Nasce a Cagliari la casa di accoglienza per detenuti in permesso. Don Lai: “Opportunità di rinascita”

La struttura che ospiterà i detenuti in permesso e in messa alla prova, è stata inaugurata stamane con la benedizione del vescovo di Cagliari monsignor Arrigo Miglio.
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Con la benedizione del vescovo di Cagliari monsignor Arrigo Miglio, è stata inaugurata questa mattina in via Dante 60, la casa di accoglienza “Leila Orrù – De Martini” per i detenuti in permesso e in messa alla prova, provenienti dalle carceri di Uta e Isili, che non avrebbero altrimenti un posto dove andare e che in questa struttura potranno incontrare i propri familiari.
L’iniziativa, coordinata dalla direzione del carcere di Uta e della casa di reclusione di Isili, è partita dalla Diocesi di Cagliari, attraverso la Caritas. La casa, che sarà operativa entro la metà di dicembre, ha sei posti letto per i detenuti, una camera per i volontari, una cucina, un bagno e una camera da pranzo con televisore. Ci saranno una ventina di volontari che si alterneranno ventiquattro ore su ventiquattro. La struttura è stata realizzata in risposta alle necessità rilevate dalla direzione, dall’area sicurezza e dall’area trattamentale del carcere di Uta, dal UIEPE (Ufficio inter-distrettuale esecuzione penale esterna), dal Tribunale e giudice di sorveglianza. La casa era di proprietà della famiglia Orrù-De Martini che l’ha poi donata alla Caritas.
«Non è la prima iniziativa di questo tipo – ricorda il direttore della Caritas di Cagliari don Marco Lai – C’è già stata una casa di accoglienza in viale Fra Ignazio, non più operativa, e ce ne sono anche ad Alghero, Iglesias, Nuoro e Sassari. Sarà un’opportunità per i detenuti per riallacciare i rapporti con i propri famigliari e ricominciare una nuova vita. Uno spazio comunitario che punta alla rieducazione, alla rinascita e alla preparazione per il reinserimento nella società. Vogliamo costruire ponti e collaborazione».
Dopo la recita del Padre Nostro, monsignor Miglio ha benedetto la casa. «Il Padre Nostro alla fine recita “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”: questo ci insegna a non chiudere gli occhi dinanzi a chi ha contratto debiti, in questo caso con la giustizia, e a far sì che chi ha sbagliato possa riacquistare fiducia e speranza. Non è buonismo, ma lungimiranza», ha detto il vescovo, che il mese prossimo lascerà Cagliari e al suo posto subentrerà monsignor Giuseppe Baturi.
All’inaugurazione hanno preso parte anche il cappellano del carcere di Uta Gabriele Iiriti (il quale collaborerà al progetto), il direttore del carcere di Uta e della casa di reclusione di Ittiri, Marco Porcu e il presidente del Tribunale di Cagliari Mauro Grandesso Silvestri.
Sardegna, dopo l’approvazione della legge sul suicidio assistito: cosa prevede il nuovo testo sul fine vita?

Il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato la legge che disciplina il suicidio medicalmente assistito, introducendo un provvedimento che promette di cambiare in maniera significativa il panorama normativo dell’Isola in materia di fine vita. Che cosa succederà adesso?
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Sardegna, dopo l’approvazione della legge sul suicidio assistito: cosa prevede il nuovo testo sul fine vita?
Il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato la legge che disciplina il suicidio medicalmente assistito, introducendo un provvedimento che promette di cambiare in maniera significativa il panorama normativo dell’Isola in materia di fine vita. Che cosa succederà adesso?
Una scelta destinata a sollevare un ampio dibattito politico e giuridico, dal momento che il Governo ha già impugnato provvedimenti analoghi in altre regioni, come la Toscana, contestando la legittimità di norme che toccano ambiti di competenza nazionale. La legge sarda garantisce l’accesso gratuito all’assistenza sanitaria per chi intende ricorrere al suicidio assistito attraverso la somministrazione di farmaci, stabilendo regole precise sui requisiti e sulle procedure necessarie per poterne beneficiare.
I criteri sono quelli già indicati dalla sentenza 242 del 2019 della Corte costituzionale, che per la prima volta aveva aperto uno spiraglio nella legislazione italiana sul fine vita: possono accedere solo persone pienamente capaci di intendere e di volere, affette da una patologia irreversibile, sottoposte a sofferenze fisiche o psichiche ritenute intollerabili e dipendenti da trattamenti che mantengono artificialmente in vita. Per verificare la sussistenza di questi requisiti la legge istituisce commissioni speciali in ogni azienda sanitaria locale, composte da figure mediche e professionali altamente qualificate, tra cui un medico palliativista, un neurologo, uno psichiatra, un anestesista, un infermiere e uno psicologo, con la possibilità di includere specialisti della patologia specifica del richiedente. Il percorso si avvia con la presentazione della domanda alla propria Asl, che entro cinque giorni deve convocare la commissione competente. La verifica deve concludersi entro trenta giorni, prorogabili una sola volta per un massimo di cinque giorni, e prevede un confronto diretto con il paziente per accertare la persistenza della volontà di accedere al fine vita, oltre alla corretta informazione sulle cure palliative disponibili.
Una volta completata la valutazione, la commissione redige una relazione e acquisisce il parere del comitato etico, quindi l’Asl comunica l’esito della richiesta entro due giorni. Se i requisiti vengono riconosciuti, l’auto somministrazione del farmaco avviene entro sette giorni, con il supporto tecnico e farmacologico del personale sanitario, mentre il paziente conserva in ogni momento la possibilità di revocare la decisione e interrompere la procedura. In caso di rifiuto, invece, sarà possibile presentare una nuova domanda qualora le condizioni cliniche mutino. La legge approvata in Sardegna non solo rappresenta una svolta nell’ambito dei diritti civili, ma apre anche un fronte di confronto istituzionale e culturale di portata nazionale, riportando al centro dell’agenda politica e sociale il tema delicato del rapporto tra autodeterminazione, sofferenza e dignità umana.

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