Lo sapevate? Il primo sardo ucciso nella Prima Guerra Mondiale fu un marinaio: il sottocapo Luigi Olla, ventitreenne di Quartu

Oggi è l'anniversario della fine della Grande Guerra (1915-1918) che spazzò via una generazione di giovani sardi: quella dei ragazzi di 18, 19 e 20 anni e persino qualche minorenne. I sardi caduti – secondo l’Albo d’Oro ufficiale del 1938 custodito negli Archivi militari – sono 13.602, di cui 11.069 morti accertati, 2010 i dispersi e 523 gli scomparsi
Lo sapevate? Il primo sardo ucciso nella Prima Guerra Mondiale fu un marinaio: il sottocapo Luigi Olla, ventitreenne di Quartu.
Oggi è l’anniversario della fine della Grande Guerra (1915-1918) che spazzò via una generazione di giovani sardi: quella dei ragazzi di 18, 19 e 20 anni e persino qualche minorenne. I sardi caduti – secondo l’Albo d’Oro ufficiale del 1938 custodito negli Archivi militari – sono 13.602, di cui 11.069 morti accertati, 2010 i dispersi e 523 gli scomparsi.
Come riporta Carlo Figari nel suo sito, l’Italia era entrata nel conflitto da poche ore quando la torpediniera Turbine si lanciò contro alcune navi austriache che stavano attaccando il porto di Bari. Erano le quattro del mattino del 24 maggio 1915.
Pochi giorni dopo, il 31, nel settore di Tolmino, morì il primo soldato sardo, Alberigo Lorrai, del 41mo reggimento di fanteria.
A giugno i caduti provenienti dall’Isola furono 194, fra cui il primo “sassarino”: il caporale di Arbus Silvio Sitzia arruolato nell’appena costituito 151mo reggimento e colpito nel furibondo attacco al monte Col di Lana del 15 giugno. Per lui arrivò poi una medaglia d’argento.
Quel giugno morirono 104 sardi, più del doppio nel mese successivo (361) in un crescendo di croci che salirà a 3187 nel 1916, poi a 3880 nel 1917 e 3902 nel 1918. Ma i militari sardi, a causa delle ferite, continuarono a morire anche a guerra conclusa: 461 nel 1919 e 141 nel 1920.
Furono 650 mila gli italiani morti nel conflitto, ma c’è chi sostiene oltre 700 mila. Una generazione, quella dei giovani di 18, 19 e 20 anni fu spazzata via. I sardi caduti – secondo l’Albo d’Oro ufficiale del 1938 custodito negli Archivi militari – sono 13.602, di cui 11.069 morti accertati, 2010 i dispersi e 523 gli scomparsi, in gran parte periti in mare nell’affondamento delle navi, sepolti da valanghe in montagna o deceduti in prigionia. Furono 1116 i sardi che non tornarono più dai campi dove furono reclusi dopo la cattura.
I numeri dei caduti oggi si possono recuperare dal web grazie al database realizzato da Guido Rombi, uno storico di Tempio che da quasi vent’anni lavora a un ambizioso progetto per mettere in rete, a disposizione di tutti, nomi e informazioni su ciascun militare isolano morto o scomparso nella Grande Guerra.
Nelle sue ricerche, spesso su fonti inedite, Rombi è andato ben oltre gli elenchi dell’Albo d’Oro arrivando sinora a un totale di 15.194, quasi 1600 nomi in più. Il database si trova già su internet nel sito Eroi e Caduti Sardi 1915-1918.
La Sardegna conta, purtroppo, il numero maggiore di caduti rispetto alla popolazione della regione: dall’Isola partirono oltre centomila uomini, praticamente tutti gli abili alle armi nati tra il 1858 e il 1899, i diciottenni chiamati per l’offensiva decisiva sul Piave dopo il disastro di Caporetto. Ma vennero arruolati anche 334 ragazzi del 1900 e due del 1901 che non avevano ancora l’età maggiore. I sedicenni erano il marinaio di Olbia, Giovanni Eretta, rimasto ucciso nell’affondamento della sua nave a La Maddalena il 18 maggio 1918 e Antonio Seu, operaio del Genio, originario di Villasimius, deceduto per malattia pochi giorni dopo la fine delle ostilità.
Il sardo più anziano fu il tenente colonnello di fanteria, Emilio Anchisi, cagliaritano, morto sul medio Isonzo il 16 giugno 1915: aveva 57 anni successivamente gli fu assegnata una medaglia d’argento.
Il 3 novembre 1918 fu firmato l’armistizio che sarebbe entrato in vigore il giorno dopo con la cessazione di ogni combattimento alle 15 del 4. In quelle poche ore, quando sembrava che si fosse fermato l’immenso macello su tutti i fronti, il destino spezzò le vite di altri quattro giovani che non sarebbero più tornati in Sardegna: il diciottenne sottotenente dei bersaglieri, Alberto Riva Villa Santa, a cui Cagliari, la sua città, ha dedicato una scuola e la caserma di viale Poetto. Nell’ultimo assalto alla testa dei suoi arditi sul Tagliamento fu colpito a morte da una scarica di mitragliatrice. Per il suo sacrificio una medaglia d’oro.
Medaglia di bronzo alla memoria fu invece assegnata al caporale di Pattada, Gavino Archittu. Quel 4 novembre di festa per la vittoria morirono per le ferite riportate i soldati Agostino Serci di Serramanna e Giovanni Addis di Ozieri.
Il tributo di sangue dei sardi nella Grande Guerra fu dunque altissimo e in particolare si ricorda il sacrificio della Brigata Sassari che ebbe 3146 caduti, un terzo di tutti i fanti sardi.

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