Il Milan ringrazia: «Come si gioca liberi alla Sardegna Arena»

Opulenza e umiltà. Quando ho visto entrare Ionita sono andato a farmi un caffè. Non abbiamo riserve che garantiscano, abbiamo infoltito la rosa, ma è come se io mi comprassi 4 macchine di scarso valore, più di una non ne posso guidare.
Ho sentito levarsi lamenti di dispetto contro il Cagliari e quei tifosi che si erano esaltati alle sue imprese. Una specie di accusa di ubris, di tracotanza, di presunzione che non potevamo permetterci. Altri parlano di entusiasmo perso, di motivazioni stanche, per cui basterebbe un discorsetto negli spogliatoi per ricreare lo spirito di gruppo, come succede in certi film americani.
Dopo venti minuti mi ero fatto un’idea, quella che temevo: con l’Udinese ci siamo lasciati sovrastare, con la Juve ci hanno sovrastato, col Milan abbiamo lasciato loro la facoltà di sovrastarci. Come sta diventando abitudine, noi attendiamo, li lasciamo giostrare con tranquillità che non preannuncia il pericolo, e quando capita che loro segnano non abbiamo l’attitudine corale a cambiare registro.
I nostri giocavano in affanno in tutte le parti del campo, loro ringraziavano ”Come si gioca liberi al Sardegna arena”.
Pisacane dobbiamo ringraziarlo per quanto ha fatto sinora, non gli si può chiedere anche l’assenza di cali, visto che non abbiamo alternative. Le due punte non stanno incidendo, più o meno evanescenti. Nandez boh. Non abbiamo riserve che garantiscano, abbiamo infoltito la rosa, ma è come se io mi comprassi 4 macchine di scarso valore, più di una non ne posso guidare. Voglio dire: coi soldi spesi per i vari Birsa e altri uguali, sarebbe stato meglio un giovane su cui puntare.
Quando ho visto entrare Ionita sono andato a farmi un caffè. Mi dispiace anche parlarne sempre male, ma le sue non doti sono verificate. Ogni tanto si fa 5 metri di scatto in avanti, ma sta già pensando a dove fermarsi, non ha movimenti minimi e anche ieri il primo cross facile lo ha spedito al signor Dessì in curva Nord. Cerri diamolo in prestito, è giocatore da grande squadra che gioca per lui. Meglio Ragatzu, o Gagliano della Primavera, per fare dieci minuti ogni tanto.
Se le cose vanno bene non c’è tempo per rimpianti, né opinioni contrarie, ma lo dissi alla prima apparizione, Nandez non era il tipo di giocatore di cui avevamo bisogno. Ieri sembrava avesse lena e voglia, ma non ha mai trovato lo spunto per incunearsi nella difesa avversaria, anche se dava sempre l’idea di potercela fare. Il Milan ha lasciato in panca fior di giocatori, ma ha fatto giocare quelli che non disdegnano la tuta, più attenti a guastare che a costruire. Suso lo ammireremo un’altra volta.
Se faccio tiro alla fune, non posso permettermi di fischiettare, a meno che non vinca lo stesso. Il pressing deve essere furente, ossessivo, non attendistico o prudente. Col gioco a zona devi disturbare l’uomo, se poi si chiama Garrincha e ti fa fare brutte figure fagli in applauso. Stiamo giocando come fece la Fiorentina con noi, senza furore agonistico. Tutto lì. Non torniamo all’antico: Rastelli non applicava il pressing, Cossu lo faceva da solo. Non siamo diventati scarsi, e non è facile pretendere da noi stessi, torniamo al sacrificio dell’umiltà, anche perché il calcio è corale e noi non abbiamo alternative.

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