I borghi dei centenari sardi: luoghi che custodiscono l’elisir di lunga vita

Ci sono tante ragioni che ispirano un viaggio, diversi aspetti di un luogo che ci spingono a visitarlo, ma quante terre possono vantare come attrazione turistica il segreto della longevità? In Sardegna c’è un territorio, l’Ogliastra che raccoglie diversi paesi
Ci sono tante ragioni che ispirano un viaggio, diversi aspetti di un luogo che ci spingono a visitarlo, ma quante terre possono vantare come attrazione turistica il segreto della longevità? In Sardegna c’è un territorio, l’Ogliastra che raccoglie diversi paesi in cui sembra davvero che gli abitanti abbiano scoperto l’elisir di lunga vita.
Gli scienziati le chiamano Blue Zone, sono le zone del Pianeta in cui l’aspettativa di vita è più lunga. E l’Ogliastra detiene il primato assoluto di centenari nel mondo, secondo una ricerca di Gianni Pes e Michel Poulain. Villagrande Strisaili, Arzana, Talana, Baunei, Urzulei, Ulassai, Perdasdefogu Jerzu sono i paesini non solo in cui si concentra un altissimo numero di centenari, ma dove si arriva a collezionare un numero di primavere da record.
Caso ormai divenuto famoso quello della famiglia Melis di Perdasdefogu che il primo giugno del 2014 raggiunse il record mondiale di famiglia più longeva: i figli di Francesco Melis del 1880 ed Eleonora Mameli del 1889 raggiunsero in totale i 745 anni e 210 giorni. Consolata, la primogenita morì appena due mesi prima di compiere 108 anni. A fare visita alla famiglia Melis i giornalisti di numerose televisioni provenienti da tutto il mondo.
Ma qual è il segreto di questa longevità? Probabilmente una serie di ragioni che tutte insieme hanno determinato le condizioni migliori per vivere a lungo e bene. E se volessimo visitare qualcuno di questi luoghi e cercare di apprendere dagli abitanti il loro segreto, conoscere la cornice nella quale primavera dopo primavera arrivano a contarne più di cento?
C’è un paese in Ogliastra, che sorge nella valle del Rio Pardu, all’ombra dei tacchi, vestito di lunghi filari ordinati, curatissimi: le splendide vigne. Ed è probabilmente proprio legato alla produzione, al consumo e soprattutto alla passione per l’attività vitivinicola del cannonau il segreto della longevità, perché un segreto di sicuro c’è. Jerzu, infatti al momento, su 3200 abitanti conta tre centenari che hanno già spento le candeline nel 2020 uno che le spegnerà a brevissimo e tre “nonnini” che di primavere ne hanno ben centouno. Senza contare tutti gli ultra novantenni. Il primo cittadino Carlo Lai, in carica da meno di 2 anni ha avuto l’onore di festeggiali tutti.
C’è un aspetto che da centinaia di anni scandisce la vita degli jerzesi, la quotidianità simbiotica con i ritmi della coltivazione della vite e dunque con quelli della natura. In questo splendido paese ogliastrino infatti l’attività principale è l’attività vitivinicola, la produzione del cannonau. E naturalmente i centenari non mancano di berne un bicchiere a pasto, altro elisir nell’elisir. Ci si mette poco a capire perché le persone a Jerzu vivono così a lungo. Basta visitare il paese.
Jerzu si trova sul fianco dei monti Lumbarau, Spanalai e Porcu ‘e Ludu. Ad appena dieci minuti di distanza dal mare e cinque minuti dai paesaggi mozzafiato dei tacchi ogliastrini, il paese è considerato la patria dell’arrampicata sportiva. Paradiso per gli amanti del freeclimbing, ma è anche un gioiello ambientale, che merita una visita anche per chi non pratica l’arrampicata.
Il centro ogliastrino offre ottime opportunità anche per gli amanti dell’enogastronomia, noto per la produzione dei dolci e della Pasta Fresca (culurgionis, coccoi prenas, seadas per citarne alcune), vanta la produzione di un’ottima qualità di Olio di Oliva. Centro culturale della zona ospita due importanti eventi: il Jerzu Wine Festival e il Festival dei tacchi.
Infine, chi va a Jerzu non potrà rinunciare alla visita alla cantina Sociale Antichi Sapori e a lunghe passeggiate attraverso le vigne dei terrazzamenti che i viticoltori eroicamente hanno costruito anche nelle zone più impervie e difficili per produrre quello che davvero in questa zona sembra essere l’elisir di lunga vita, sua maestà il cannonau.
Urzulei
C’è un altro piccolissimo gioiello ogliastrino incastonato nelle falde del monte Gruttas, scrigno di longevità: Urzulei. Difficile dire cosa caratterizzi maggiormente questo paesino di mille e 300 anime. Incanta la bellezza selvaggia della natura, il cui emblema è sicuramente Gorroppu, uno dei canyon più spettacolari d’Europa. Fa sognare l’aspetto fiabesco, quasi magico di Urzulei, le oltre 200 grotte, s’Edera con i suoi corsi d’acqua che alimentano la splendida sorgente di Su Cologone, zona amatissima dagli speleologi.
L’alone di mistero che avvolge Mannorri, il borgo medievale abbandonato, che secondo alcune leggende rimase disabitato a causa di sanguinose faide con Orgosolo, paese confinante. Culla della cultura nuragica di un passato lontanissimo, Urzulei ospita tombe dei Giganti, il nuraghe Perdeballa, uno dei villaggi più grandi della Sardegna con le sue oltre cento capanne e Sa Domu’e s’Orcu, il santuario ipogeico in cui nei primi anni del ‘900 fu ritrovata “La madre dell’ucciso” uno dei più antichi bronzetti nuragici.
Sembra quasi impossibile che un piccolo paese possa racchiudere tanta bellezza, oltre quella naturalistica e storica, anche quella culturale ed enogastronomica. Urzulei infatti è patria della Morra, il gioco tradizionale che sembra quasi una danza e un canto insieme, gara dai ritmi serratissimi di cui nel centro ogliastrino ogni anno si disputano competizioni che richiamano partecipanti da tutto il mondo. E dulcis in fundo, le specialità enogastronomiche che senza dubbio contribuiscono ad allungare la vita dei suoi abitanti: macarrones imboddiaos, frue, carne di caprone, culurgiones, il tipico pane pigiolu e l’impareggiabile caglio di capretto. Vivere a lungo un luogo come questo è quasi un obbligo.
E visto che siamo in tema di piccoli gioielli, non potevamo non raccontare di Ulassai preziosissima perla, un paesino piccolissimo, che oltre a ospitare un gran numero di centenari ha dato i natali a una delle artiste sarde più conosciute anche oltre i confini dell’Isola: Maria Lai.
Ulassai si trova a quasi 800 metri d’altezza, nel cuore dell’Ogliastra, a fare da cornice, i tacchi calcarei, il centro abitato a nord è limitato dal grande complesso del Tacco di Ulassai e a sud dal Monte Tisiddu. Introno una lussureggiante foresta sempreverde nella quale vivono diverse specie protette dall’Oasi faunistica di Girisai.
Il territorio di Ulassai è caratterizzato dalla presenza di un complesso sistema di grotte, la più famosa delle quali è la spettacolare Grotta di Su Marmuri, lunga 800 metri con sale immense rese uniche dall’architettura naturale costituita da stalattiti e stalagmiti. La zona è ricca di acque sotterranee, che nei periodi di piena alimentano le cascate di Lecorci che sgorgano poco sotto Su Marmuri che dopo circa 3 chilometri si incontrano le altre cascate di Ulassai, quelle di Lequarci, le più imponenti dell’Isola.
Questo piccolo borgo ogliastrino non è solo parte della Blue Zone, e quindi un luogo in cui l’aspettativa di vita è lunghissima, ma è anche testimone di un passato antichissimo, con il nuraghe s’Ulimu formato da due massicce torri unite, il nuraghe Pranu, le domus de Janas, un dolmen, le tombe di Giganti e i villaggi nuragici, il complesso di Nuragheddu e il villaggio megalitico di Seddorrulu.
Ulassai è un museo a cielo aperto, ma è famosa anche oltre i confini della nostra Isola perché ha dato i natali all’artista Maria Lai, e ne ospita un bellissimo museo, Stazione d’Arte, inaugurato nel 2006, dopo che la stessa artista ha donato al suo paese oltre centoquaranta opere, il museo sorge nei locali dell’ex stazione ferroviaria, da lì il nome.
Come in tutti paesi ogliastrini il legame della popolazione con le tradizioni artigianali ed enogastronomiche è ancora fortissimo, formagi tipici, prosciutto pane, olio e vino, oltre al sapiente uso del telaio orizzontale. Come per gli altri paesi ogliastrini, custodi dei segreti della longevità, una visita a Ulassai vi farà capire perché in questi luoghi si vive così a lungo.
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