«Non ricordo esattamente quando ho compreso di voler fare la pittrice, perché è stata una volontà più forte di me presente per tutto il corso dei miei trent’anni. Quello che ricordo è che con una matita, penna o pennello in mano potevo viaggiare, andare ovunque, con la fantasia, e lasciarmi andare a quel mondo parallelo.»
L’arte scorre nelle sue vene da sempre, su questo la pittrice 30enne cagliaritana Ilaria Melis è perentoria: era il suo modo per viaggiare con la mente, per non restare ancorata alla realtà e perdersi nell’immaginazione. Un sogno in veglia, insomma, una porta per mondi di fantasia, di bellezza e incanto.
«Cresciuta in una famiglia aperta e creativa ho potuto sperimentare fin da bambina la fortuna di sporcarmi coi colori e la terra» racconta. «Da sempre sono stata educata alla libertà di sognare e poter seguire la mia verità interiore, arrampicarmi sugli alberi o camminare scalza.»
Il sogno? Fare la pittrice. «Mia madre raccontava sempre che non potevano lasciarmi con un pastello in mano sola in una stanza perché altrimenti, in pochi minuti, avrei disegnato tutti i muri raggiungibili dalla mia piccola statura.»
Ma non solo mamma e papà dallo spirito libero, anche una nonna pittrice e ceramista che è stata, come spiega, «una delle mie più grandi fonti di ispirazione».
«Da piccola sognavo anche di diventare cantante o musicista, infatti la musica è rimasta una delle mie passioni, in maniera del tutto amatoriale, adoro la musica popolare e la World music.»
La pittura come modo, abbiam detto, di fuggire, di saltare e volare: «La sensazione è sempre stata quella che, attraverso la mano, delle informazioni al di fuori di me arrivassero e si esprimessero… la pittura è sempre stata un canale, qualcosa che non puoi scegliere, c’è e basta, o impari ad accogliere questo dato di fatto nelle sue luci e nelle sue ombre o crei contrasto e ti allontani dalla tua verità.»
Melis, che ha frequentato il liceo Artistico Foiso Fois a Cagliari e, successivamente, l’Accademia Nazionale del Cinema a Bologna per studiare trucco teatrale e cinematografico, è poi approdata all’Accademia di Belle Arti di Carrara dove ha frequentato il triennio di pittura e la specialistica, sempre in pittura.
«Ho scelto tra tutte le accademie d’Italia quella di Carrara perché cercavo un’esperienza universitaria che mi permettesse di vivere sia nell’arte che nella natura, infatti l’Accademia di Carrara è un castello luminoso ai piedi delle Alpi Apuane e vicino al mare!» spiega. «Inoltre è una realtà di studio intima, in cui i professori ti accompagnano in tutto il tuo percorso artistico teorico e pratico. Ho goduto di questa fortuna, e ho incontrato tante figure di riferimento importantissime per il mio cammino. Un luogo in cui si incontrano amanti della natura e dell’arte, proprio come me, che per musa ispiratrice ho sempre incontrato la natura e la sua poesia.»
Tante le emozioni che prova quando inizia a produrre le sue prime opere.
«In alcuni momenti mi sentivo guidata e mi sentivo immersa nella volontà di condividere con il mondo quella poesia e quell’immagine che avevo dentro, io lo chiamo “paesaggio interiore”. È un flash, un’immagine accompagnata da una sensazione onirica di malinconia e poesia… immensità, più o meno la sensazione che si prova davanti a uno spettacolo della natura come un tramonto. Altre volte, soprattutto all’inizio, provavo frustrazione perché non avevo ancora trovato il mio canale di espressione, la maniera per tirare fuori tutto quello che volevo dire, che in seguito ho trovato attraverso la rappresentazione dell’energia della natura e del paesaggio. Per farla breve, la sensazione cambia, dipingere è come quando ti guardi allo specchio, a volte ti vedi bellissima e altre volte, ahimè… bruttissima!»
In questo momento, Melis sta lavorando nel Lungomare Poetto a un murale all’altezza dell’Ippodromo.
«Ho voluto, come in tanti miei murales, offrire un tributo alle piante e ai fiori spontanei, rendere protagonisti quei fiori e quei dettagli della natura che a volte passano in secondo piano, cantare la loro poesia, quella che cantano ogni giorno. Sono tornata a Cagliari da circa un anno dopo dieci anni fuori e, andando a pattinare nel lungomare, guardavo quelle pareti grigie che interrompevano un’armonia di verde e di natura, e ho incominciato ad avere l’immagine di quelle pareti quasi mimetizzate, e di lì a poco il desiderio di riportare la vibrazione della natura laddove era arrivato l’uomo col cemento.»
Ma c’è un punto in comune in ogni suo lavoro.
«Nelle mie opere parlo sempre di Floema, linfa vitale elaborata delle piante e degli alberi, è il mio tema del cuore. Credo che la mia missione sia quella: onorare questa naturale magia e porci dal punto di vista di piccole formichine, ma non voglio svelare troppo, tra poco sarà finita e la presenteremo con i miei sponsor, la società cooperativa Natural Power.»
I murales la pittrice li ama da tanto tempo, sin dal suo anno in Erasmus in Gran Canaria. Proprio lì, come dice, ha incontrato delle grandi guide.
«Amo il muralismo perché coinvolge il popolo, i passanti, e tutto diventa un museo a cielo aperto, accessibile a tutti, anche a chi non ha pagato il biglietto, e quell’emozione mi piace condividerla anche con i gruppi. Ho collaborato con varie associazioni anche in Toscana, abbiamo realizzato dei progetti di murales collettivi, e qui cito Giorgio Gaber, che con una frase spiega tutto “libertà è partecipazione”.»
Molte sono, ad oggi, le sue opere.
«Ho collaborato dal 2016 con San Sperate Paese museo, NoArte e Fondazione Sciola,
in primis ho realizzato un murales assieme all’artista canario Drnubah, intitolato “dialogos”, dedicato a mia madre e al suo percorso di medicina alternativa» inizia. «In quell’occasione ho avuto la fortuna di imparare da tanti maestri artisti di San Sperate, e mi sono sentita accompagnata e adottata da tutti! Ho appreso tanto da questi, altre guide che hanno arricchito il mio bagaglio. Successivamente ho portato avanti il mio progetto di tesi triennale dedicato a San Sperate Paese museo, per l’occasione ho intervistato gli artisti storici del paese, come il poeta Nino Landis, il pittore Raffaele Muscas etc., tutta questa documentazione ora fa parte dell’archivio del paese. Spero un giorno di ricollaborare con quella luminosa realtà!»
E l’opera a cui era più affezionata? Be’… venduta! «È una domanda molto difficile. Era un quadro a olio che rappresentava un mio paesaggio interiore, un ricordo prezioso… Ora invece sto imparando ad amarle tutte e a lasciarle andare verso la loro missione, e soprattutto alle persone a cui sono destinate.»
Riferimenti alla realtà, certo, ma molta natura, la cui presenza è sempre ben visibile soprattutto nelle sfumature del mondo vegetale: «Nei quadri non mancano mai orizzonti, e nei miei murales non mancano mai le ombre di diverse tonalità delle mie erbe preferite (alcune inventate!). Il mio stile è contraddistinto dalla poesia della vegetazione e dal potere del floema, esplosioni di natura, come quelle che si possono notare a bordo strada, che ondeggiano al vento e salutano i passanti, visioni e prospettive differenti, l’umano è solo un ospite, un passante, in un mondo regnato dalla natura.»
Tanta carne sul fuoco dell’artista, che non si ferma mai.
«I miei progetti futuri a breve termine sono iniziare la nuova produzione di quadri per la mia prossima personale che vorrei portare anche a Cagliari (così come ho fatto in Toscana) con il tema di “Paesaggi Interiori”, trascorrere tempo e curare il mio laboratorio artistico aperto di recente in collaborazione con un altro bravissimo collega pittore, Daniele Avanzini, e portare la potenza del Floema in tanti muri della mia bellissima isola (ci saranno ancora altre sorprese a Cagliari prossimamente, ma non possiamo ancora svelarle!), e ovviamente continuare a coltivare le varie attività e i contatti al di fuori della Sardegna, questi sono i miei principali progetti futuri!»
© RIPRODUZIONE RISERVATA