Storie di calcio: la favola del La Palma, una piccola società che si conquistò un posto al sole
Espressione dell'omonimo quartiere cagliaritano, il La Palma, negli anni Ottanta, passò in quattro stagioni dalla Prima Categoria alla Serie C2. Negli anni Ottanta, per un periodo fu la seconda squadra di Cagliari, a una categoria dai rossoblù più blasonati.
Siete così sicuri che le favole non esistano? Se la vostra risposta è affermativa, forse, è perché non avete mai sentito parlare del La Palma, la squadra che, tre decenni fa, stupì la Sardegna e l’Italia intera scrivendo una delle più belle pagine della storia del football sardo. Correvano (e finivano) gli anni Ottanta e questa piccola compagine di un piccolo quartiere di Cagliari riuscì, in poche stagioni, partendo dalle retrovie del calcio dilettantesco, ad approdare e a rimanere in quello dei grandi, la Serie C2.
A compiere il miracolo, in quel magico biennio compreso tra il 1988 e il 1990, furono due tra i più grandi allenatori isolani di tutti i tempi, Bernardo Mereu e Mario Tiddia, e un gruppo di ottimi giocatori tra i quali il “vecchio” bomber Gigi Piras, Pierpaolo Mura, Beppe Martinez e Alessandro Carta.
«Fu veramente una grandissima e inaspettata impresa- ricorda Gianni Cornacchia, dirigente del La Palma dal lontano 1963, anno della fondazione del club calcistico cagliaritano -. Dalla seconda metà degli anni Ottanta favorimmo l’ingresso in società di nuovi capitali per poter nutrire maggiori ambizioni ma mai ci saremmo aspettati risultati del genere».
D’altronde, fino al 1985, il La Palma vivacchiava in Prima Categoria. Poi, con l’arrivo in panchina di un allora poco più che ventenne Bernardo Mereu, ecco la svolta: grazie a una splendida doppia cavalcata, nella stagione 1987-88, i biancoazzurri approdano in Interregionale, campionato vinto l’anno successivo con conseguente promozione in C2.
Il torneo 1989-90, per il La Palma, è pertanto quello dell’esordio tra i professionisti, un torneo iniziato non benissimo con l’esonero di Mereu ma finito in gloria con una brillante salvezza conquistata ai danni di Cuoiopelli e Rondinella.
«Bernardo pagò l’inesperienza di alcuni giocatori rispetto alla categoria e qualche incomprensione con la società – spiega Cornacchia -. Arrivò così Tiddia, che riuscì a salvare la squadra, costruita con un budget nettamente inferiore a quello di quasi tutti gli avversari».
Evitata la retrocessione, però, la favola del La Palma finì al termine della stagione. A causa di un litigio in seno alla dirigenza, il presidente Virgilio Vargiu rinunciò infatti a iscrivere il club al campionato. L’anno dopo, perciò, i biancoazzurri ripartirono dalla Terza Categoria, fondendosi in seguito, nel 1997, con il Monteurpinu.
«Da allora – racconta Sandro Murtas, presidente della società oggi chiamata La Palma Monteurpinu, militante in Promozione – ci siamo preoccupati soprattutto di coltivare il nostro settore giovanile. Crescere nuovi talenti e farli arrivare in prima squadra: sono questi adesso i nostri obiettivi». Eh sì, la favola è proprio finita. A meno di un nuovo miracolo.
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