Le domus de janas con il volto di un teschio: dove ci troviamo?
Un luogo magico, nel profondo sud della Sardegna e una necropoli tra le più interessanti dell’Isola. Sapete dove siamo?
Nel profondo sud della Sardegna, immerso in un paesaggio tanto affascinante quanto misterioso, si trova un tesoro archeologico che cattura l’immaginazione di chiunque riesca a scoprire la necropoli di Montessu. Questo luogo magico non è solo un cimitero antico, ma un vero e proprio palcoscenico di storia, sacralità e cultura prenuragica, un capitolo cruciale della storia dell’Isola.
Situato a pochi chilometri da Villaperuccio, Montessu si erge maestoso su una fertile pianura del basso Sulcis. Scavata nell’anfiteatro di roccia trachitica del colle di Sa Pranedda, questa necropoli ospita oltre 40 tombe che si affacciano sulla piana del Rio Palmas, formando un complesso architettonico tanto affascinante quanto enigmatico. Le domus de Janas, o ‘case delle fate’, come vengono chiamate in dialetto sardo, sono strutture funebri che si sono conservate miracolosamente nel tempo, raccontando storie di vita e di morte di un millennio e mezzo.

La domus con il volto di teschio
La necropoli è un perfetto esempio di ingegneria funeraria prenuragica, databile tra il Neolitico finale (3200-2800 a.C.) e il Bronzo antico (1800-1600 a.C.). La disposizione simmetrica delle tombe suggerisce una progettazione attenta e meditata, un richiamo a riti ancestrali che ancora oggi suscitano domande nei visitatori che calpestano questi luoghi. La varietà dimensionale e planimetrica delle sepolture ci trasmette un messaggio di diversità e complessità sociale, rivelando una comunità vibrante e ricca di cultura.
Cosa rende però queste tombe così speciali? Un particolare stupisce i visitatori: alcuni ingressi delle domus richiamano il volto di un teschio. Questa sorprendente scelta non sembra casuale. Oltre alla sua evidenza estetica, l’immagine del teschio potrebbe alludere a concetti profondi riguardanti la vita e l’aldilà, un simbolo di trasformazione e rinnovamento. Le cavità, le nicchie e le coppelle presenti nelle tombe erano destinate a contenere i resti e gli oggetti rituali dei defunti, fungendo anche da spazi di preghiera e commemorazione.

La domus con il volto di teschio
Tra i gioielli architettonici di Montessu risaltano due tombe-santuario: sa Cresiedda – la più fotografata e iconica – e sa Grutta de is procus. Ogni santuario si presenta con ingressi monumentali e un ampio vestibolo, creando una prima impressione che lascia senza fiato. All’interno, le camere mortuarie sono elaborate e adornate con portelli in uno schema a spirale, evocando la simbologia degli occhi, una rappresentazione ancestrale della visione e della protezione.
Ma Montessu non è solo un luogo di sepoltura: è un parco archeologico vivo. L’area circostante ospita nuraghi, menhir e altri segni della presenza umana, testimoni di una cultura che ha lasciato impronte indelebili nel territorio. Proseguendo lungo il sentiero, che si snoda tra i resti di antichi villaggi, ci si imbatte in altre necropoli, come quella di Marchianna, insieme a ruderi di nuraghi che ricreano un affascinante mosaico di storia.
Trascorrere del tempo nella necropoli di Montessu significa immergersi in un viaggio straordinario attraverso la storia, un’esperienza che permette di contemplare la complessità dei riti funerari prenuragici e di riflettere sull’idea di morte e vita che ha accompagnato generazioni di sardi. Qui, tra queste antiche pietre e le trame di roccia, sembra di percepire le eco di voci lontane, storie di uomini e donne che hanno camminato su questa terra ben prima di noi.

Montessu
In questo angolo di Sardegna, le domus de Janas con il volto di un teschio non sono solo monumenti di pietra, ma custodi di una memoria collettiva che continua a vivere, a comunicare e a incantare chiunque si avventuri nel mistero di Montessu. Una visita qui non è solo un appuntamento con il passato, ma un incontro con il sacro e l’incanto della vita stessa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA