I fatti risalgono a dicembre, quando Simone Picciau accoltella l’amico fuori da un locale in via Newton a Cagliari, pochi centimetri e lo avrebbe ucciso, ma la polizia fa appello ai gestori: «Chiamateci subito». Gli agenti chiariscono che non intendono fare polemiche, ma probabilmente se i gestori avessero allertato immediatamente le forze dell’ordine, quando la lite tra Simone Picciau e la vittima è cominciata all’interno del locale probabilmente quest’ultima non avrebbe rischiato la vita.

Picciau, classe ’92 pluripregiudicato e l’amico, un 30enne di Cagliari anche lui volto conosciuto alle forze dell’ordine, erano andati insieme a seguire un incontro di boxe e hanno deciso di proseguire la serata al Room, un locale in via Newton a Cagliari. All’interno del locale tra i due scoppia una lite i motivi della quale nemmeno la vittima ha voluto spiegare. I buttafuori hanno sedato la lite e accompagnato fuori Picciau visibilmente agitato per l’eccessivo consumo di alcolici.

L’uomo voleva andare via, ma non poteva prendere l’auto perché probabilmente le chiavi le aveva l’amico. Una volta uscito dal locale quest’ultimo è stato aggredito da Picciau che lo ha colpito con un coltello perforandogli l’intestino. La lama si è fermata a pochi centimetri dall’aorta. La vittima è stata soccorsa da un venditore ambulante che ha chiamato i soccorsi. La Polizia è intervenuta immediatamente sul posto dando il via alle indagini e acquisendo le immagini delle telecamere di sorveglianza.

Il lavoro di ricostruzione delle indagini non è stato semplice, né Picciau né la vittima hanno collaborato, la Polizia dunque ha svolto un minuzioso lavoro di ricostruzione grazie alle immagini di videosorveglianza e le testimonianze dei buttafuori e del personale del locale. Picciau questa mattina è stato portato nel carcere di Uta, l’accusa è tentato omicidio e porto illegale di arma impropria.

Tuttavia dalla Polizia arriva un appello a una maggiore collaborazione, in quanto se è vero che il fatto è avvenuto all’esterno del locale, la lite è cominciata all’interno e un tempestivo interessamento delle forze dell’ordine avrebbe evitato il peggio. La Polizia precisa che la zona, teatro in questi ultimi mesi di diversi fatti di cronaca, anche gravi, è costantemente controllata.

Domenica mattina intorno alle 5 all’uscita da una discoteca in via Newton, un 27enne cagliaritano è stato avvicinato da tre giovani algerini. Uno dei tre, dopo avergli strappato la collana d’oro, si è fatto consegnare il portafoglio. La vittima, avendo notato che i rapinatori stavano vicino a un rivenditore ambulante ha deciso di andare, accompagnato dal padre, a chiedere la restituzione di quanto gli era stato sottratto.

Ma la reazione dei giovani algerini è stata violentissima: con una catena di quelle usate per legare le moto hanno colpito il padre della vittima alla testa lasciandolo privo di sensi, poi si sono avventati sul 27enne colpendolo con una bottiglia al capo. I tre sono poi fuggiti a bordo di un Honda Civic risultata poi rubata. In beve tempo però sulla base solo della testimonianza della vittima, il padre non è stato in grado, visto il trauma, di fornire elementi, e la Squadra Mobile di Cagliari ha individuato i responsabili.

Martedì infatti in piazza del Carmine è stato fermato Ounas Mohamed Zidane, di 20 anni, autore materiale della rapina e dell’aggressione al padre. Ieri invece è stato rintracciato Ahmed Mrakkeb, algerino classe 2001. Il giovane era giunto in Italia clandestinamente, come i complici, clandestinamente ma da minorenne, pertanto era ospite di una comunità a San Nicolò Gerrei. Il terzo uomo, sempre algerino, aveva il viso coperto e non c’è stato il riconoscimento da parte della vittima come per gli altri due.

Tuttavia nel cellulare di uno dei fermati sono state trovate delle foto dei tre scattate a bordo dell’auto rubata: gli inquirenti quindi ritengono di averlo comunque individuato. A bordo dell’auto rubata è stata ritrovata una mazza di legno che non apparteneva alla proprietaria, una signora anziana. I due arrestati sono stati condotti al carcere di Uta, mentre il terzo per il momento è stato denunciato in stato di libertà. Nessuno dei tre potrà per ora essere espulso in quanto è in atto la richiesta di riconoscimento dello status di rifugiato, pertanto, fino a che non verrà ufficialmente rigettata, non saranno espulsi.