Sono 400 i monumenti da fotografare in Sardegna, per il concorso fotografico di Wikipedia
Sono 400 i monumenti da fotografare in Sardegna, per il concorso fotografico di Wikipedia
Sono 400 i monumenti da fotografare in Sardegna, per il concorso fotografico di Wikipedia
È il concorso fotografico più grande del mondo, è aperto a tutti e gratuito. Organizzato da Wikipedia, indica per ogni nazione partecipante i monumenti da fotografare, in Sardegna sono 400.
Tutto è cominciato nei Paesi Bassi nel 2010, visto l’incredibile numero di adesioni, furono inviate quasi 13mila foto, negli anni successivi si aggiunsero altre nazioni. L’Italia partecipa dal 2012. Attualmente è il concorso fotografico più grande del mondo, si chiama Wiki Loves Monuments, e stabilisce quali sono i monumenti da fotografare per ogni regione.
In Sardegna sono stati individuati 400 monumenti divisi in cinque zone: Città metropolitana di Cagliari, Provincia del Sud Sardegna, Provincia di Nuoro, Provincia di Oristano e Provincia di Sassari.
A questo concorso possono partecipare tutti, professionisti e semplici appassionati. C’è tempo fino al 30 settembre per caricare le foto su Wikimedia Commons, ma gli scatti non devono essere necessariamente stati fatti a settembre. L’obiettivo del concorso è quello di invitare tutti i cittadini a documentare la propria eredità culturale, imparando a condividere le loro fotografie grazie all’uso di licenze libere, nel pieno rispetto del diritto d’autore e della legislazione italiana e aumentare la consapevolezza della necessità di tutela dei monumenti, preservandone la memoria. E sicuramente i sardi possono contare su una vasta scelta di monumenti, in questo link si trova l’elenco completo dei monumenti da fotografare quest’anno.
I posti più belli della Sardegna, Sant’Antioco: spiagge, archeologia e natura nel profondo Sulcis
La città nel giro di qualche secolo divenne una delle più importanti della Sardegna, tanto da arrivare ad avere, durante la dominazione romana, più di 11mila abitanti, con una numerosa comunità ebraica. Un luogo di cultura e di incontro, dove si mescolavano etnie e parlate.
Sant’Antioco ti conquista grazie alle sue peculiarità, tre in particolare: è una delle città più antiche del mondo occidentale, fu una delle prime metropoli sino all’età Imperiale Romana, in parte è costruita su una gigantesca necropoli cartaginese.
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Attorno a queste tre prerogative ruotano la storia, il turismo, le attività e la vita della cittadina più importante dell’Isola. Sì, perché Sant’Antioco è un’isola, la quarta per estensione d’Italia; solo un piccolo istmo la unisce infatti alla terraferma (non lontano dalla strada che la collega alla terraferma si può ammirare anche il vecchio ponte romano). L’antica Sulky (che poi diede il nome alla sub regione, il Sulcis) fu fondata dai Fenici nell’VIII secolo a.C.
La città nel giro di qualche secolo divenne una delle più importanti della Sardegna, tanto da arrivare ad avere, durante la dominazione romana, più di 11mila abitanti, con una numerosa comunità ebraica. Un luogo di cultura e di incontro, dove si mescolavano etnie e parlate. Con la fine dell’impero Romano e l’inizio delle scorrerie dei Saraceni, Sant’Antioco ha perso tanta della sua importanza ma ha mantenuto intatto il suo fascino. Di quei periodi storici restano la grande necropoli punica (molte case del centro sono edificate su tombe a camera scavate nella roccia), il tophet (il luogo dei sacrifici dei Cartaginesi), il grande fortino sabaudo, le catacombe (realizzate su precedenti tombe puniche) dove trovarono riparo il martire mauritano Sant’Antioco e sua madre, che scappavano dai Romani. Qui fu edificata la basilica intitolata allo stesso santo, una delle chiese più antiche della Sardegna, rimaneggiata in parte nei secoli. Un mix di stili, dovuto alle tante dominazioni che ha preservato comunque tradizioni e storia. Cambiano le epoche, restano i monumenti e l’utilizzo degli stessi: una parte dell’antica necropoli infatti venne riutilizzata dai poveri del luogo, is Gruttaius, “i grottai”, persone che vivevano di espedienti e a più riprese, dalla fine dell’Ottocento, durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, e sino agli anni Sessanta vivevano nelle camere sepolcrali (il “villaggio ipogeo”), trasformate in abitazioni, come è accaduto, ad esempio, con i Sassi di Matera. Oggi Sant’Antioco mantiene intatte tutte le vestigia del passato, unite alle bellezze del mare. Qui vivono gli ultimi maestri del bisso, la seta ricavata dai filamenti prodotti da un raro bivalve marino, la pinna nobilis. Abitata prevalentemente da pescatori, la cittadina è pittoresca e gradevole. E non solo d’estate.
Come arrivare
Da Cagliari sono circa 90 km (1 h e 10”). Sulla Statale 130 sino a Iglesias, proseguire verso Carbonia, quindi continuare sino a Sant’Antioco.
Dove dormire
Nel centro del paese: Hotel Del Corso, Corso Vittorio Emanuele, 32, 09017, Sant’Antioco. Telefono:0781 800265. Eleganza, Wi-Fi free e tv. Colazione, servizio in camera, parcheggio gratuito e aria condizionata.
Dove mangiare
In paese: ristorante Zefiro, via Giosuè Carducci, 15, Sant’Antioco. Telefono: 0781 828014. Pietanze di pesce nella sala con camino e sedie impagliate o nella veranda vista mare di un locale semplice che offre ottimi prodotti.
Cosa comprare
Il paese è rinomato per la tessitura del bisso, diversi maestri vendono tessuti e ricami prodotti con la “seta di mare”. prodotti gastronomici: tonno in scatola delle vicine tonnare, bottarga, vino Carignano della cantina sociale di Calasetta.
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