I silos del Consorzio Agrario al porto di Cagliari – Foto di Dietrich Steinmetz

Uno splendido scatto quello del fotografo Dietrich Steinmetz che ci mostra un pezzo della storia di Cagliari che presto scomparirà.

La struttura che ospita i silo del Consorzio Agrario al porto di Cagliari sarà molto presto abbattuta.

La parte inferiore della struttura è stata già sgomberata e presto, come confermato quest’estate dal presidente dell’Autorità portuale Massimo Deiana, si procederà all’abbattimento. Dopo aver sondato il mercato – senza successo – alla ricerca di un acquirente che potesse riqualificare lo storico simbolo di archeologia industriale del capoluogo l’Asdp ha dovuto propendere per l’abbattimento.

L’area sarà poi ripianellata e riconvertita ad altro utilizzo. Ancora non si conosce la data del malinconico quanto “spettacolare” abbattimento.

Con la sua torre alta 54,40 metri, 21 celle per lo stoccaggio ciascuna con 6,20 metri di diametro, sovrastate da un fabbricato lineare per una altezza di 44 metri, una cabina di trasformazione di 7 metri di altezza e un edificio a tre piani adibito ad uffici del personale, alloggio del custode e sala comandi, il silo si sarebbe ben prestato a essere trasformato in un grande albergo, con una splendida torre belvedere. Purtroppo però, a quanto pare, la struttura risultava troppo compromessa per attirare l’interesse degli investitori.

Abolire le tasse alle piccole e medie imprese italiane per salvarle da crisi e fallimento. Secondo la Cgia di Mestre questa sarebbe «l’unica possibilità per consentire a queste attività, sfiancate dagli effetti economici negativi legati alla pandemia, di prendere fiato e riprogrammare la ripresa».

Una proposta forte che costerebbe allo Stato molto, circa 28 miliardi, come quantificato dallo stesso istituto di studi economici di Confartigianato.

Un investimento forte per la ripartenza del Paese secondo la Cgia, come ha spiegato il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo: «Escludendo le imposte locali il tax free year italiano costerebbe alle casse dello Stato fino a 28 miliardi di euro. Una cifra spaventosa che, ovviamente, potrebbe essere ridotta consentendo l’azzeramento del peso fiscale solo per le attività con ricavi al di sotto di una certa soglia o sulla base della perdita di fatturato. Anche se il mancato gettito fosse di 28 miliardi di euro, tale importo risulterebbe comunque inferiore agli aiuti erogati direttamente quest’anno al sistema produttivo e che fino ad ora ammontano a circa 30 miliardi. Con il tax free, i piccoli imprenditori sarebbero alleggeriti dal peso di un fisco spesso ingiusto, per un anno vivrebbero con meno ansia, meno stress, più serenità e fiducia. Non solo, ma con 28 miliardi risparmiati metteremmo le basi per far ripartire l’economia del Paese».