Racconti cagliaritani, Jenny e Amina Nurchis: le sorelle a cui il diploma costò la reputazione e la vita
Furono le prime donne a Cagliari a conseguire la licenza ginnasiale, aprendo la strada dell’istruzione pubblica superiore a tutte le donne sarde. La città però, anziché riconoscere il loro valore, ne rovinò la reputazione perché avevano frequentato una scuola di soli maschi. L'isolamento portò Jenny al suicidio e subito dopo sua sorella Amina morì per il dispiacere, una bellissima tomba al Cimitero di Bonaria le ricorda
Tutti hanno fatto almeno una volta una passeggiata nel cimitero di Bonaria, galleria a cielo aperto nel cuore di Cagliari. Molte sono le opere firmate da Sartorio, il “Michelangelo dei morti”, ma anche da Ambrogio Celi, che catturano l’attenzione dei visitatori, curiosi di sapere quali storie si celino dietro agli sguardi delle statue. Non tutti sanno che, tra queste opere, una sontuosa cappella è dedicata a due ragazze cagliaritane morte a fine ‘800: le sorelle Nurchis.
Jenny e sua sorella minore Amina, fin da bambine coltivavano una smisurata passione per gli studi classici, la musica e la lettura. Consapevoli di avere le capacità per conseguire il diploma e, successivamente, la laurea, decisero di iscriversi al Ginnasio. La strada che si prospettava per le due sorelle però non era semplice: nell’800 nessuna ragazza sarda frequentava le scuole pubbliche e l’istruzione era riservata solamente agli uomini. Solo nelle famiglie aristocratiche le giovani potevano studiare, ma rigorosamente a casa, con insegnati privati.
Jenny fu la prima a concludere gli studi e quasi immediatamente un giovane la chiese in sposa. Anche Amina, non tanto tempo dopo, concluse i suoi studi con magnifici risultati. Ma la reputazione delle ragazze, tanto orgogliose dei risultati faticosamente raggiunti, venne ben presto rovinata: aver frequentato un istituto di soli ragazzi le portò inevitabilmente ad essere etichettate come poco di buono e, nel caso di Jenny, ad essere ripudiata dal giovane che l’aveva chiesta in sposa. La carriera immaginata dalle due giovani per il loro futuro non prenderà mai avvio: la sorella maggiore, distrutta dal dolore, si suicidò e 10 mesi dopo la seguì anche Amina, morta forse per il dispiacere.
Oggi si può ammirare la loro sepoltura in una delle splendide cappelle di Bonaria, immediatamente riconoscibile dalla targa posta sotto l’angelo di marmo che veglia sulla tomba di Amina Nurchis: “Compagna ed emula dell’amata sorella, meritò licenza ginnasiale. Primo esempio in Sardegna di quanto possano negli studi mente e cuore di donna”. Articolo di Sara Sirigu
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