Luciana è positiva al Covid ma ha le figlie disabili: da due settimane nessuna assistenza

Se il virus arriva dove ci sono già problemi, il sistema mostra subito le sue falle. A contagiarla, a Sestu dove vive, una persona che non ha rispettato la quarantena e da giorni nessuno le dice se può far entrare in casa qualcuno che assista le figlie, che sono risultate negative
Luciana ha due figlie disabili, una di 40 e l’altra di 34 anni. Hanno una malattia genetica, stanno sulla sedia a rotelle e una delle due è affetta anche da sclerosi multipla, dunque con il sistema immunitario reso fragile dalle terapie. Per questo ha sempre prestato la massima attenzione a non farsi contagiare e usato sempre tutte le precauzioni.
Due settimane fa però non è bastato fare attenzione e Luciana è stata contagiata all’interno di un negozio, perché una persona che si trovava in isolamento fiduciario non ha rispettato la quarantena nonostante ancora non avesse avuto l’esito del tampone che è poi risultato positivo.
«Appena ho saputo che quella persona era positiva – racconta Luciana – mi sono immediatamente sottoposta al tampone. E mi sono isolata, stando al piano superiore della casa, per stare il più possibile lontana dalle ragazze».
Poi la brutta notizia: Luciana è positiva anche se asintomatica. Immediatamente anche il compagno e le due figlie si sottopongono la tampone e fortunatamente risultano negativi, ma devono comunque restare in quarantena. Adesso però il problema è un altro. Chi assiste le ragazze? In questo momento la positività di Luciana le impedisce di avvicinarsi alle figlie e il compagno più di tanto non può assisterle, hanno bisogno di aiuto anche per fare una doccia.
Le ragazze normalmente sono aiutate da due assistenti pagate con un progetto legato alla legge 163, inoltre Luciana quando è in difficoltà si rivolge a un’assistente di una cooperativa di Sestu: «Prima di sapere che ero entrata in contatto con quella persona positiva – spiega la donna- sono venute a casa le assistenti che adesso a loro volta anche se sono negative al primo tampone, devono stare in quarantena».
Sono passate due settimane da quando Luciana si è isolata, e dunque da quando le ragazze non ricevono assistenza. E da allora ogni giorno chiama ai numeri dell’Igiene Pubblica per sapere se è possibile far entrare in casa, con tutte le protezioni del caso, un’assistente per le figlie e ad oggi incredibilmente nessuno dall’istituzione che dovrebbe rispondere a queste domande, le ha dato una risposta.
«Dopo tante insistenze – denuncia Luciana – l’unica cosa che hanno saputo dirmi è che devo rivolgermi ai servizi sociali del Comune, i quali con una delibera devono decidere di mandarmi un’assistente. Ma io le assistenti le ho, le mie figlie hanno difficoltà, non riuscirebbero a farsi assistere da persone che non conoscono. Io ho bisogno di sapere se possono entrare in casa senza correre rischi loro, né farli correre alle mie figlie, ma di giorno in giorno mi rimandano senza fornirmi una risposta adeguata».
Mercoledì prossimo Luciana dovrà sottoporsi al secondo tampone, che dovrà stabilire se si è negativizzata, e fino ad allora non potrà avvicinarsi alle figlie. Si sente frustrata, non si capacita di come in una situazione come questa, nonostante le tante telefonate ai numeri forniti dalla Regione, nessuno si sia voluto assumere la responsabilità di rispondere sì o no a una domanda banalissima: «Si può far entrare un’assistente che con le dovute protezioni, permetta alle mie figlie di farsi una doccia dopo due settimane?» sembra incredibile eppure nessuno dall’Igiene Pubblica ha saputo dare risposta a questa madre in difficoltà, se non demandare a un’altra istituzione.

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