Giorno del Ricordo. Tra le vittime delle foibe ci furono anche 140 sardi emigrati per lavoro in terra Istriana

Operai, minatori, carabinieri e militari: queste sono state le vittime della violenza assassina.
Italiani, e in parte anche Sardi, vittime di una delle più sanguinarie stragi che la storia ricordi. Vite, storie familiari distrutte con l’intento criminale di cancellarne perfino la memoria. Per le vittime delle foibe è stato istituito nel 2004 il Giorno del Ricordo.
Operai, minatori, carabinieri e militari: queste sono state le vittime della violenza assassina. Tra loro c’erano almeno 140 sardi, per lo più minatori arrivati da Carbonia per lavorare duramente nelle miniere istriane, ma anche molti militari. Molti di loro, in fuga da quell’orrore, trovarono rifugio in Sardegna, dando vita ad una comunità laboriosa e perfettamente integrata con il tessuto sociale dell’Isola.
“Il dolore, la ferocia, l’esodo, la morte, rivivono in questo giorno e in questa ricorrenza – ha commentato il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas -. Tenere scolpiti nella mente l’odio e la pulizia etnica perpetrati dal comunismo titino è un dovere e l’unico modo che abbiamo per rendere giustizia a tutte le vittime della barbara ferocia delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata del secondo dopoguerra. Tra di loro ci furono almeno 140 sardi, militari, minatori del Sulcis giunti da Carbonia per lavorare duramente nelle miniere istriane, dipendenti pubblici. È alle loro famiglie che va il pensiero commosso di tutta la Giunta regionale, unito alla ferma condanna di ogni forma di totalitarismo”. Lo ha detto il Presidente della Regione Christian Solinas rivolgendo un pensiero alle migliaia di vittime delle foibe, comprese le famiglie sarde coinvolte in una delle più sanguinarie, violente e disumane stragi che la storia ricordi.
“L’orrore delle Foibe non può essere dimenticato e, anzi, è proprio alimentando il ricordo e la memoria che possiamo evitare il ripetersi di fatti così atroci e sanguinari – ha concluso il presidente – Oggi più che mai abbiamo il dovere di non dimenticare questa drammatica pagina di Storia per troppo tempo nascosta e, addirittura, negata a una narrazione autentica e libera da ideologie”.

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