Il 17enne Lorenzo Cossu trionfa al Campionato Italiano Gran Turismo: quattro chiacchiere con il giovane pilota sardo

Classe 2004, umiltà e gentilezza uniche, grinta da vendere ed enorme talento: il diciassettenne asseminese Lorenzo Cossu è uno dei piloti sardi più promettenti su quattro ruote
Classe 2004, umiltà e gentilezza uniche, grinta da vendere ed enorme talento: il diciassettenne asseminese Lorenzo Cossu è uno dei piloti sardi più promettenti su quattro ruote. Il suo percorso può essere riassunto con queste parole chiave: serietà, impegno, caparbietà. Perché sì, è vero, le passioni sono semplici da sentire sul proprio cuore, è rincorrerle nonostante le porte in faccia, i se e i forse che è ostico, e Lorenzo Cossu non si è fatto fermare da nessuno. Con il sostegno di mamma e papà, ha continuato, veloce come un treno, e ha tagliato traguardi incredibili.
Campione nazionale nel C.I.G.T. 2022, con i colori della Scuderia Ravetto & Ruberti: domenica 10 ottobre, a Monza, è risultato primo di categoria GT Cup Am, terzo assoluto nella categoria GT Cup Pro-Am e undicesimo nella classifica generale del Campionato Italiano Gran Turismo. Nonostante un problema radio, ha segnato un ottimo 1.54.100 in gara raggiungendo la sudata bandiera a scacchi.
Insomma, un’eccellenza sarda che è destinata a volare alto: Cossu è pronto e determinato, incline al sacrificio e molto appassionato. Queste le regole d’oro per arrivare sempre più in alto.
Ma vediamo il percorso del giovane, che dal mondo del karting è arrivato in sella a una Ferrari 488 Challenge Evo.
«Be’, sin da piccino ero appassionato di motori, sebbene non sapessi la piega che questo avrebbe preso» inizia il suo racconto. «I pomeriggi li trascorrevo tra autosaloni e officine, in compagnia di mio papà. Facevo tante domande, ero curioso, quel mondo mi affascinava» dice, e nella sua voce c’è l’entusiasmo del ricordo, del sogno di un bambino che ora è divenuto realtà.
Anche all’asilo è monotematico: parla di auto, auto e ancora auto.
Allora mamma e papà gli comprano un go kart a pedali e tutto, si può dire, inizia proprio così, tra il giardino di casa sua e il parco vicino a casa. «Aveva la targa con il mio nome,» scherza il diciasettenne «quindi era abbastanza esclusivo. Mi muovevo tra biciclette e tricicli!»
Poi, il primo anno delle elementari, la svolta: un go kart a motore arriva a casa Cossu, per la felicità del piccolo Lorenzo. Dopo un’estate di aggiusti e di miglioramenti, è pronto: ha il cambio nel volante, proprio perché il desiderio del bimbo era questo, e una serie di modifiche lo rendono funzionale e all’avanguardia, ovviamente in sicurezza.
«Era più di un hobby,» racconta Lorenzo «prendevo un bel voto a scuola? Chiedevo di venire portato al kartodromo.»
Addirittura, come regalo per la promozione tra la terza e la quarta elementare, il piccolo pilota riceve un corso più serio per i go kart. Lì, impara – oltre ad allenarsi su pista – anche le basi di questo mondo e tutte le regole della strada.
Dopo però un periodo dove l’asseminese si dedica alla musica, l’hobby per i motori torna prorompente come un tempo, anzi, forse persino di più.
Arrivano così le prime gare serie.
«Nel 2015 ci fu un test con un kart a due tempi con Antonio Dettori, proprietario della pista Il Corallo di Alghero. Andò molto bene! Ma è solo tra il 2016 e il 2017 che ho iniziato a girare più regolarmente.»
Nel 2017 arriva a Cossu una proposta: partecipare al KZR Championship, un campionato considerato la rivoluzione del karting italiano, prodotto unico a livello internazionale.
«Ho fatto una bella gara d’esordio, nonostante un diluvio. Per due anni, ho gareggiato nel campionato a tempo pieno. Nel 2018 ho totalizzato due vittorie.»
È il 2019 però l’anno in cui la situazione si fa più seria e si affaccia alla mente della famiglia Cossu il fatto che, sì, forse si potrebbe ambire a risultati sempre più alti, sempre più importanti, vincere il campionato KZR e contemporaneamente partecipare al Regionale Sardo.
Partecipa all’ultima gara regionale dove arriva terzo, viene notato da un professionista di settore e ha grosse opportunità: fare un test con la BRM, importantissima nel mondo dei go kart, e – udite udite – partecipare, oltre che a quello italiano, anche al campionato europeo. La proposta, inaspettata per il giovane Lorenzo Cossu, era non troppo scontata: quello che all’epoca era ancora un ragazzino, totalizzava dei tempi molto interessanti per i team manager. Insomma, non era da perdere.
Poi il Covid si abbatte sul mondo, mescolando – ma anche migliorando, si potrebbe dire – le carte in tavola.
Il giovane Cossu ha un’idea: perché non disputare il campionato con le Predators? Grazie a una diretta fortuita seguita da papà Tony, il ragazzo si convince. Parte la corsa contro il tempo per trovare gli sponsor giusti, poi… si inizia. Sei weekend di doppie gare, tra diversi podi, una vittoria sotto un diluvio nel circuito Tazio Nuvolari di Cervesina chiude in quarta posizione in classifica il suo campionato Predators.
Max Colombo – professionista del settore –, che gestisce il team insieme a Matteo Sorgiacomo, lo nota e ha un’ulteriore idea: «Guarda che non puoi restare a gareggiare con le Predators anche l’anno prossimo» gli dice, serio «devi puntare più in alto.»
Ed ecco che l’asseminese approda al Gran Turismo, con la Scuderia SRR. Bastano pochi giri sulla Ferrari 458 da gara per convincere tutti: Cossu ha la stoffa. Dopo la licenza e i primi test, è fatta: al campionato parteciperà anche lui.
Così si arriva, quindi, alla partita di Monza, l’ultima del campionato che lo incorona campione nazionale. La parte più dura? Be’, Cossu è chiaro: «La difficoltà di comunicazione ha reso tutto più complicato, Paolo Ruberti poteva sentirmi ma io non potevo sentire lui. È stato uno scoglio non indifferente. Anche per il momento più emozionante il campione sardo è certo: «Scendere dall’auto, convinto di aver fatto qualcosa di sbagliato, e scoprire che era andato tutto bene. E via di saluti ad amici e parenti. Il primo abbraccio è stato a mio padre, mio grande sostenitore, ma sono corso dalle tante persone che mi hanno raggiunto ai box. Ringrazio i miei conterranei, Pippo e Donatella sempre con me fin dalla gara in Sicilia, Gianni Saddi e Pia (zia Pia), Mirko e Benvenuto, Mino e Raniero, Cristian e Ale, Dino Marras, Alessandro Sestu.»
Per arrivare fino a lì, il diciasettenne si è dovuto allenare non solo in pista ma anche in palestra: «Per fermare auto simili, con velocità che superano i 300kmh, bisogna essere ben allenati» spiega. «Occorre arrivare in forma ad ogni gara.»
Racconta anche delle sensazioni che ha provato la prima volta su una Ferrari: «Ero abituato alle Predators, molto piccole, e ovviamente ai go kart, salire su un’auto così spaziosa è stato per me incredibile. Ho iniziato con una Ferrari 458 da 570 cavalli, era bellissima, sentivo la velocità. Appena dopo la conferma del sedile, la sorpresa più bella è stata sapere che avrei guidato una fantastica Ferrari 488 Challenge Evo, non ci potevo credere, era un sogno: è aerodinamicamente all’avanguardia, ha un volante da Formula 1, 670 cavalli e un motore potentissimo e affidabile, oltre che dei freni spaventosamente forti. La prima sensazione?» continua, con il sorriso sulle labbra. «Il calcio del turbo. Bellissimo.»
Chiude con un incoraggiamento a chi sogna questo mondo.
«Non fermatevi ai primi no, agli sponsor che si scostano e che non rispondono, alle porte chiuse in faccia. Rincorrete i vostri sogni, non mollate mai. Lavorate sodo e mettete al centro la vostra intelligenza, siate caparbi e appassionati.»
Ultima parola, quella del padre Tony, che amaramente ricorda quanto gli sport che non siano il calcio vengano messi – ahimè – in secondo piano. «Manca la cultura nel motorsport e nelle sponsorizzazioni. Eccellenze di zona non vengono sostenute abbastanza perché non si capisce la portata di gare come il Campionato Gran Turismo, uno dei più seguiti e competitivi.»
E tra i progetti futuri del giovane Cossu, un salto, anche se non si può svelare ancora nulla. «Voglio diventare un professionista nel settore, ma non mi pongo limiti. Ho una passione così forte che mi vedrei ovunque, persino nel rally!»
E anche l’Isola tifa per lui.

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