Montevecchio, la vergogna dei pannelli elettorali mai rimossi

Abbiamo votato nel maggio 2019, che ci fanno ancora quegli orrendi pannelli? Il piccolo borgo minerario, un tempo cuore pulsante del centro minerario, tra Arbus e Guspini, scrigno di bellezze ambientali, dove si condividono coi cervi le passeggiate, sito di archeologia industriale, dal potenziale turistico immenso, oggi parla di trascuratezza e abbandono
Da maggio 2019, data dell’ultima consultazione elettorale, quella delle Europee, i pannelli per affiggere le pubblicità dei candidati sono ancora lì. In via Gennas, tra “La chimica” e l’ex ufficio postale, la strada che conduce all’unico bar sempre aperto, che di fronte ai pannelli ospita alcune delle costruzioni più antiche del borgo. Dietro i pannelli si è accumulata immondizia che, data la presenza dei pannelli non è possibile rimuovere.
In Comune nessuno muove un dito.
Il borgo è un luogo incantato che rapisce il cuore di chiunque lo visiti, perché racchiude la storia di sofferenza e riscatto di generazioni di sardi, con tanti veneti e toscani che hanno incrociato i loro destini in un ambiente in cui la natura è stata generosissima. Storie di nascite, rinascite e morti, amori, sogni e battaglie sindacali, incidenti drammatici e feste spensierate, basta una passeggiata nelle stradine coperte di aghi di pino per rendersi conto di cosa sia stato Montevecchio. Eppure in quelle stradine il declino è palpabile. Non passa giorno senza che crolli un tetto, cada un imposta, si stacchi un intonaco, ieri la costruzione della potabilizzazione in via Amendola, oggi l’ospedale.
È evidente che per prendersi cura di Montevecchio, fermare questo inesorabile declino occorrano risorse economiche ingenti, che ci siano competenze che vanno oltre quelle comunali, che servirebbe un intervento importante, fatto di fondi, ma anche e soprattutto di cultura e conoscenza dei luoghi, perché il borgo va salvato, ma senza cambiarlo. Tuttavia non si può dimenticare che ci risiedono delle famiglie, e che al di là dei grandi progetti di cui si parla sempre, ma non si realizzano mai, queste persone pagano le tasse come i loro conterranei che vivono a Guspini. E queste persone, hanno diritto ad avere gli stessi servizi.
Perché se il borgo ancora sopravvive, è grazie ai residenti e a tutte quelle persone che volontariamente senza proclami o pubblicità, raccolgono la spazzatura, provano a piantare piccole aiuole dove non c’è nulla, accolgono i turisti disorientati e trasmettono loro tutto l’amore per questo pezzetto di paradiso dimenticato.

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