Entrare in una caffetteria, ordinare una bevanda calda, sedersi in un tavolino, collegare il pc alla presa di corrente e iniziare a studiare o a lavorare: un trend diffuso in tutto il mondo, soprattutto in Paesi come il Regno Unito e gli Stati Uniti ma in voga in quasi tutte le principali capitali europee, che arriva finalmente a Cagliari. 

È questa l’idea che differenzia il B-Liv, spazio multifunzionale aperto a dicembre in piazza del Carmine, da tutti gli altri locali cagliaritani. Dentro, tra giardini verticali, arredamenti in stile industrial e musica black in sottofondo, sembra di essere a Londra, Milano o New York. Se poi si accede alla sala coworking posizionata nel soppalco e si ordina un brunch a base di pancake o yogurth bowl, la sensazione viene ulteriormente amplificata.

Si può così emulare J.K. Rowling, che proprio in posti simili ha scritto i romanzi di Harry Potter, o più semplicemente ci si può mettere comodamente seduti a sorseggiare un caffè lungo, ammazzare l’appetito con delle uova strapazzate fumanti e scrivere la tesi di laurea o correggere i compiti dei propri alunni.

B-Liv Cagliari – la sala coworking

Dalla colazione all’aperitivo, passando per il brunch e il business lunch: un’idea nata dalla mente di un giovane imprenditore cagliaritano, Nicola Baccoli, e dei suoi soci Silvio Bonomo, Dario Bonomo e Jordy Deidda. Il loro obiettivo è quello di portare a Cagliari le atmosfere vissute nei loro viaggi ed esperienze in giro per il mondo.

Ma il B-Liv non è solo brunch e co-working. Il locale è pensato per far sentire i clienti a casa in qualsiasi momento della giornata. Si parte dalla colazione, quella tradizionale “cornetto e cappuccino”, e quella più “europea” con la formula aperta del brunch: dai french toast alle eggs alla Benedict, passando per pancakes, smashed avocado, yogurth bowl, estratti e centrifugati.

B-Liv Cagliari – Yogurth bowl

B-Liv Cagliari – Eggs alla Benedict

B-Liv Cagliari – Cornetto e cappuccino

Il pranzo, momento centrale della giornata, è caratterizzato dal business lunch: piatti nuovi ogni giorno con due proposte di mare e di terra per primi, secondi e insalate. Un menù con formula aperta, con la possibilità di scegliere uno solo dei piatti o una combinazione a propria discrezione. 

La sera è il regno dei cocktail e degli aperitivi. I drink, preparati e ideati giorno per giorno dagli esperti bartender del B-Liv, vanno ad accompagnare taglieri di mare e di terra. Si può sorseggiare un Mint Julep servito accanto a una degustazione di affumicati o crudi di mare, oppure puntare su un tagliere di ricercati salumi e formaggi del territorio. Una cosa che non manca mai sono i burger: dal classico di manzo a quello vegano passando per i più ricercati e insoliti burger di tartare, sia di mare che di terra. 

B-Liv Cagliari Mint Julep

La musica è l’altra grande passione condivisa dagli ideatori del B-liv. Un piccolo tempio della musica black: hip-hop, ‘R’n’B, be-bop, blues, jazz. Un particolare che si intuisce già dal menù del locale, realizzato con le copertine degli album preferiti dei soci. 

B-Liv Cagliari – Il locale e il menù

«Il B-Liv – racconta Nicola Baccoli – è nato da un’idea condivisa tempo fa con soci e amici. Dopo aver girato tanto nei locali di tutto il mondo ci siamo resi conto di cosa Cagliari avrebbe desiderato. In città aprono locali molto simili tra loro, ogni tanto qualcuno prova a fare qualcosa di diverso, ma sempre cercando di dare un piccolo tocco a qualcosa che è comunque mainstream. Noi abbiamo deciso di creare un locale molto differente e i nostri clienti ci dicono già che la strada è quella giusta».

I sardi parlano bene l’italiano perché sono due lingue completamente diverse. Una frase che è capitato spesso di sentire e che in parte è anche vera. I sardi rispetto ad altri italiani del sud fanno un uso meno ibrido delle due lingue. Nonostante questo esistono alcune parole che usiamo quotidianamente convinti che se le sentissero un romano o un milanese le capirebbero facilmente.

Una di queste parole è la “canadese“, termine usato a Cagliari come sinonimo di tuta da ginnastica. Udite, udite la canadese è un indumento solo ed esclusivamente in Sardegna. Nel resto d’Italia la canadese è la tendina da campeggio. Stesso discorso per la pizza con funghi, prosciutto cotto e würstel denominata anche questa canadese. L’origine dell’utilizzo di questa parola sia per la pizza che per la tuta è entrato nel lessico dei cagliaritani nel dopoguerra. Pare infatti che i primi ad indossare in città la tuta da ginnastica fossero dei militari di un battaglione canadese di stanza in città per qualche anno dopo la fine della guerra. Indovinate un po’ quale fosse la loro pizza preferita? Risposta esatta, funghi, prosciutto cotto e würstel, che da allora si chiamò “canadese”.

Avete invece mai mostrato la vostra casa a un non sardo? Bene, se lo avete fatto vi sarete accorti che al momento di mostrargli il vostro corridoio, se avete usato la parola “andito“, vi avranno guardato con una faccia del tipo «Ma che stai dicendo?». Questa parola in italiano esiste, ma è molto poco conosciuta (c’è chi la usa ancora nel nord Italia) mentre in Sardegna non c’è parola migliore per chiamare il corridoio di casa propria.

«C’ho brutta voglia». Per capire che questa espressione esiste solo in Sardegna bisogna usarla una volta partiti da studenti fuori sede o in Erasmus dopo una notte di bagordi davanti al proprio coinquilino di Pordenone o di Foggia. «Brutta che?», vi risponderanno. Trattasi infatti di un adattamento dal sardo dell’espressione “gana mala”, che significa, come saprete certamente, nausea.

«Già lo faccio». Se userete questa espressione con il vostro capo di Milano lui penserà che avete sbagliato il tempo verbale. L’utilizzo del “già” davanti a un verbo, usato dai sardi come rafforzativo per rassicurare qualcuno che ci chiede di fare qualcosa, in italiano è percepito molto stranamente.

Si sa che noi sardi siamo molto sintetici e riservati. Non è un caso che uno dei nostri modi verbali preferiti sia il gerundio, utilizzato molto spesso impropriamente. «Cosa stai facendo?» «Eh, andando». Per i non sardi non esiste l’utilizzo del gerundio senza il suo verbo ausiliare, che generalmente è stare. «Sto andando», è la risposta corretta.