Accadde oggi: 4 giugno 1994, ci lasciava Massimo Troisi. Il ricordo
Uno dei grandi interpreti della comicità napoletana che 27 anni fa se ne andava lasciando un vuoto incolmabile. Aveva 41 anni quando per colpa di quello scompenso cardiaco alla valvola mitralica, generate da dolorose febbre reumatiche che lo perseguitavano sin dalla giovinezza, ci lasciò orfani della sua risata spontanea, di quell'ironia tagliente e della comicità mai banale che faceva riflettere. Era il 4 giugno 1994, solo 12 ore prima Massimo Troisi aveva concluso il suo film, più ambizioso e allo stesso tempo impegnativo, 'Il Postino'.
“Ricordati che devi morire…”, gli ripete per tre volte il frate. “Sì sì no… mo me lo segno, non vi preoccupate”, gli risponde Massimo Troisi mentre con la mano fa il gesto come se fosse pronto ad appuntarselo. Chi non ricorda questa scena cult, solo una delle tante scene cult di ‘Non ci resta che piangere’, il film diretto e interpretato da Roberto Benigni e da uno dei grandi interpreti della comicità napoletana che 27 anni se ne andava lasciando un vuoto incolmabile. Aveva 41 anni quando per colpa di quello scompenso cardiaco alla valvola mitralica, generate da dolorose febbri reumatiche che lo perseguitavano sin dalla giovinezza, ci lasciò orfani della sua risata spontanea, di quell’ironia tagliente e della comicità mai banale che faceva riflettere.
Era il 4 giugno 1994, solo 12 ore prima Massimo Troisi aveva concluso il suo film, più ambizioso e allo stesso tempo impegnativo, ‘Il Postino’, con il quale ottenne 5 candidature agli Oscar come Miglior film, Miglior attore protagonista (Troisi), Miglior regia (Michael Radford), Miglior sceneggiatura non originale e Miglior colonna sonora drammatica, unica candidatura che si trasformò in una statuetta. Come ricorda Adnkronos scelse di non risparmiarsi pur sapendo che quello sforzo, per lui immane in quel momento, poteva costargli la vita. Ma scelse di andare fino in fondo, incontro alla morte con cui giocava a nascondino da sempre.
Ma di frasi e scene celebri nei film di Troisi ce ne sono tante. I suoi dialoghi con Lello Arena sono indimenticabili, come quello in ‘Scusate il ritardo’ in cui interpreta Vincenzo e, a Tonino (Arena) che vuole suicidarsi e gli chiede se è meglio un giorno da leone o 100 giorni da pecora?, risponde: “Tonì, he ne saccio io d’ ‘a pècura o d’ ‘o lione? Fa’ cinquanta juórne da orsacchiotto”. Oppure quando ne ‘Il Postino’ corre da Don Pablo (Philippe Noiret) per dirgli di essersi innamorato. “Ah meno male, non è grave c’è rimedio”, gli risponde Neruda. E allora lui replica: “No no, che rimedio, io voglio stare malato”.
Nato a San Giorgio a Cremano il 19 febbraio del 1953 e cresciuto come artista nel gruppo ‘La Smorfia’, composto da Lello Arena ed Enzo Decaro, con i quali muove i primi passi, nel 1981 debutta al cinema con il film ‘Ricomincio da tre’ che conquista subito il favore della critica e del pubblico. La pellicola, diretta dallo stesso Troisi, che firma anche la sceneggiatura, è arricchita dalla colonna sonora di Pino Daniele. Da qui prende corpo la carriera sul grande schermo dell’attore e regista partenopeo. Nel 1983 è la volta di ‘Scusate il ritardo’, di cui Troisi firma anche la regia. A fare da spalla all’attore, l’amico di sempre Lello Arena.
E’ del 1984, invece, ‘Non ci resta che piangere’, film che scrive, dirige e interpreta con Roberto Benigni, l’unico realizzato in coppia dai due artisti. La pellicola ha un forte successo al botteghino e realizza il maggior incasso dell’anno 1984-1985, pari a 15 miliardi di lire. Nel 1989 Troisi trova accanto a sé un altro grande partner: è Marcello Mastroianni con cui lavora nel film ‘Splendor’, scritto e diretto da Ettore Scola, e nel film ‘Che ora è’, sempre diretto da Ettore Scola. Nel 1991 Troisi firma la regia di ‘Pensavo fosse amore…. invece era un calesse’, di cui è anche sceneggiatore e protagonista con Francesca Neri e Marco Messeri.
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