Accadde oggi. 18 novembre 2013: il ciclone “Cleopatra” devasta la Sardegna, muoiono 18 persone
L'onda di piena travolse qualsiasi cosa incontrasse lungo il tragitto, comprese vite umane: donne, anziani, padri e madri con i loro bambini. Tredici le vittime solo a Olbia.
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Sono passati dodici anni dalla terribile alluvione che colpì la Sardegna settentrionale e centrale, in modo particolare Olbia, lasciando un segno indelebile nella memoria collettiva. Quella mattina del 18 novembre 2013 gli abitanti della città gallurese videro il cielo minaccioso, carico di nubi scure che annunciavano un peggioramento, ma non si sarebbero mai immaginati che la pioggia che sarebbe caduta di lì a poco avrebbe portato distruzione e morte, trasformando strade familiari in fiumi impetuosi e case sicure in luoghi di pericolo. In poche ore l’acqua travolse ogni cosa, si insinuò nei quartieri, superò gli argini, trascinò auto, supplì la città a un caos improvviso e doloroso, mentre le persone cercavano di mettersi in salvo come potevano, sorprese dalla furia di un evento che nessuno avrebbe creduto possibile. La natura, si sa, fa il suo corso e quando l’uomo non la rispetta, non ha pietà per niente e nessuno, una verità che quell’alluvione rese evidente con una forza drammatica, richiamando l’attenzione sulle vulnerabilità del territorio e sull’importanza di un rapporto equilibrato tra intervento umano e ambiente. Oggi, mentre la città e l’intera isola ricordano quel giorno, riaffiorano emozioni, testimonianze, volti e silenzi che hanno segnato una delle pagine più difficili della storia recente della Sardegna, una storia che continua a insegnare e che invita a non dimenticare.
Interi quartieri invasi da ondate di acqua mista a fango e detriti trasportati dal canale di via Cina, i cui argini non erano stati ripuliti. L’onda di piena travolse qualsiasi cosa incontrasse lungo il tragitto, comprese vite umane: donne, anziani, padri e madri con i loro bambini. Tredici le vittime solo a Olbia. Anna Ragnedda, 83 anni e Maria Massa, 88, morte annegate nelle rispettive case; Patrizia Corona,42, rimasta intrappolata nelle sua auto insieme alla figlioletta di soli 2 anni e finite nel canale; Francesco Mazzoccu, 37 anni, che con il figlio di 3 cercava disperatamente di mettersi in salvo; Bruno Fiore, 68 anni, Sebastiana Brundu, 61, e Maria Loriga, 54 anni, finiti dentro una voragine sulla SP 38. E poi ancora, una famiglia di origine brasiliana, Isael Passoni e Cleide Maria Rodriguez, entrambi di 42 anni, e i loro figli Laine Kellen e Weriston Passoni, di 16 e 20 anni, morti intrappolati all’interno di un seminterrato.
Cinque vittime anche in altri centri abitati dell’Isola: Torpé, Uras, Arzachena e Oliena. Una persona non è mai stata ritrovata. I dispersi furono più di 2.500, 2.770 gli interventi di soccorso effettuati dai Vigili del fuoco in tutta l’Isola. Oggi, a distanza di anni, restano ancora molti interrogativi e i parenti delle vittime chiedono verità e giustizia, sopratutto dopo che tutti gli imputati (tra cui gli ex sindaci di Olbia e Arzachena) sono stati assolti. Si chiedono se quella tragedia si sarebbe potuta evitare, se la mano dell’uomo – complice di molti disastri naturali nel mondo – almeno quella volta sarebbe potuta intervenire in tempo bonificando gli argini dei fiumi e dei canali. Oltre i dubbi, ciò che resta è il dolore di chi ha perso tutto e chi ha visto i propri cari morire. Quello non sarà mai lenito da nessun risarcimento.
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