La testa è forse già alla partita di sabato contro l’Udinese, ma il Cagliari in Coppa Italia vince e passa il turno. Ad attendere, agli ottavi di finale i ragazzi di Mazzarri, il Sassuolo, con cui in campionato ha disputato un’ottima gara.

Primo tempo. Non ha ancora fischiato l’inizio della gara l’arbitra, che dalla curva Nord si alza un coro di contestazione nei confronti della società rossoblù e dei giocatori esortandoli non solo a portare rispetto per la maglia, ma a reagire per evitare, a tutti i costi, la retrocessione.  A dare la meglio nei primi minuti di gioco sono gli ospiti, pronti a giocare duro. Il Cagliari in Coppa Italia non ha vinto in casa i suoi ultimi quattro incontri in casa, al contrario il Cittadella è imbattuta dallo stesso numero di incontri in trasferta. Vanno in vantaggio i rossoblù al 16’, a segnare è il numero 14, Alessandro Deiola, oggi con la fascia di capitano. A servigli la pallo goal è stato Zappa dalla destra. Raddoppio dei sardi al 40’: ha segnato Damir Ceter, approfittando di una palla respinta a Deiola da Maniero. Al 45’ Ferrieri Caputi manda tutti nello spogliatoio. Il Cagliari è in vantaggio. È Deiola, in questo primo tempo, il migliore in campo tra i rossoblù.

Secondo Tempo. Al 51’ arriva il tris dei rossoblù: discesa in slalom di Kourfalidis, palla indietro per Ceter che dall’altezza del dischetto spara altissimo. A farsi valere ora è il Cagliari, che rispetto al primo tempo gestisce meglio la palla. Al 62’ viene annullato un gol al Cittadella: dopo una respinta su corner, Cuppone riceve in arra e batte Radunovic con un destro all’angolino. L’attaccante era però in fuorigioco. Replicano i sardi due minuti dopo: gran botta di Lykogiannis dalla sinistra, Maniero respinge corto come nel primo tempo: stavolta è Gaston Pereiro ad arrivarci per primo e a ribadire in rete. Il Var al 76’ annulla una rete granata, ma 5’ dopo gli ospiti accorciano le distanze gli ospiti: Botta dai 30 metri di Donnarumma che si infila sotto l’incrocio. Radunovic non può assolutamente nulla. La direttrice di gara concede 4’ di recupero.

CAGLIARI (3-5-2): Radunovic; Altare, Carboni (72’ Caceres), Obert; Zappa, Kourfalidis (58’ Grassi), Oliva, Deiola (72’ Dalbert), Lykogiannis (81’ Desogus); Ceter (59’ Joao Pedro), Pereiro. A disposizione: Aresti, Cragno; Bellanova, Caceres, Dalbert, Faragò, Palomba; Grassi, Marin, Desogus, Joao Pedro, Pavoletti. Allenatore: Mazzarri.

CITTADELLA (4-3-1-2): Maniero; Cassandro, Frare, Adorni (79’ Smajlaj), Donnarumma; Mazzocco, Danzi, D’Urso (62’ Branca); Antonucci (46’ Baldini), Cuppone (76’ Vita), Mastrantonio (62’ Beretta). A disposizione: Kstrati, Mattioli, Smaijaj, Branca, Pavan, Vita, Baldini, Beretta. Allenatore: Gorini.

Arbitra: Maria Sole Ferrieri Caputi di Livorno

Marcatori: Deiola 16’, Ceter 40’, Pereiro 64’, Donnarumma 85’

Ammoniti: Antonucci, Oliva, Frare

Sara Montalbano, nata a Cagliari nel 1993, è una fotografa che ha saputo trasformare il ritratto in una forma di narrazione emotiva, capace di raccontare l’interiorità delle persone oltre l’apparenza. La sua carriera inizia nella ritrattistica e nella fotografia di moda: nel 2012 trascorre un anno a Oxford in uno studio fotografico, prima di partire per Jakarta, in Indonesia, dove lavora per due mesi con una casa di moda che collabora con le principali riviste del gruppo Femina e partecipa alla settimana della moda di Jakarta come fotografa ufficiale.

«Definirei il mio stile autentico, senza tempo e profondamente nostalgico», racconta Sara. «È una fotografia che nasce dal desiderio di andare oltre la superficie, di cercare la poesia nascosta in uno sguardo, in una postura, in un silenzio». Con il tempo, la fotografa si è resa conto che ogni immagine rappresenta una mappa visiva personale del paesaggio dell’anima umana, un viaggio che va oltre la mera estetica.

Sara Montalbano

Nel 2018 si trasferisce a Londra, dove sviluppa il proprio linguaggio fotografico ascoltando la creatività e le emozioni. L’esperienza più intensa arriva nel 2019, quando trascorre sei mesi a Londra dedicandosi al ritratto emotivo: fotografava quindici persone a settimana, con uno sfondo nero, uno sgabello e un flash. Questo periodo le insegna che la fotografia più potente nasce dalla semplicità e dalla capacità di accogliere l’emozione senza costruirla. Nello stesso anno, vive tre mesi in Asia (India, Vietnam, Thailandia e Birmania) per progetti personali di ritrattistica e fotografia di viaggio, consolidando la sua capacità di osservare le persone e i luoghi con profondità emotiva.

Il suo lavoro si concentra su storie intime e reali: ogni ritratto diventa un esperimento emotivo, un’occasione per far emergere la personalità e la bellezza autentica del soggetto. Le sue ispirazioni arrivano da epoche lontane: fotografia di moda degli anni ’30, musica parigina, jazz e musica brasiliana, mondi che portano con sé eleganza malinconica e lentezza, oggi quasi perdute.

Sara cerca una realtà emotiva, non oggettiva. «Non mi interessa documentare ciò che è visibile a tutti, ma ciò che emerge solo se ci si prende il tempo di ascoltare. Ogni fotografia è filtrata dal mio sguardo, dalla mia storia e dalla relazione che si crea con la persona davanti all’obiettivo». La connessione con i soggetti nasce prima dello scatto: parlano, condividono silenzi e, quando la persona smette di preoccuparsi di come appare, il ritratto prende vita. Da questa esperienza nasce The Portrait Session, il suo servizio di punta, raccontato anche su Instagram con @theportraitsession, dedicato a chi desidera ritratti autentici e personali.

La firma visiva di Sara si manifesta in luce diretta ma morbida, ombre profonde, fondali scuri e colori contenuti, spesso attraversati da una malinconia silenziosa che diventa segno di verità emotiva. «La tecnica è uno strumento», spiega. «Le mie immagini sono il risultato di tutto ciò che ho vissuto: cambiamenti, distanza, incontri e memoria familiare».

Oggi Sara è tornata a Cagliari, pronta a mettere la propria esperienza al servizio delle piccole e medie imprese, aiutandole a espandersi online anche a livello internazionale attraverso la fotografia. Per lei, la fotografia rimane memoria e immaginazione, un incontro umano prima ancora che un’immagine. «Voglio lasciare che siano le persone che fotografo a guidarmi, aprendo uno spazio in cui possano emergere i loro lati più intimi», conclude.

Xiaoni @titaniummanagement

.