Nasce ad Assemini “Il Caffè degli Abbracci”, sostegno e conforto per i malati di Alzheimer
Si tratta del secondo esempio di Alzheimer Caffé in Sardegna dopo il primo esperimento nel 2014.
Oggi si celebra la Giornata Mondiale dell’Alzheimer. In Sardegna sono circa 20 mila le persone affette dalla malattia. Quando a una persona viene diagnosticato questo morbo, per i familiari ma anche per il paziente stesso, è come se crollasse il mondo addosso. Inevitabilmente la vita di entrambi viene stravolta in peggio. Si tende a pensare che a livello cerebrale non ci sia più nulla da fare, e ci si rassegna all’inesorabile progressione della malattia che viene trattata esclusivamente con farmaci. Un approccio sbagliato, ma di cui spesso i parenti del paziente non sono consapevoli per via di scarsa informazione sull’argomento.
Per venire incontro a pazienti e i loro cari, ad Assemini è nato il progetto “Alzheimer Caffè – Il caffè degli abbracci”. Inaugurato sabato 14 settembre in via Sardegna 58 presso la sede del C.E.S.A.P. (Centro Elaborazione Servizi alla Persona) grazie a un protocollo d’intesa tra quest’ultimo e l’associazione Alzheimer Cagliari, è il secondo esempio di questo tipo nell’isola, che segue il modello sviluppato dallo psicogeriatra olandese Bere Miesen negli Anni Novanta.
«L’obiettivo è dare sollievo e conforto a pazienti e i loro familiari, tramite momenti di condivisione, supporto e sensibilizzazione», afferma Maria Stefania Putzu, presidente di Alzheimer Sardegna. Una volta al mese Il Caffè degli abbracci aprirà le sue porte per attività ludico-ricreative pensate proprio per chi soffre di questa patologia. «Si tratta di macro-laboratori durante i quali, spesso davanti a un caffè o a una tisana, i pazienti possono stare insieme, stimolando la loro capacità cognitiva attraverso la creatività, il canto, il disegno, e persino la preparazione di ricette» prosegue Putzu.
Ad esempio, ci spiega la presidente dell’associazione Alzheimer Cagliari, «chiederemo loro di preparare una ricetta a cui sono sempre stati particolarmente legati e, quando capita che sbagliano, gli spiegheremo il modo corretto di preparare tale cibo, senza tuttavia sostituirci al loro operato. Oppure gli chiederemo di disegnare a modo loro ciò che vedono attorno a sé e spesso verranno affiancati dai bambini delle scuole, una vera e propria integrazione generazionale». Il progetto è aperto a pazienti con diversi stadi della malattia: lieve, media e grave e ovviamente per ognuno, a seconda del caso, sarà riservato un approccio personalizzato da parte dei volontari, degli educatori e dei psicologi, tranne quando si faranno incontri di gruppo insieme ai propri cari. Il giorno dell’inaugurazione erano presenti sette pazienti. »Si sono perfettamente integrati e hanno partecipato entusiasticamente alle attività» sottolinea Putzu. «Uno di loro aveva uno stadio avanzato della malattia, non parlava. I suoi occhi si sono illuminati e da questo abbiamo capito che anche lui era contento di partecipare». Per maggiori informazioni sul progetto, consultare la pagina Facebook “Alzheimer Caffè – Il caffè degli abbracci”
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