Lo sapevate? Nell’arcipelago del Sulcis c’era un isolotto che fu distrutto dalle bombe

Dell'isolotto (che si trova a poche miglia da Sant'Antioco) ora si vede solo la base, poco sotto il livello del mare. Lo scoglio del Pastore rappresenta probabilmente l'unico caso di isola italiana totalmente eliminata dall'uomo.
Lo sapevate? Nell’arcipelago del Sulcis c’era un isolotto che fu distrutto dalle bombe.
Nel Sud della Sardegna, a destra di Sant’Antioco, nel golfo di Palmas, a poche miglia marine dalla costa si trovano tre isolotti: il Toro, la Vacca e il Vitello. Sono disabitati, aspri, spesso scoscesi e di origine vulcanica: solo sull’isola della Vacca è presente un piccolo edificio.
A pochi metri dall’isola della Vacca si trova lo Scoglio del Vitello, privo di vegetazione e traforato da grossi proiettili ancora ben visibili nella roccia, sparati in passato dalle navi durante alcune esercitazioni militari di inizio ‘900. In passato completava questa triade Toro-Vacca-Vitello anche il faraglione del Pastore, un piccolo isolotto raso a zero a fine Ottocento inizio Novecento da una serie di esercitazioni. Dell’isolotto ora si vede solo la base, poco sotto il livello del mare. Lo scoglio del Pastore rappresenta probabilmente l’unico caso di isola italiana totalmente eliminata dall’uomo. Cessate le esercitazioni, la vita è lentamente rinata e adesso questi isolotti sono il regno di endemismi vegetali, piccoli rettili e rari uccelli marini che vi nidificano.
L’Isola La Vacca è l’isoletta più vasta dell’arcipelago, ha un piccolo approdo e un edificio che sorge sui 94 metri di altezza. Sulla sommità si trova un punto trigonometrico
La vegetazione, distrutta dalla esercitazioni è rada e quasi inesistente mentre è popolatissima da varie specie di uccelli marini.
A pochi metri sorge lo Scoglio del Vitello, senza alcun tipo di vegetazione e traforato da grossi buchi causati da proiettili sparati in passato dalle navi durante le esercitazioni militari.
L’isola del Toro, il punto più a sud della Sardegna, è una roccia di forma conica, con un piccolo faro sulla sommità, abitata prevalentemente da conigli (introdotti dall’uomo).
I nomi delle isole sono di origine molto antica e compaiono con i suddetti nomi su tutte le carte nautiche esistenti dai secoli passati.
La vegetazione, totalmente distrutta dal fuoco nel 1901, è limitata tuttora a pochi arbusti prostrati di lentisco faticosamente ricresciuti nella parte sommitale. Sono presenti vaste formazioni di malve e di aglio selvatico; sugli scogli crescono diffusamente curiose piante tipiche del Sud del Mediterraneo (Mesembryanthemum crystallinum), sulle cui foglie succulente è facile scivolare.
La fauna è caratterizzata da un ricco popolamento di uccelli marini che nidificano sull’isola: oltre a centinaia di coppie di gabbiano reale, ve ne sono molte di marangone dal ciuffo ed alcune di berta maggiore. Nidifica anche qualche coppia del raro falco della regina. Molto abbondanti, e dannosi per il successo riproduttivo degli uccelli marini, i ratti. È sconsigliabile percorrere le parti sommitali dell’isola, in assenza di validi motivi, durante il periodo di presenza dei giovani uccelli non ancora capaci di volare (mesi di maggio-luglio, soprattutto): l’arrivo inconsueto di visitatori scatena infatti reazioni di panico e può spingere molti pulcini a lanciarsi dalle pareti rocciose con esiti facilmente immaginabili.

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