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Celestina, 12 anni, cieca e dimenticata. «I canili? Fateli in centro città, con muri di vetro, così potete vedere come viviamo ogni giorno»

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Celestina

Il piccolo rifugio di Macomer Facedog accoglie pochissimi cani alla volta facendoli vivere quasi come in un ambiente domestico, pieni di cure e amore. Le volontarie scelgono un “inquilino” nuovo (come loro stesse li chiamano) solo dopo che uno degli ospiti viene adottato. E ogni nuovo ingresso è riflettuto con estrema attenzione.

Stavolta è toccato a Celestina: una vita da reclusa, 12 anni, completamente invisibile, adulta, mai richiesta in adozione e anche cieca. “Il primo dei motivi per il quale sta arrivando al Condominio?”, scrivono. “Rientra nella categoria degli invisibili. Nessuno l’ha mai scelta. E allora la scegliamo noi. E le diamo tutta la visibilità che merita”.

Celestina quando era in canile

Per lei la fortuna stavolta ha voluto buttare un occhio: al rifugio di Macomer gli inquilini rinascono. Perchè? Semplicemente per l’amore, l’attenzione e le cure che le volontarie donano ai cani.

Come da tradizione gli appelli per le adozioni e le presentazioni dei cani scritti dalle volontarie sono originali, questo uno dei motivi del loro successo: per raccontare la storia di Celestina hanno deciso proprio di far parlare lei. Uno sfogo sulla storia del cane ma anche sulla situazione del randagismo in Sardegna. Ve ne proponiamo qualche stralcio, il resto potrete trovarlo nella pagina social dell’associazione. 

Facedog: “Noi diciamo tutto quello che può essere utile per farvi adottare. Non è una cosa brutta.”

Celestina: “Allora dovresti dire che di me finora non ha mai parlato nessuno. Mai. Che come me ci sono tanti cani nei canili che nessuno considera. E che anziché parlare di Angela di Mondello sarebbe più utile parlare di noi che viviamo rinchiusi per anni e non abbiamo né colpe né virus. Isolati ed ignorati. ”

F: “Hai tantissima ragione. Noi infatti…”

C: “No devi far parlare me Facedog. È il mio momento se permetti. Perché sono tutta la vita che aspetto e allora voglio dire tutto, senza dimenticare nulla. Voglio dire che avete costruito i canili per rinchiuderci lì e dimenticarvi di noi. Voglio dire che per me i canili li dovreste costruire dentro le vostre città e non a tot km perché ogni giorno vi ricordereste che esistiamo. Che i canili non dovrebbero avere muri di cemento ma vetri che vi costringerebbero a vedere come passiamo ogni singolo minuto della nostra giornata. Che le nostre sono giornate fatte di freddo, caldo, noia, fame, attese, parole incomprensibili, urla, rumori. E posso stare qui per ore a dirvi di cosa sono piene le vite vuote dei cani come me. “

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