Covid-19, screening di massa per tutti sardi: la proposta di Caminera Noa

La soluzione c’è: lo screening di massa per tutti sardi
Il movimento popolare sardo affida a tre video letti da tre attiviste la proposta di uno screening di massa per tutti i sardi. La Sardegna – inizia Emanuela Cauli – «non è minimamente in grado di affrontare nessun tipo di emergenza di tipo sanitario, neanche di portata inferiore a quella che stiamo attraversando». Caminera Noa punta il dito contro il forte ridimensionamento del servizio sanitario sardo che ha indebolito le «grandi strutture ospedaliere» e ha portato alla chiusura «di ben undici piccole, che in questo frangente sarebbero state salvavita per la popolazione». La moda è quella di paragonare la pandemia alla guerra, ma in guerra ci si va attrezzati – continua l’attivista – «recentemente abbiamo però assistito all’exploit: con la mancanza di posti letto in terapia intensiva, con la grave carenza di rianimatori ed anestesisti, nell’impossibilità di intervenire nelle urgenze, nemmeno col tanto decantato e sopravvalutato (nonché costosissimo!) servizio di elisoccorso».
La situazione oggi è indescrivibile, surreale – prosegue l’attivista Celeste Brandis – «gli ospedali e tutte le strutture sanitarie e di cura sono diventati i luoghi a più alto rischio di contagio, qualsiasi visita (controlli, esami, follow-up) e molti interventi chirurgici (persino oncologici) sono stati rimandati, lasciando i pazienti a sé stessi». In questo desolante scenario emerge però una proposta che, secondo il movimento, potrebbe dare una speranza ai sardi. Caminera Noa propone «un piano di screening a tappeto, con tutti i mezzi a disposizione, tamponi, test o qualsiasi altro strumento ritenuto efficace allo stato attuale da studi scientifici, partendo ovviamente dalle categorie in prima linea nel fronteggiare l’emergenza e dalle categorie a rischio, che spesso coincidono». Il piano di screening – prosegue l’attivista – «potrebbe permetterci la riapertura graduale e monitorata; contemporaneamente tutelerebbe sia i soggetti non infetti, che potrebbero riprendere le loro attività quotidiane, sia i soggetti a rischio che gli eventuali asintomatici».
Ma come finanziare lo screening? La portavoce del movimento Luana Farina, a cui è affidata l’ultima parte del video, non ha alcun dubbio: «oltre che coi finanziamenti già previsti allo scopo dal Ministero della salute, oltre a poter usufruire di parte dei fondi già destinati dal bilancio regionale alla sanità pubblica e privata, la regione Sardegna potrà dotarsi di tutto l’occorrente (macchinari, personale medico dedicato, kit diagnostici appropriati) usando i fondi destinati al Mater Olbia e alle altre cliniche private foraggiate con fondi pubblici, bloccando e fiscalizzando i fondi già stanziati per il biennio 20-21 e approvati all’unanimità nel luglio 2019 (legge “Prima variazione di bilancio per l’avvio delle attività del Mater Olbia”) che ammontano a circa 130 milioni di euro».

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Coronavirus: è morto il chirurgo del Policlinico Sassarese Marco Spissu

Il chirurgo si era ammalato oltre un mese fa. Oggi è morto al Policlinico di Sassari
Il Covid-19 miete una nuova vittima in Sardegna: oggi a Sassari è morto il chirurgo Marco Spissu. Si tratta del secondo medico morto nell’Isola a causa del virus. Prima di lui aveva perso la vita il medico italo-palestinese Nabeel Khair.
Il professore, molto noto e stimato in città, si era ammalato dopo aver operato un paziente risultato anche lui positivo al virus.
Le condizioni del chirurgo, ammalatosi a inizio marzo, erano risultate fin da subito gravi: il medico era stato ricoverato da subito in terapia intensiva. Oggi il decesso.
Il dottor Spissu era molto noto in città anche per la sua passione per il Volley. Faceva parte infatti dell’Asd Silvio Pellico 3P. I membri della società pallavolistica lo ricordano con affetto su Facebook dove esprimono «enorme dispiacere».