perché si chiama così?
La Grotta della Vipera è un monumento funerario nella necropoli punica di Tuvixeddu. Ospita le sepolture di Atilia Pomptilla e Lucio Cassio Filippo e ha preso questo nome dal fatto che ha due vipere scolpite sull’architrave.
Rischiava di essere distrutto ma è stato salvato grazie all’intervento del generale Alberto La Marmora durante i lavori per la costruzione della Cagliari-Sassari nel 1822. Installò un cancello per impedire ulteriori danni e preservare la grotta dagli abusi.
La Grotta è ora un importante patrimonio storico e culturale della Sardegna che testimonia la sua ricca storia dalla preistoria all’epoca romana.
Ma chi era Atilia Pomptilla? Era di famiglia gentilizia a Roma e seguì il marito Lucio Cassio Filippo in esilio in Sardegna, forzato dall’imperatore Nerone. Filippo contrasse la malaria in forma grave e Pomptilla, continuando a vegliare su di lui, si ammalò a sua volta e morì. Filippo le fece costruire un grande mausoleo, che ancora oggi è un imponente monumento funebre alla loro memoria.
L’entrata monumentale della Grotta della Vipera è modellata come un tempio “ad ante” con un pronao aperto, due pilastri laterali e due colonne centrali. Purtroppo, nel corso del tempo, le ante, le colonne e i pilastri sono andati perduti, ma un capitello sopravvive come unico resto.

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La Cagliari che non c’è più: una cartolina del palazzo di Giustizia in costruzione negli anni Trenta

Guardate come era piazza Repubblica prima che si chiamasse così. Strade sterrate, alberi, niente auto ma solo persone che camminano lì dove adesso sfrecciano mezzi pubblici e macchine.
La Cagliari che non c’è più: una cartolina del palazzo di Giustizia in costruzione negli anni Trenta.
Guardate come era piazza Repubblica prima che si chiamasse così. Strade sterrate, alberi, niente auto ma solo persone che camminano lì dove adesso sfrecciano mezzi pubblici e macchine.
La Cagliari di un tempo rivive in questa straordinaria cartolina d’epoca, che cattura un momento emblematico della sua trasformazione urbanistica: la costruzione del Palazzo di Giustizia negli anni Trenta. Lo sguardo si posa su una Piazza Repubblica ancora senza nome, ben lontana dall’immagine che oggi tutti conosciamo. Al posto delle strade asfaltate e del traffico incessante, il terreno è ancora sterrato, punteggiato da alberi e solcato soltanto dai passi dei pochi passanti che vi camminano con calma, senza il fragore delle automobili e dei mezzi pubblici che oggi attraversano incessantemente l’area. Sullo sfondo si distingue imponente il profilo del Monte Urpinu, mentre la costruzione del Palazzo di Giustizia domina la scena, simbolo di un’epoca in cui la città iniziava a espandersi oltre il suo nucleo storico. I lavori per l’edificazione dell’imponente struttura ebbero inizio nel 1933 in un’area allora nota come Su Baroni, un quartiere che rappresentava l’estrema periferia di Cagliari, caratterizzato da vasti campi di mandorli e da un paesaggio ancora rurale. La costruzione avanzò rapidamente e, dopo cinque anni, nel 1938, l’edificio fu ufficialmente inaugurato con il completamento della facciata principale e dei due corpi laterali. Questa immagine è una finestra sul passato, un frammento di storia che ci permette di immaginare una città in piena metamorfosi, sospesa tra tradizione e modernità, tra il silenzio delle campagne e il futuro dinamico che l’attendeva.

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