Il 18 novembre del 2013 il sovrintendente della Polizia di Stato Luca Tanzi moriva durante il servizio nel crollo del ponte di Oloè, che collega Oliena e Dorgali, durante la devastante alluvione che in quei giorni mise in ginocchio la Sardegna intera, un evento tragico rimasto impresso nella memoria di chi vide la furia dell’acqua travolgere strade, paesi e vite, lasciando un bilancio pesante di distruzione e dolore. Quel ponte, simbolo di un collegamento essenziale tra le comunità del Nuorese, cedette sotto la potenza delle precipitazioni eccezionali che trasformarono i corsi d’acqua in torrenti ingestibili, interrompendo in un istante non solo un asse viario fondamentale, ma soprattutto la missione di un servitore dello Stato impegnato nel suo dovere fino all’ultimo momento. La morte di Luca Tanzi rappresentò una delle immagini più drammatiche di quei giorni segnati da emergenze, evacuazioni, soccorsi disperati e territori isolati, una ferita che ancora oggi viene ricordata con rispetto e commozione. A dodici anni da quell’alluvione che travolse l’isola e mise in evidenza la fragilità di un territorio esposto a eventi estremi, il sacrificio del sovrintendente continua a essere un richiamo potente alla memoria collettiva, un monito sulla necessità di prevenzione, sicurezza e consapevolezza di fronte alla forza imprevedibile della natura, che in quell’autunno del 2013 mostrò il suo volto più violento.

Il giovane poliziotto Luca Tanzi, sposato e padre di due bambini, quella tragica notte era di servizio, impegnato con i suoi colleghi a prestare soccorso alla cittadinanza, paralizzata dall’eccezionale ondata di maltempo. Quella sera, con i suoi colleghi delle squadriglie della questura di Nuoro, incrociò un’ambulanza che cercava di raggiungere l’ospedale più vicino per trasportarvi una donna soccorsa per ipotermia.

Durante l’intervento, il mezzo della Polizia che precedeva l’ambulanza precipitò in una voragine, improvvisamente apertasi sul ponte di Oloè, inghiottendo i suoi occupanti. Luca morì sul colpo e i suoi colleghi rimasero gravemente feriti. L’autoambulanza, con il suo equipaggio, non rimase coinvolta nella tragedia.

Luigia Mercalli, conosciuta affettuosamente come Lisetta, ha raggiunto a febbraio scorso il prestigioso traguardo dei 110 anni, e, questo dicembre è entrata di diritto tra le dieci persone più longeve d’Italia. Originaria di Carloforte, dove è nata il 17 febbraio 1915, Luigia rappresenta oggi la donna più longeva della Sardegna.

Foto di Pierino Vargiu

Insegnante per 46 anni, ha dedicato la vita all’educazione, iniziando con economia domestica, contabilità e merceologia, per poi passare all’educazione tecnica. Trasferitasi a Cagliari nel 1951, ha lasciato un segno indelebile nella comunità scolastica, diventando un punto di riferimento per generazioni di studenti.

Foto di Pierino Vargiu

Lucida, elegante e sempre sorridente, Lisetta ha condiviso con chi le ha fatto visita scorci della sua lunga esistenza, fatta di momenti felici ma anche di difficoltà straordinarie. Ha vissuto due pandemie – l’influenza “spagnola” e il Covid – e gli anni durissimi della Seconda Guerra Mondiale, durante i bombardamenti del 1943 a Carloforte, quando si prese cura dei feriti e vegliò su chi non ce l’aveva fatta.

“Mi sono sposata a 36 anni, con Luigi Quaquero, senza la c”, precisa con il consueto garbo Luigia, che oggi continua a incarnare forza, vitalità e tempra straordinaria.  Le immagini della signora, firmate dal fotografo Pierino Vargiu, ambasciatore della longevità in Sardegna, catturano la grazia e la vivacità di un’ultracentenaria che continua a essere simbolo di eleganza e memoria storica della sua terra.