Cagliari, al via i lavori nelle palazzine del quartiere Sant’Elia

“Non è possibile sapere che in tanti a Sant’Elia vivono in appartamenti gravati dalle infiltrazioni idriche e fognarie” aveva lamentato il consigliere Polastri nel mostrare immagini video documentali che ritraevano anche gli inquilini che, pure sotto Natale e Capodanno, hanno disperatamente cercato di arginare la pioggia d’acqua dal soffitto di casa, posizionando numerosi secchi sul pavimento.
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Avranno inizio nel mese di gennaio le riparazioni delle perdite idriche che hanno causato e che ancor oggi continuano a causare disagi nelle palazzine popolari del quartiere di Sant’Elia. Lo rende noto Area, l’agenzia regionale per l’emergenza abitativa in risposta all’esposto presentato dal consigliere comunale Marcello Polastri.
“Non è possibile sapere che in tanti a Sant’Elia vivono in appartamenti gravati dalle infiltrazioni idriche e fognarie” aveva lamentato il consigliere Polastri nel mostrare immagini video documentali che ritraevano anche gli inquilini che, pure sotto Natale e Capodanno, hanno disperatamente cercato di arginare la pioggia d’acqua dal soffitto di casa, posizionando numerosi secchi sul pavimento.
“Acqua che sovente attraversa i pavimento di più case, mentre non mancano i casi di cantine allagate dai nauseabondi liquami” ha precisato il presidente della Commissione comunale patrimonio, Polastri, nel rivolgersi ad AREA e all’ATS.
Istituzioni alle quali è stato lamentato il perdurare di questo inconveniente igienico-sanitario.
Oggi, la risposta fornita da Area a Polastri e ad alcuni condomini del quartiere Sant’Elia, i quali stanno ricevendo in queste ore, specifiche lettere e singole richieste, sulla regolarità di alcuni lavori eseguiti, ad opera degli inquilini, nei singoli appartamenti.
Che qualcosa, per l’attesissima riqualificazione di Sant’Elia, si stia muovendo?

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Cagliari, il Consiglio di Stato conferma il divieto di legare le bici fuori dagli stalli

Una decisione che farà discutere e che segna un punto a favore del decoro urbano in città. Il Consiglio di Stato ha "promosso" il giro di vite voluto dall'amministrazione dell'ex sindaco Paolo Truzzu, confermando la piena legittimità del divieto di incatenare le biciclette fuori dagli stalli dedicati.
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Cagliari, il Consiglio di Stato conferma il divieto di legare le bici fuori dagli stalli.
Una decisione che farà discutere e che segna un punto a favore del decoro urbano in città. Il Consiglio di Stato ha “promosso” il giro di vite voluto dall’amministrazione dell’ex sindaco Paolo Truzzu, confermando la piena legittimità del divieto di incatenare le biciclette fuori dagli stalli dedicati.
Con una sentenza che rigetta il ricorso presentato dalla Fiab di Cagliari, i giudici di Palazzo Spada hanno messo la parola fine a una lunga battaglia legale.
Il provvedimento, incluso nel regolamento di Polizia e Sicurezza Urbana approvato dalla precedente amministrazione comunale, stabilisce in modo chiaro e inequivocabile che è vietato legare le biciclette a “infrastrutture pubbliche non destinate allo scopo”. La violazione di questa norma comporta l’applicazione di sanzioni pecuniarie che vanno da un minimo di 100 a un massimo di 300 euro.
I giudici hanno spiegato che la decisione mira a tutelare, in un’ottica di miglioramento della vivibilità e del decoro della città, quelle infrastrutture che spesso si trovano sui marciapiedi, nelle piazze, nei parchi, o vicino a monumenti. Si tratta di elementi di arredo urbano come ringhiere, recinzioni o pali, per i quali è già generalmente vietata la sosta di qualsiasi veicolo. Pertanto, secondo il Consiglio di Stato, la disposizione non viola in alcun modo le norme del codice della strada.
Ma la sentenza va oltre, affrontando un punto cruciale sollevato dai ricorrenti. La Fiab aveva denunciato una presunta disparità di trattamento tra gli “utenti deboli”, ovvero i ciclisti, e gli “utenti forti”, come gli automobilisti, sostenendo che la norma penalizzasse i primi a vantaggio dei secondi. Il Consiglio di Stato ha respinto categoricamente questa tesi, evidenziando che una disparità di trattamento può essere configurabile solo in presenza di situazioni perfettamente identiche, e che tale condizione non sussiste in questo caso. I giudici hanno inoltre ritenuto infondata la disparità invocata in appello anche rispetto ai monopattini.
Infine, sono state giudicate infondate anche le censure che contestavano la presunta contraddittorietà del regolamento con gli obiettivi fissati dal Piano Urbano della mobilità sostenibile. A questo proposito, il Consiglio di Stato ha ribadito che si tratta di una valutazione discrezionale, per la quale “il giudice non può sostituirsi all’amministrazione”. La decisione ha quindi confermato la legittimità dell’azione comunale, stabilendo che la tutela del decoro urbano è un obiettivo prioritario che può essere perseguito attraverso normative specifiche.

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