(VIDEO) Coronavirus ad Assemini, vicesindaco Mandas: “La Regione comunichi e non ci lasci soli”
«Troviamo assurdo che la Regione abbia deciso di tagliare ogni forma di comunicazione con i Comuni - commenta Mandas -. La Regione non ci lasci soli, non lasci soli i Comuni ed i Cittadini Sardi. Il mio è un appello al Presidente Solinas. Mi auguro sia attivata una rete di comunicazione diretta con i comuni. Facciamo squadra».
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Il vicesindaco di Assemini Gianluca Mandas ha pubblicato un video in cui ha voluto esprimere la sua preoccupazione riguardo le modalità di comunicazione dei casi di Coronavirus nel territorio.
«Abbiamo saputo che ad Assemini ci sarebbero uno o più cittadini positivi da Coronavirus – spiega l’amministratore asseminese -. Non lo abbiamo saputo dalla Regione, ma dall’unica fonte possibile, l’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultimo aggiornamento risulta che nel nostro comune c’è un caso di contagio o comunque c’è il caso di contagio da Coronavirus. È grave che non sappiamo il numero dei casi e che la Regione non abbia comunicato la presenza di questo contagio nel nostro territorio. È grave perché i Comuni hanno il dovere di predisporre i controlli per verificare che le persone contagiate stiano rispettando la quarantena. Non essendo stati avvisati non abbiamo i nominativi e non ci è possibile attivare le verifiche».
«Troviamo assurdo che la Regione abbia deciso di tagliare ogni forma di comunicazione con i Comuni – commenta Mandas -. La Regione non ci lasci soli, non lasci soli i Comuni ed i Cittadini Sardi. Il mio è un appello al Presidente Solinas. Mi auguro sia attivata una rete di comunicazione diretta con i comuni. Facciamo squadra».
La Regione non ci lasci soli, non lasci soli i Comuni ed i Cittadini Sardi.Il mio è un appello al Presidente Solinas!Con questo video cerco di spiegarmi meglio!Grazie per la condivisione A presto
Gepostet von Gianluca Mandas – Vice Sindaco Assemini am Samstag, 21. März 2020
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Mistero in Toscana: la scomparsa di Piera Pinna e l’appello della famiglia

La scomparsa di Piera Pinna, originaria di Bosa ma residente a San Miniato, ha scosso profondamente la comunità locale e suscitato l’attenzione dei media.
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Mistero in Toscana: la scomparsa di Piera Pinna e l’appello della famiglia.
La scomparsa di Piera Pinna, originaria di Bosa ma residente a San Miniato, ha scosso profondamente la comunità locale e suscitato l’attenzione dei media.
La donna è svanita nel nulla il 21 settembre, mentre si trovava in cerca di funghi con il marito nei boschi intorno a Medicina di Pescia, nel Pistoiese.
Il suo destino rimane avvolto nel mistero, e la sua famiglia, che si trova a migliaia di chilometri di distanza in Sardegna, ha lanciato un accorato appello: «Chiediamo risposte».
Da quando Piera è scomparsa, le ricerche ufficiali non hanno portato a risultati concreti. Sono stati mobilitati droni dotati di termoscanner e cani molecolari, ma senza alcuna traccia della donna. Nel tentativo di mantenere viva l’attenzione sulla questione, gruppi di volontari e membri della protezione civile hanno continuato a battere il territorio, tuttavia i risultati sono stati deludenti. L’associazione Penelope Toscana, attivamente coinvolta nelle operazioni di ricerca, ha descritto la zona come particolarmente impegnativa a causa dei suoi ripidi strapiombi e dei terreni resi insidiosi dalle prime piogge autunnali. Tuttavia, la famiglia di Piera sostiene con fermezza che se fosse realmente caduta, il corpo sarebbe stato rinvenuto.
Un ulteriore elemento di preoccupazione emerge dalle incongruenze relative alla scomparsa. Nella denuncia presentata dal marito e dal figlio, assente quel giorno, si menziona un luogo diverso da quello in cui è stata effettivamente parcheggiata l’auto. Inoltre, un furgone utilizzato regolarmente da Piera per recarsi al suo chiosco di Empoli, dove vendeva frutta e verdura tre volte a settimana, è stato trovato bloccato all’interno del cancello, lasciando aperte domande sul suo ritorno a casa quella sera. Da San Miniato, conoscenti e amici di Piera affermano con certezza che lei conosceva bene quei boschi, soprannominati “Valle dell’Inferno” per la loro difficile accessibilità, e che difficilmente avrebbe potuto perdersi.
A due mesi dalla scomparsa, la frustrazione cresce. La famiglia ha deciso di chiedere aiuto a una criminologa lucchese per indagare ulteriormente sulla situazione. Con l’obiettivo di ottenere chiarezza su questa vicenda che ha assunto i contorni di un giallo, l’appello della famiglia risuona forte: la speranza di trovare risposte è più intensa che mai. In un contesto tanto oscuro, la luce della verità rimane l’unica meta per chi aspetta di sapere cosa sia realmente successo a Piera Pinna.
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