Banca d’Italia: Sardegna e pandemia, gli effetti dell’emergenza sanitaria sull’economia dell’Isola

Mercato immobiliare, fatturato delle attività nei servizi e posti di lavoro persi, colpiti soprattutto i più giovani, ecco il report della Banca D'Italia sugli effetti della pandemia per l'economia sarda
La Banca d’Italia ha presentato una ricerca del Dipartimento Ricerche economiche con i dati relativi al primo semestre, con uno sguardo anche all’inizio del terzo trimestre dell’economia in Sardegna. Le prospettive prevedibilmente non sono buone. A determinare la flessione negativa naturalmente l’incertezza, fattore importantissimo per la stabilità economica, determinata dalla pandemia.
Le attività produttive non sono state colpite tutte nello stesso modo, Il blocco amministrativo e la caduta della domanda nel secondo trimestre hanno rallentato soprattutto l’attività nei servizi, colpendo in misura severa i comparti che hanno avuto maggiore difficoltà nel fronteggiare le necessità di distanziamento sociale. Anche nell’industria e nelle costruzioni i risultati sono stati negativi, sebbene in misura nel complesso meno intensa.
Oltre un terzo delle aziende sarde ha rivisto al ribasso i piani di spesa a causa dell’emergenza sanitaria: circa un’impresa su due ha confermato i programmi preventivati a inizio anno, che nella maggior parte dei casi già indicavano impegni inferiori rispetto al 2019. In base ai giudizi espressi a fine settembre le imprese hanno segnalano aspettative di un miglioramento delle vendite e degli investimenti nel breve temine, ma questo dato potrebbe essere influenzato dall’intensificarsi dei contagi della nuova ondata e dei conseguenti lockdown.
Gli effetti della pandemia hanno interessato anche gli scambi internazionali: nei primi sei mesi del 2020 le esportazioni regionali sono diminuite di circa un terzo rispetto al 2019. Più precisamente il calo si è riscontrato nelle vendite dei prodotti della raffinazione del petrolio, che ha riflesso l’impatto della pandemia sulla domanda mondiale di carburanti. In particolare ha pesato il dimezzamento delle quantità scambiate e una prosecuzione del calo dei prezzi di mercato. Anche le esportazioni degli altri settori produttivi sono diminuite, di circa l’8 per cento, interessando la maggior parte dei comparti.
L’indagine della Banca d’Italia condotta su un campione di aziende edili ha rilevato un pesante calo del valore della produzione; indicazioni maggiormente positive riguardano la seconda parte dell’anno. La pandemia si è riflessa in una riduzione degli scambi nel mercato immobiliare: secondo i dati dell’Osservatorio dell’Agenzia delle entrate nei primi sei mesi le compravendite di abitazioni sono diminuite di quasi il 25 per cento e una dinamica simile si è osservata in relazione agli immobili non residenziali.
Nel comparto turistico si sono osservati risultati fortemente negativi, a causa delle limitazioni agli spostamenti e di una minore propensione delle persone alla fruizione delle vacanze. In base a dati preliminari della Regione Sardegna, nei primi nove mesi dell’anno si sarebbe registrata una flessione degli arrivi negli esercizi ricettivi di circa un terzo rispetto all’anno precedente, con una variazione molto accentuata per la componente estera della domanda.
Tra gennaio e agosto il traffico aereo si è ridotto di quasi due terzi rispetto al periodo corrispondente del 2019, con una flessione più intensa per i movimenti internazionali; nei porti la diminuzione dei flussi è risultata quasi altrettanto accentuata. Anche per gli scambi di merci si è registrata una forte contrazione, pari a quasi il 50 per cento nei primi sette mesi dell’anno.
L’occupazione si è ridotta in misura minore, poiché sostenuta dall’elevato ricorso alla Cassa integrazione guadagni e dal blocco dei licenziamenti. Secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, nella media del primo semestre il calo del numero degli addetti è stato del 2,2 per cento, più marcato rispetto alla media italiana (1,7 per cento), riflettendo la quota più elevata nei settori maggiormente esposti agli effetti della crisi pandemica, come quelli legati al turismo, e la più alta incidenza dei contratti a termine.
Complessivamente, secondo i dati dell’Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro (ASPAL), dall’inizio dell’anno al 15 settembre risultavano quasi 18.000 le assunzioni nette in meno rispetto alla stessa data del 2019, pari a circa 72 ogni mille
dipendenti. In particolare, nel periodo interessato dalle restrizioni la flessione più marcata delle attivazioni nette ha riguardato la fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni, riflettendo la dinamica del settore turistico e la maggiore diffusione tra i più giovani dei contratti a tempo determinato. Il tasso di attività si è ridotto di 3,2 punti percentuali nella medi del semestre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, al 59,7 per cento, il valore più basso dal primo semestre del 2009.
Secondo i dati di Confcommercio in Sardegna i consumi si ridurrebbero nel complesso del 2020 a un tasso maggiore rispetto a quello della media italiana, riguardando in particolare i beni durevoli. Nei primi sei mesi del 2020 i prestiti erogati da banche e società finanziarie alle famiglie sarde hanno decisamente rallentato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, riflettendo l’indebolimento della domanda delle famiglie nonché un orientamento moderatamente più prudente da parte degli intermediari.

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