Monumenti sardi: la Torre di San Pancrazio, baluardo pisano nel cuore di Cagliari

Andiamo alla scoperta di uno dei monumenti simbolo della città di Cagliari.
Monumenti sardi: la Torre di San Pancrazio, baluardo pisano nel cuore di Cagliari.
Andiamo alla scoperta di uno dei monumenti simbolo della città di Cagliari.
La torre pisana fu edificata nel 1305 da un architetto cagliaritano, che lavorava per i toscani, Giovanni Capula. Lo stesso architetto progettò la “gemella” torre dell’Elefante e quella dell’Aquila (o del Leone), inglobata nell’odierno palazzo Boyl. La torre è formata da conci di pietra forte, un calcare bianco utilizzato a Cagliari per la costruzione di numerosi edifici.
Dopo l’occupazione degli Aragonesi, avvenuta nel 1324, la torre, che faceva parte di un complesso e grandioso sistema fortificato, venne chiusa e trasformata in foresteria per gli ufficiali che arrivavano da Barcellona. Successivamente divenne un carcere, sino al periodo piemontese mantenne questa funzione e poi fu sostituito dal carcere di Buoncammino, costruito nel 1896. Nel 1906 la torre fu riportata alla sua forma originaria e il muro di chiusura del lato che dà su Castello fu riaperto, proprio come durante il periodo pisano.
Al principio del secolo XIV, minacciata dall’ascesa aragonese nel Mar Mediterraneo, Pisa procedette ad erigere imponenti torri, allo scopo di consolidare la propria roccaforte nel sud della Sardegna. Progettate dall’architetto sardo Giovanni Capula, le torri di San Pancrazio e dell’Elefante furono lodate per la loro unicità, quando, nel 1535, Carlo V, il potente sovrano del Sacro Romano Impero, le annoverò tra le migliori opere militari dell’intera Europa.
Portata a compimento nel 1305, con le sue mura di spessi blocchi calcarei, le sue strette feritoie e le sue pesanti saracinesche, la Torre di San Pancrazio proteggeva il versante settentrionale del Castello; posta ad un centinaio di metri sopra il livello del mare, sviluppata su quattro livelli per un’altezza complessiva superiore ai trentasei metri, essa era inoltre un perfetto posto di avvistamento contro eventuali attacchi provenienti sia dal mare che dall’entroterra.
Persa l’originaria funzione di principale accesso al Castello, nel XVI secolo la torre fu adibita a carcere, dove i galeotti vivevano in condizioni disumane.
Sebbene oramai pressoché avulsa dalla piazza Indipendenza, la Torre di San Pancrazio è ancora una delle figure maggiormente riconoscibili nel profilo della città di Cagliari.
Riportata al suo aspetto originario, essa è oggi visitabile con accesso dall’adiacente Palazzo delle Seziate.
Si tratta della torre più alta di Cagliari. L’edificio, uno dei simboli della città (tanto che le torrette nel palazzo civico di via Roma sono state ispirate proprio dalle due torri pisane), si trova nel punto più alto di Castello, a fianco del palazzo delle Seziate, ed è raggiungibile dalla via Indipendenza, dal viale Buoncammino tramite la Porta Cristina, e da via Ubaldo Badas tramite la porta di San Pancrazio. La visita al monumento consente di ammirare vasti panorami della città e del circondario.
Si tratta della torre più alta di Cagliari. L’edificio, uno dei simboli della città (tanto che le torrette nel palazzo civico di via Roma sono state ispirate proprio dalle due torri pisane), si trova nel punto più alto di Castello, a fianco del palazzo delle Seziate, ed è raggiungibile dalla via Indipendenza, dal viale Buoncammino tramite la Porta Cristina, e da via Ubaldo Badas tramite la porta di San Pancrazio. La visita al monumento consente di ammirare vasti panorami della città e del circondario.
La torre serviva come baluardo difensivo per i numerosi attacchi genovesi e moreschi. Oltre a servire come difesa era ed è ancora, insieme alla torre dell’Elefante, la porta principale per entrare a Castello. Nel 2013 il complesso di San Pancrazio è stato al centro di un progetto di riallestimento volto alla razionalizzazione dei suoi spazi museali.
Come la gemella torre dell’Elefante, è fatta in Pietra Forte, un calcare bianco estratto dal colle di Bonaria. Nei tre lati chiusi, che son spessi ben 3 metri, presenta varie feritoie molto sottili. Il quarto lato, come la maggior parte delle torri pisane, si rivolge verso l’interno del Castello, e mostra i ballatoi situati sui quattro piani della torre.
Dalla sua sommità, ad oltre 130 metri sul livello del mare, era possibile controllare il territorio circostante la città. Nel 1328 il lato aperto veniva tamponato dagli Aragonesi per trasformare l’edificio in abitazione di funzionari, e parte in magazzino. Dal ’600, con l’apertura del passaggio nell’attiguoPalazzo delle Seziate, la torre perdeva la funzione d’ingresso alla città, e veniva adibita a carcere sino alla fine dell’800. Agli inizi del XX secolo venne restaurata e riportata alle condizioni originarie, con la riapertura del lato rivolto a Piazza Indipendenza, ed il ripristino dei ballatoi in legno. Un recente restauro ne ha rinforzato le strutture e riscoperto parte dell’apparato difensivo. Insieme alla gemella Torre dell’Elefante, è una delle poche costruzioni medioevali di Cagliari che si sono conservate pressoché intatte. Sono da evidenziare varie soluzioni difensive, come le diverse feritoie che si affacciano a varie altezze, le tracce dei numerosi sbarramenti della sottostante porta, comprendenti due saracinesche e tre portali, e infine, sulla sommità, il coronamento di mensole da cui si potevano bombardare eventuali attaccanti. La torre era circondata da una muraglia detta “barbacane”, oltre la quale era un fossato. A varie quote nel lato Nord sono murati stemmi pisani, mentre sull’arcata della porta, dal lato opposto, c’è una iscrizione latina che ricorda i castellani pisani di Cagliari all’epoca della sua costruzione, l’impresario che eseguì i lavori e l’architetto progettista Giovanni Capula.
Una curiosità sulla torre. Nel 1911 a Roma fu ricostruita la Torre di San Pancrazio per l’Esposizione Nazionale.
Per il cinquantenario dell’unità d’Italia, a Roma si tenne l’Esposizione Nazionale di tutte le regioni. Ciascuna partecipava con un proprio padiglione. La Sardegna allestì un imponente ricostruzione con monumenti simbolo tra i quali una riproduzione della Torre di San Pancrazio.
Fu Dionigi Scano con la collaborazione del figlio Flavio a progettare il Padiglione della Sardegna all’Esposizione Nazionale di Roma, nel 1911. Fu un’Esposizione particolarmente importante perché ricorreva l’anniversario dei primi 50 anni dell’Unità d’Italia.
Ogni regione era invitata a partecipare allestendo un padiglione che ospitasse le produzioni tipiche, tradizionali della propria terra. Naturalmente il padiglione doveva essere rappresentativo e riconoscibile, così Scano optò per monumenti che ricordassero la Sardegna e in particolare il capoluogo.
Come si può vedere nella foto, a Roma, nella piazza d’Armi che poi diventerà il quartiere Flaminio fu ricostruita, anche se non proprio fedelmente la Torre di San Pancrazio, con accanto il porticato del Chiostro di San Domenico. All’interno invece furono riprodotte le volte dell’Archivietto del Duomo di Oristano.

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