Brutale pestaggio e rapina a Piscinas: arrestato il quarto componente della banda, di appena 20 anni

La sera del 26 ottobre i giovani malviventi erano entrati nella casa di Pinuccio Uccheddu, da tutti noto in paese come Ziu Pino, per rubargli qualche centinaio di euro e gli oggetti d’oro appartenuto alla moglie, scomparsa da poco. Dopo averlo selvaggiamente aggredito si sono dati alla fuga. Oggi è stato arrestato il quarto componente della banda
Arrestato il quarto componente della banda che aveva rapinato “Zio Pino”, dopo averlo selvaggiamente aggredito. Nelle primissime ore della mattina del 28 gennaio 2020, i Carabinieri della Compagnia di Carbonia hanno arrestato tre giovani del posto, dei quali uno minorenne, presunti responsabili di concorso in rapina aggravata e lesioni personali gravissime ai danni di un 78enne di Piscinas.
La sera del 26 ottobre 2019, il pensionato, Pinuccio Uccheddu di settantotto anni, rincasando all’imbrunire, venne aggredito all’interno della propria abitazione, da almeno due uomini dal volto coperto che, dopo aver disattivato il contatore e interrotto la luce elettrica, lo hanno colpito selvaggiamente con una spranga di ferro, percuotendolo in varie parti del corpo. Poi lo hanno immobilizzato e imbavagliato con nastro adesivo e lacci, riuscendo così ad impossessarsi di monili in oro e oggetti preziosi, dileguandosi nelle campagne retrostanti. Il bottino, costituito da cinque orologi da collezione e vari oggetti in oro del peso di 450 grammi (una catenina, due orecchini, la fede nuziale della moglie appena deceduta, un bracciale ed un fermacravatte), era stato portato via, mentre il pensionato riportava gravissime lesioni personali.
L’intensa ed efficace attività d’indagine, immediatamente avviata dai Carabinieri della stazione di Giba e del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Carbonia, ha già consentito di raccogliere forti elementi probatori, che hanno portato all’emissione di ordini di custodia cautelare in carcere per i due maggiorenni e presso una casa famiglia per il minorenne, misure tuttora in essere. Tra i gravi indizi raccolti, particolare di rilievo è stato ricavato dai Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria presso il LID (Laboratorio Informatico Distrettuale) della Procura della Repubblica di Cagliari, i quali esaminando attentamente i dato contenuti nel cellulare di uno degli arrestati, hanno trovato fotografie ritraenti due persone coperte da passamontagna, che, gli investigatori di Giba e Carbonia hanno fatto risalire al giorno e ora precedenti la rapina, scattate dentro la camera da letto di “Zio Pino”. In quell’occasione, i carabinieri riconobbero uno dei due arrestati per l’abbigliamento indossato e proprietario del telefono che aveva scattato le fotografie. Tuttavia, il secondo individuo della foto è rimasto sconosciuto, poiché indossava indumenti differenti da quelli sequestrati ai primi tre arrestati, ma anche per la diversa corporatura e fisionomia rispetto a questi ultimi. A questo particolare della foto, si è aggiunto un altro importantissimo elemento investigativo: dall’esito degli esami biologici realizzati dai Carabinieri del Ris di Cagliari, infatti, è emerso che all’interno dell’abitazione di “Zio Pino”, teatro del delitto, era stato isolato il profilo biologico di una quinta persona, “PERSON E”, che tuttavia non apparteneva ai fermati né alla vittima. Questi elementi hanno indotto gli inquirenti ad approfondire le indagini, che sono continuate col massimo scrupolo e riserbo, anche dopo l’esecuzione delle misure a carico dei primi tre identificati, ed hanno permesso di risalire ad un quarto partecipante alla rapina.
Si tratta di Michele Campesi, da poco 20 enne, disoccupato, di Villaperuccio, già noto ai militari del posto per i suoi precedenti di polizia nonché per essere un consumatore di stupefacenti. Questi, in particolare, subito dopo la rapina, era scappato all’arrivo dei Carabinieri, guadagnandosi la fuga attraverso la campagna dietro l’abitazione della vittima, facendo perdere le proprie tracce. Dalle investigazioni condotte attraverso la preziosa testimonianza di alcuni cittadini, è stato appurato che il Campesi dal giorno della rapina si era reso irreperibile, nascondendosi in località campestri di Tratalias e Villaperuccio che conosceva benissimo. I militari in questi giorni hanno condotto diverse perlustrazioni in queste campagne, rintracciando i luoghi dove il giovane si era via via accampato: sono state trovate tracce di bivacchi e residui di incendi, dove si ritiene siano stati bruciati gli indumenti indossati al momento della rapina, quelli sporchi di sangue. Tra le altre indagini, infine, quelle condotte sui tabulati telefonici hanno permesso di verificare l’assidua frequentazione del ragazzo con gli altri componenti della banda già individuati, rilevando che, immediatamente dopo la rapina, il suo telefono non era più attivo, lasciando chiaramente intuire che se ne fosse disfatto proprio con l’intento di volersi sottrarre alle investigazioni.
Esaminati tutti questi elementi, ravvisando il pericolo di fuga dell’indagato, anche in relazione al comportamento assunto nel corso dell’intera vicenda e per la capacità intimidatoria da questo esercitata nei confronti di persone informate sui fatti o sui suoi complici e loro familiari, per indurli a ritrattare le dichiarazioni rese oppure a fornire versioni diverse, al fine di sottrarsi alle proprie responsabilità, l’Autorità giudiziaria, concordando con le risultanze investigative ha emesso la misura della custodia cautelare in carcere. Questa mattina, i Carabinieri della Stazione di Giba, Santadi e del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Carbonia, a conclusione dell’attività di indagine, hanno rintracciato Michele Campesi presso l’abitazione di familiari, e gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, accompagnandolo presso l’istituto di detenzione di Uta dove ha raggiunto i suoi due complici.

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