“Icity Rank 2022”, Cagliari nella top ten delle città più digitali

Il capoluogo sardo è l'unica città del Sud Italia ad essersi classificata nella top ten, in una classifica che è guidata ancora da Firenze.
Più digitale, più social e con in campo una rete WiFi pubblica di tutto rispetto. Numeri in crescita sotto il profilo dello sviluppo digitale per la città di Cagliari che ha ottenuto un lusinghiero nono posto nella graduatoria del rapporto “ICity Rank 2022” stilato da Forum PA per individuare la città più digitale.
Il capoluogo sardo è l’unica città del Sud Italia ad essersi classificata nella top ten, in una classifica che è guidata ancora da Firenze. Al secondo posto, altra conferma, si è piazzata Milano mentre il gruppo al terzo gradino del podio è formato da Bergamo, Bologna Cremona, Modena, Roma Capitale e Trento. Idealmente quarta, ma tecnicamente nona, la città isolana a pari merito con Genova, seguite dalle coppie Parma e Torino (11° posto), Brescia e Benezia (13°).
La ricerca ha preso in esame i 108 Comuni capoluogo e li ha analizzati sulla base dell’indice di trasformazione digitale, ottenuto come media aritmetica di 8 indici settoriali (Servizi online, canali social, piattaforme abilitanti, Open data, apertura, WiFi pubblico, app municipali e IoT) che sintetizzano 35 indicatori basati su 150 variabili.
Sono in tutto 26 le città che sono state classificate come “digitali”, capaci, cioè, di utilizzare in modo diffuso, organico e continuativo le nuove tecnologie. E Cagliari spicca nel Mezzogiorno dove, mediamente, è stato registrato un certo ritardo nel colmare il gap digitale con le città più all’avanguardi. Il capoluogo sardo è emerso, tra gli indicatori, soprattutto su WiFi pubblico (5° posto nel parziale) e Social PA.

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La Sardegna era uno dei più grandi bacini di argento e piombo dell’Antica Roma

Questi due minerali rivestivano un ruolo cruciale nell’economia e nell’espansione dell’antica Roma, costituendo risorse strategiche per l'organizzazione della vita civile e militare.
In epoca romana, la Sardegna figurava tra i principali territori di estrazione di piombo e argento, seconda solo a regioni come la Spagna e la Bretagna. Questi due minerali rivestivano un ruolo cruciale nell’economia e nell’espansione dell’antica Roma, costituendo risorse strategiche per l’organizzazione della vita civile e militare.
Il piombo veniva utilizzato in diversi settori: era indispensabile per la costruzione delle condotte idriche, per le infrastrutture pubbliche e militari e per la fabbricazione di utensili domestici. L’argento, invece, era essenziale per la monetazione e serviva alla produzione di monete come i sesterzi, largamente diffusi nei territori imperiali.
Grazie alla sua abbondanza di materie prime, la Sardegna era disseminata di giacimenti, soprattutto nelle zone dell’Iglesiente e del Sarrabus. Le stime indicano che, sotto il dominio romano, furono estratte sull’isola circa 600.000 tonnellate di piombo e 1.000 tonnellate di argento, fornendo un apporto significativo alla forza economica e alla stabilità dell’Impero.

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