Marino e Binaghi solo covid, Brotzu e Aou per le altre patologie: la nuova gestione dell’emergenza

Massimo Temussi, commissario Ares spiega perché non è possibile a Cagliari organizzare ospedali covid in vecchie strutture come la Clinica Macciotta, e afferma: «Oltre mille posti letto complessivi, questo è il numero massimo di pazienti che si potranno accogliere, ma i dati attuali non fanno presagire uno scenario di questo tipo»
Lo hanno annunciato qualche giorno fa in conferenza stampa, i vertici della Regione: un programma per i prossimi 40 giorni per far fronte all’emergenza. Questa seconda ondata pandemica si è abbattuta in Sardegna in maniera dieci volte più intensa rispetto alla prima. Ultimamente si sono verificate lunghe code ai Pronto soccorso e gli ospedali stanno facendo fronte a una forte pressione con la quale fino ad ora non avevano mai dovuto fare i conti.
La Regione corre dunque ai ripari: «Marino e Binaghi saranno solo covid. Brotzu e Aou solo no covid – annuncia Massimo Temussi, commissario dell’Azienda regionale della salute – questo proprio per impedire che il personale sanitario e le strutture siano tutte a rischio e soprattutto per garantire i Lea (Livelli essenziali di assistenza) che alcune Regioni non riescono più a garantire proprio per non aver potuto fare scelte drastiche come questa».
Questi cambiamenti però hanno preoccupato molti pazienti che proprio nelle strutture oggetto della trasformazione avevano i loro punti di riferimento, come i malati di sclerosi multipla o tutte le donne che si rivolgevano al Centro Donna per gli screening. In tanti hanno chiesto, incluso il presidente del Consiglio comunale di Cagliari Edoardo Tocco, che si utilizzassero strutture come la cliniche Aresu o Macciotta per realizzare ospedali covid.
«Oggi il problema non sono le strutture ma il personale – ha aggiunto Temussi – abbiamo scelto di individuare le strutture più pronte ad accogliere pazienti con impianti anche di ossigenoterapia per poter da subito prendere in carico i pazienti. Marino e Binaghi corrispondono a queste esigenze con piccoli aggiornamenti di ingegneria clinica».
Come già spiegato in conferenza stampa, per la conversione del Binaghi sono stati consultati esperti di ingegneria clinica, di logistica e si è arrivati alla conclusione che nel confronto tra punti di forza e debolezze l’ospedale di via Is Guadazzonis era la struttura più indicata. Il Centro Donna andrà nei locali nuovi del San Giovanni appena ristrutturato, e anche altri reparti saranno trasferiti per non privare nessun paziente, soprattutto quelli cronici, di assistenza.
Resta ora da capire se anche queste scelte saranno sufficienti a garantire il ricovero e l’assistenza di tutti i pazienti, quelli covid e quelli con altre patologie: « Oltre 1000 posti letto complessivi, è il numero massimo stabilito dalla delibera di giunta regionale. È superiore alle statistiche di peggioramento ipotetiche. Speriamo di non dover mai arrivare a questo numero, in quel caso dovremo riconvertire completamente gli ospedali. Ad oggi i dati rt e di percentuale di contagio si stanno normalizzando e non fanno presagire questo peggioramento così forte. Tuttavia abbiamo previsto attività di riconversione già da oggi. Se si dovesse superare questa cifra – conclude il Commissario Ares – ci sono soluzioni più drastiche che spero non dobbiamo considerare come fiere e chiese che in altre regioni sono state attuate».

© RIPRODUZIONE RISERVATA