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Cecilia la pastorella: il cane che “abbandona” la sua famiglia per scegliere la libertà

Questa è una storia a lieto fine che ha dell’incredibile, che narra di rispetto, racconta di libertà e insegna accettazione. Forse non tutti si ricorderanno della cagnetta che, quasi un anno e mezzo fa, era stata recuperata nelle campagne di Gonnosfanadiga con una zampa incastrata in una rete: le sue foto avevano fatto immediatamente il giro del web. Lei era riversa a testa in giù penzoloni dalla rete e le sue condizioni molto precarie. Fortunatamente era stata portata in salvo e presa in carico dalle volontarie del rifugio di Gonnosfanadiga, Amici degli Animali. Qui era stata curata e riportata alla vita: per quella zampa purtroppo non ci fu niente da fare e l’unica cosa necessaria fu l’amputazione.

Cecilia al rifugio con Caterina Uccheddu, dopo essere stata salvata e curata

La sua vicenda appassionò tantissime persone tanto che venne adottata dopo qualche mese da una “mamma” speciale, che si innamorò di lei fin dalle prime immagini online. Ma la storia di Cecilia, come venne chiamata, non termina qui, con un “banale” lieto fine. La cagnetta infatti di lì a poco si allontanò dalla sua nuova casa: a niente servirono le forze messe in campo per cercarla. Volontari, droni, appelli su appelli: Cecilia sembrava essersi volatilizzata e con lei la speranza di ritrovarla in vita.

Poi qualche breve avvistamento: la si vedeva correre nelle campagne ma sempre in lontananza, senza mai avere la possibilità di avvicinarla per constatare le sue reali condizioni di salute. Piano piano però nel corso del tempo le volontarie che si erano inizialmente prese cura di lei e la sua padrona si resero conto che quello che lei desiderava ce l’aveva già e si chiamava libertà.
Cecilia non era nata per stare in una casa o in un giardino, al guinzaglio o sul divano per quanto per tantissimi cani sia la vita ideale (o pensiamo noi che possa esserla). Lei era venuta al mondo con una missione: essere una pastorella. La cagnetta infatti dopo lungo vagabondaggio, verso novembre scorso è riuscita a trovare un gregge. Cecilia si è così unita alle sue nuove amiche pecore: il pastore ha accettato la sua presenza e oggi lei viene monitorata a distanza. “Ora non scappa più, scrive Caterina Uccheddu, responsabile della struttura, è tornata alla sua vita, lei che è un’anima libera. Abbiamo pianto tanto per lei e oggi rispettiamo la sua scelta, ben felici di averla salvata permettendole di ritrovare le sue amate origini. Noi la seguiremo sempre perché la sua felicità è la nostra serenità”.

Ha scelto lei la sua vita: la campagna, il passare delle stagioni, il vento, il sole e la pioggia e le pecore da controllare quotidianamente e con cui trascorrere il tempo, quello lento, quello della natura. E quello che, forse, noi tutti non capivamo. Perché Cecilia ci ha dato un grandissimo insegnamento di vita: non sempre quello che riteniamo giusto per i nostri cari, siano figli, famiglia, amici o in questo caso, animali, significa che sia l’ideale per loro.


Dopo un’iniziale e comprensibile momento di paura dovuto alla sua scomparsa, le volontarie del rifugio di Gonnosfanadiga e la padrona di Cecilia hanno capito che se l’amavano davvero, dovevano rispettare la sua scelta. Un bellissimo insegnamento e spunto di riflessione che sicuramente può permettere a tutti noi di vivere meglio, perché l’accettazione dell’altro è una delle più alte forme d’amore che possano esistere. E, come spesso accade, a indicarcelo è stato un cane.

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