(FOTO) I posti più belli della Sardegna. Siliqua: il Castello di Acquafredda del leggendario conte Ugolino
Siliqua: il castello di Acquafredda del Conte UgolinoVi portiamo alla scoperta di un luogo tra i più affascinati della Sardegna, il castello di Acquafredda del leggendario Conte Ugolino, personaggio presente in alcuni dei versi più celebri della Divina Commedia di Dante Alighieri. Un luogo ricco di storia e leggenda, che si arrampica ancora oggi solitario e misterioso sul cucuzzolo di una colline di origine vulcanica nel bel mezzo della campagna di Siliqua.
«Poscia, più che ’l dolor, poté ’l digiuno». Questi i versi più famosi che il sommo poeta Dante Alighieri dedica, nel XXXIII canto dell’Inferno al conte Ugolino della Gherardesca. Versi immortali, ancora oggi discussi e aperti a diverse interpretazioni, che raccontano di un personaggio strettamente legato alla Sardegna.
E il principale lascito del conte Ugolino all’isola è ancora oggi visibile e visitabile nelle campagne di Siliqua, dove spicca, indisturbato sul cucuzzolo di una collina cinta da pianeggianti campagne, ciò che resta del suo Castello.
Lo si intravede da lontano il Castello di Acquafredda, nome con cui era conosciuta nel medioevo quella località situato lungo il cammino tra Cagliari e Città di Chiesa (Iglesias). La rocca era un avamposto privilegiato con vista sulle sterminate campagne di Siliqua coltivate fin dall’alba dei tempi. Erto su un colle di origine vulcanica alto 256 metri, il castello fu costruito nel XIII secolo, forse poco prima dell’ascesa dei pisani (si stima intorno al 1215) anche se la tradizione vuole che ad erigerlo fu proprio il Conte Ugolino della Gherardesca, signore dei Donoratico dal 1257, dopo la conquista pisana del Giudicato di Cagliari.
Una figura leggendaria quella del conte pisano inserito da Dante nel girone dei traditori della patria, che morì di stenti nel 1288 imprigionato nella Torre dei Gualandi a Pisa. La leggenda, o meglio la prima interpretazione dei versi di Dante, vuole che il conte, prima di morire si nutrì delle carni dei propri figli insieme a lui imprigionati. Un’interpretazione più moderna e oggi storicamente più accreditata nega questo episodio e conferma la morte per inedia.
La leggenda affascina però ancora oggi le migliaia di turisti che visitano ogni anno le rovine del suo castello siliquese. Ciò che resta dei tempi che furono sono sostanzialmente cinque sezioni, innalzate lungo il crinale della collina. A circa 150 metri di altezza del promontorio si possono vedere i resti del borgo, ovvero i luoghi dove abitavano i castellani di Acquafredda. In questa parte del Castello si possono ammirare i merli guelfi, simbolo della fedeltà del conte al Papato.
Poco sopra, è ancora intatta la gigantesca cisterna utilizzata per la raccolta dell’acqua piovana. Al suo interno è presente un curioso aneddoto, la poesiola scritta da un uomo che nel 1956 incise a caratteri cubitali il suo nome all’interno delle mura del serbatoio. Quei versi furono scritti dall’uomo, Osvaldo Marini, per chiedere scusa dello sfregio prodotto sul monumento. La cisterna è sormontata da una splendida terrazza con vista sulla pianura.
Procedendo nella salita, con le scalette che si fanno mano a mano più impervie e meno adatte a chi soffre di vertigini, si arriva alla parte alta del Castello composta dalla Torre di Guardia, sulla destra, e dal Mastio, sulla sinistra.
La Torre di Guardia, situata a 248 metri di altitudine consente ancora oggi una vista completa sul circondario, sia sui vicini monti di Capoterra e Sarroch, sia sulla piana che si dirada fino a Cagliari. Da qui è possibile ammirare in tutto il suo splendore la facciata a nord ovest del Mastio, quella meglio conservata. Al Mastio, la residenza del castellano, si accede preferibilmente in compagnia di una guida. Un cancelletto sbarra la strada a chi percorre la salita in solitaria, non tanto per vietare l’accesso quanto per sconsigliare l’ascesa a quanti soffronto di vertigini. La scalinata in pietra che conduce al Mastio è infatti priva di un parapetto nella parte aperta e occorre fare molta attenzione lungo la salita. Con cautela e prudenza si giunge alla sommità del Castello di cui rimangono la facciata nordovest (cfr sopra) e la facciata a sudest. La vista da qui ripaga ampiamente della fatica necessaria alla scalata.
INFO E COSTI
ORARI: aperto tutti i giorni dalle 10 alle 18
COSTI: Biglietto semplice 4 euro; Intero con visita guidata 6 euro. Sono previste riduzioni per under 13 e gruppi.
ACCESSIBILITÀ e INFO UTILI: La salita è ripida e mediamente faticosa, quindi evitare se non si è in buone condizioni di salute. È importante indossare scarpe comode e sportive. Si sconsiglia vivamente di raggiungere il Mastio da soli o se si soffre di vertigini.
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